Covid-19: chiara riduzione delle emissioni di CO2 nelle aree urbane

Emissioni di anidride carbonica ridotte fino al 75% nelle città caratterizzate da alta densità di attività commerciali e traffico intenso

[15 Maggio 2020]

Le restrizioni relative al Covid-19 hanno costretto molti a rimanere a casa e questo ha fortemente ridotto il traffico stradale e le attività economiche, in particolare nelle città e nelle aree urbane ad alta densità abitativa, riducendo di conseguenza le emissioni antropiche di CO2. Anche se questa riduzione temporanea  – che avrà scarso o nessun effetto su quel che l’umanità dovrebbe fare per rimanere entro gli 1,5° C di riscaldamento globale  – non è abbastanza forte da essere visibile a livello globale nell’atmosfera, è invece osservabile su scala locale ed è quello che ha fatto lo studio “Clear evidence of reduction in urban CO2 emissions as a result of COVID-19 lockdown across Europe” avviato e promosso dall’ICOS Ecosystem Thematic Centre (ETC), coordinato dalla Fondazione CMCC e dall’Università della Tuscia e che è attualmente in fase di preparazione per essere sottoposto ad una revisione da parte di esperti indipendenti.

ICOS ETC si occupa della raccolta, del controllo di qualità e dell’elaborazione dei dati nel contesto dell’ICOS Ecosystem Network, costituito da oltre 80 stazioni in Europa e lo studio che è venuto fuori dalla raccolta di questi dati «dimostra come il lockdown abbia finora ridotto le emissioni di anidride carbonica in tutte le città analizzate».

Le città europee oggetto dello studio sono Basilea, Berlino, Firenze, Pesaro, Helsinki, Heraklion e Londra e in tutte «si è rilevata una chiara connessione temporale tra le restrizioni e la riduzione delle emissioni, la cui entità varia in base alle caratteristiche delle aree campionate e alla rigidità delle restrizioni messe in atto».

Per le osservazioni locali, gli scienziati usano in tutto il mondo la tecnica eddy covariance, in cui lo scambio di anidride carbonica tra l’atmosfera e un particolare ecosistema viene misurato da apparecchiature installate in torri che sovrastano l’area interessata e la sua vegetazione. Ciò consente di vedere i cambiamenti nelle emissioni quasi in tempo reale.

Dario Papale, direttore dell’ICOS Ecosystem Thematic Centre e responsabile scientifico per le attività ICOS alla Fondazione CMCC Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, dove lavora nell’ambito della divisione dedicata allo studio degli impatti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura, sulle foreste e sui servizi ecosistemici, sottolinea che «Le riduzioni vanno dall’8% di Berlino, in Germania – un’area urbana ricca di vegetazione – al 75% nel centro della città di Heraklion in Grecia».

IL team di ricercatori rvidenzia che «La torre di Heraklion ha registrato la più grande riduzione, trovandosi in una zona caratterizzata da fitte attività commerciali e intenso traffico stradale, entrambi completamente fermi durante il blocco. A Pesaro, uno stop quasi completo del traffico ha ridotto le emissioni di CO2 fino a un terzo. In altre città, come Firenze, Basilea e Helsinki, la riduzione delle emissioni derivata da una riduzione del traffico e delle attività economiche è stata in parte controbilanciata dall’aumento del riscaldamento domestico e del metabolismo umano. Nella zona Basilea-B, tuttavia, il traffico è doppio rispetto alla diversa zona della stessa città Basilea-K, e per questo motivo la riduzione rilevata è maggiore. Il traffico e il settore commerciale sono causa della gran parte delle emissioni anche nel caso di Londra, ma questa differisce da Helsinki e Firenze per il suo contributo residenziale: normalmente, la popolazione del centro di Londra può aumentare di 10 volte nei giorni feriali a causa dell’afflusso di pendolari, che è stato fortemente ridotto con il blocco. A Berlino, la moderata riduzione del traffico è stata controbilanciata dalle emissioni domestiche e dalla presenza di vegetazione, portando a una minore riduzione delle emissioni».

Papale fa notare che «In alcuni casi (Firenze, Londra e Heraklion) le emissioni hanno iniziato a diminuire anche qualche tempo prima dell’attuazione del blocco ufficiale, quando le persone hanno risposto alle raccomandazioni di ridurre il più possibile i viaggi e lavorare da casa. Questo è un ottimo esempio di collaborazione tra scienziati di diversi paesi, supportato dalle autorità locali che ci consentono di raccogliere queste misurazioni, molto importanti per monitorare l’andamento delle emissioni nelle prossime settimane e mesi, quando le auto private saranno probabilmente preferite ai trasporti pubblici per evitare gli affollamenti. Ciò potrebbe causare una rapida crescita delle emissioni che potrebbe persino superare quelle del periodo di pre-blocco».
Gli scienziati puntano a svolgere ulteriori studi basati sui dati generati da queste torri cittadine e concludono: «Questa prima analisi, mentre apre la strada a studi più approfonditi, dimostra l’importanza di installare torri di osservazione anche nelle aree urbane. Le città saranno infatti sempre più rilevanti in futuro: già oggi, ospitano circa il 55% della popolazione mondiale e, secondo le Nazioni Unite, la percentuale crescerà considerevolmente nei prossimi decenni».