Bandiera Nera di Goletta Verde per il dragaggio a La Spezia (VIDEO)

All’Autorità Portuale il vessillo dei pirati del mare. Con Goletta Verde le barche dei mitilicoltori

[10 Agosto 2015]

Oggi Goletta Verde ha simbolicamente consegnato la bandiera nera – il poco ambito vessillo che va a chi si è distinto in azioni contro il mare e le coste –all’Autorità Portuale di La Spezia «per la poca trasparenza con la quale si stanno gestendo le operazioni di bonifica e dragaggio del Molo che più di una preoccupazione ha sollevato». La bandiera nera è stata esposta dell’imbarcazione ambientalista durante una manifestazione nel Golfo alla quale hanno partecipato molti operatori del settore ittico, preoccupati per le morie di mitili degli ultimi mesi, durante le quali sarebbe andato perso oltre il 40% dei molluschi con un danno che gli allevatori valutano di circa 2,5 milioni di euro.

Legambiente sottolinea: «Ci sono più che legittimi dubbi sulle operazioni di dragaggio nel porto spezzino. Per questo Legambiente chiede al presidente dell’Autorità Portuale della Spezia Lorenzo Forcieri una operazione di trasparenza, mettendo a disposizione tutti i documenti relativi al piano di monitoraggio, capitolato speciale di appalto e alle motivazioni tecniche per le quali sono stati  esclusi più efficienti tecniche di bonifica dell’area, in un confronto pubblico, con contraddittorio».

Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria, evidenzia: «“Che ci sia un legame tra il dragaggio in atto da tempo nel golfo di Spezia e la dispersione di fango in mare è ormai un dato accertato E’ necessario approfondire e indagare per comprendere con esattezza quanto il dragaggio ha contribuito ad aumentare la fangosità del golfo e quali danni ambientali ha fatto alle attività di mitilicoltura e itticoltura presenti. Per non parlare dei riflessi sulla balneazione. Su questi aspetti le notizie continuano ad essere contraddittorie e i report ufficiali delle autorità preposte non chiariscono lo stato effettivo della situazione. Sulle nostre contestazioni resta un fatto indiscutibile: l’Autorità Portuale ha fornito solo parzialmente documenti che mettessero a confronto tutte le prescrizioni, anche con precisi e puntuali atti ispettivi e di controllo. Ad oggi e al di la di qualche intervento parziale della Capitaneria di Porto ancora non siamo in grado di avere notizie certe da parte della Autorità Portuale che è la stazione appaltante. Il presidente Lorenzo Forcieri non può trascurare la richiesta di trasparenza che lanciamo pubblicamente».

Da un esposto del Cigno Verde ligure presentato in procura nei giorni scorsi viene fuori che «La stessa Arpal, anche se non ha esplicitamente accusato il dragaggio ha nella sua relazione dello scorso febbraio affermato nella parte finale in modo totalmente contraddittorio: “si ritiene opportuno rivedere le modalità di bonifica dragaggio in quanto quelle utilizzate non forniscono sufficienti garanzie ambientali stante la compresenza di siti sensibili nell’area portuale”».

Un problema che peer gli ambientalisti è aggravato dal sito del dragaggio del molo Garibaldi «che pur non essendo tra i più inquinati in assoluto secondo la caratterizzazione del golfo svolta nel Progetto Preliminare dell’ICRAM comunque vede la presenza di livelli di inquinamento significativi. A pagina 49 del Progetto Icram si legge che anche nella zona del molo Garibaldi ci sono livelli significativi di inquinanti quali: Arsenico, Cadmio, Piombo, Idrocarburi Policiclici Aromatici e Idrocarburi Pesanti».

Nell’esposto presentato da Legambiente si mette in rilievo come «sia per la parte a terra che per la parte a mare la caratterizzazione non è stata completata soprattutto per le aree militari ma non solo; la bonifica ha riguardato solo parti del sito e neppure quelle più inquinate; non vengono rispettati i piani di bonifica stabiliti dagli atti approvati dalle conferenze dei servizi a cominciare dal Progetto Preliminare per la parte a mare redatto da ICRAM; non è ancora chiaro del tutto quanti e quali materiali e rifiuti pericolosi siano interrati sia nella parte a mare ma soprattutto nella parte a terra del sito di Pitelli. Permane quindi un potenziale rischio sanitario e ambientale accelerato proprio dalla vicenda dei dragaggi».

Paolo Varrella, presidente del circolo Nuova Ecologia di Legambiente della Spezia, conclude: «Sarebbe interessante capire se nella analisi effettuate sui fanghi di dragaggio siano stati rilevati tali inquinanti perché allora sarebbe chiarissimo il legame tra dragaggi e impatto ambientale sul golfo e la questione quindi non sarebbe più limitata alla problematica, pur importante, della torbidità delle acque. Torbidità che sempre secondo l’Arpal avrebbe raggiunto livelli mai visti nei precedenti dragaggi. Tutto quanto sopra assume una ulteriore gravità considerato che i dragaggi non finiranno con quelli del molo Garibaldi, ma si prevedono anche al Molo Fornelli. Insomma la situazione è in evoluzione e non certo in senso di sicurezza ambientale ma anche di sicurezza imprenditoriale per chi in mare lavora e davanti al mare vive».

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