«Cessato lo stato di emergenza ambientale» per il peschereccio affondato a Montecristo

Sono terminate le operazioni di svuotamento dei liquidi pericolosi presenti a bordo, e ora è in fase di elaborazione un piano per rimuovere il relitto dal fondale. Resta da capire cosa ci faceva un peschereccio in un mare superprotetto

[28 Giugno 2019]

Alle 3:50 della notte del 12 giugno scorso il peschereccio “Bora Bora” si era incagliato sulla costa est dell’isola di Montecristo, all’interno della zona marina 1 di protezione integrale del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, per poi affondare con gravi rischi per l’ecosistema: a bordo c’erano circa 6.000 litri di carburante. Adesso però le operazioni di svuotamento dei liquidi pericolosi presenti a bordo sono state ultimate, e «di fatto hanno consentito di ritenere cessato lo stato di emergenza ambientale», dichiarano dalla Guardia costiera.

«La Direzione marittima di Livorno in costante contatto con il Parco nazionale dell’Arcipelago toscano – dettagliano dalla Guardia costiera – ha seguito e coordinato sin da subito le operazioni di recupero del “Bora Bora”, incagliatosi sull’isola di Montecristo alle prime ore del 12 giugno scorso. Attraverso l’utilizzo di mezzi della società Castalia, autorizzati dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, sono stati recuperati nella giornata di ieri il gasolio e gli olii conservati a bordo dell’unità affondata a pochi metri dalla costa».

Adesso il passo successivo sarà quello di mettersi al lavoro per rimuovere il relitto dal fondale. Secondo quando comunicato dalla Guardia costiera è infatti «in fase di rielaborazione anche un nuovo piano, per la rimozione integrale dell’unità ormai adagiata nelle acque prospicienti l’isola di Montecristo».

Resta però da capire che cosa ci facesse «un peschereccio in un posto dove non avrebbe potuto stare, e perché non abbia risposto agli avvertimenti della Capitaneria di Porto – come già evidenziato da Legambiente Arcipelago toscano – Episodi come questi, ma anche le ripetute violazioni e la pesca nell’area protetta di Pianosa e l’ancoraggio abusivo a Giannutri dimostrano quanto sia urgente istituire nell’Arcipelago Toscano una vera Area marina protetta (prevista addirittura dal 1982!) e di quanto sia necessario rafforzare la vigilanza durante tutto l’anno nelle isole dell’Arcipelago toscano disabitate o che si spopolano appena conclusa la stagione estiva. È arrivato il momento che il ministro dell’Ambiente onori gli impegni presi a livello internazionale e le leggi italiane, e riavvii l’iter per istituire finalmente l’Area marina protetta dell’Arcipelago toscano».