Dopo il disastro di Tianjin, la Cina vuole spostare 1.000 fabbriche chimiche

Fino ad ora amministratori locali e imprenditori non hanno rispettato i regolamenti del governo

[31 Agosto 2015]

Il bilancio delle devastanti esplosioni avvenute il 212 agosto nel porto di Tianjin è arrivato a 150 morti e 23 dispersi e 367 persone sono ancora all’ospedale, 20 delle quali in condizioni gravi.

Nonostante nell’area devastata dall’esplosione ci fossero stoccate grandi quantità di prodotti chimici tossici, comprese 700 tonnellate di cianuro di sodio, il governo cinse assicura che il 29 agosto non è stato rilevato nell’aria nessun sforamento dei livelli di inquinanti all’interno della zona di esclusione, anche se  «Alti livelli di cianuro, che arrivano fino a 23 volte il limite ufficialmente considerato come sicuro, sono stati rilevati nei campioni d’acqua prelevati all’interno della zona di esclusione». Una contraddizione che  non ha impedito che oggi iniziassero le lezioni del nuovo semestre nelle 300 scuole primarie della Nuova Zona di Binhai, dove sorge il porto, anche nelle 16 scuole materne ed elementari danneggiate dall’esplosione.

Ma il disastro e la strage di Tianjin qualcosa hanno smosso se, come scrive oggi l’agenzia ufficiale Xinhua,  le autorità locali cinesi hanno esposto i loro progetti di rilocalizzare o rivedere circa 1.000 impianti chimici in seguito alla massiccia esplosione in un impianto di  Tianjin».

Secondo il ministro dell’industria  Miao Wei, il governi locali hanno preso coscienza dei problemi ed iniziato a mettere in opera dei lavori di ricollocazione e di modernizzazione delle fabbriche chimiche. L’anno scorso abbiamo cominciato a lavorare con l’amministrazione pubblica responsabile della sicurezza sul lavoro per le gestioni per la ricollocazione  e la modifica delle fabbriche esistenti nelle zone urbane fortemente popolate. A dire il vero, le nostre raccomandazioni non sono state veramente seguite a livello locale».

Secondo il regolamento approvato a dal governo cinese, un impianto come quello esploso a Tianjin non doveva essere localizzato a meno di un Km da luoghi pubblici, da reti di trasporti o da zone residenziali.

Il nuovo progetto dell’Amministrazione di Stato sulla sicurezza sul lavoro, prevede lo spostamento e l’ammodernamento di circa 1.000 fabbriche chimiche, il che costerà alla Cina circa 55,3 miliardi di euro e  secondo Miao «Sono i governi locali e le imprese coinvolte che dovranno farsi carico di una parte del costo, mentre il governo centrale fornirà il suo sostegno».