Goletta Verde: in Abruzzo 5 punti inquinati su 8 monitorati

Cariche batteriche oltre i limiti alle foci di fossi e fiumi

[31 Luglio 2017]

Legambiente: «Nella regione verde d’Europa la sfida della depurazione va vinta»

Il bilancio del monitoraggio svolto il  25 e 26 luglio lungo le coste abruzzesi dall’equipe tecnica di Goletta Verde non è lusinghiero: «Sugli otto campionamenti eseguiti lungo le coste abruzzesi, in corrispondenza delle foci di fossi e fiumi, e sulle spiagge, cinque sono fuori dai limiti di legge, risultando “fortemente inquinati”». 

I tecnici di Goletta Verde spiegano che «Oltre al tradizionale prelievo nei pressi della foce del fiume Vibrata, in località di Villa Rosa di Martinsicuro ad Alba Adriatica, che ha confermato una situazione invariata rispetto agli anni scorsi a causa della presenza di scarichi non depurati o illegali, risultando “fortemente inquinato”,

Sono stati campionati tre punti in provincia di Chieti e sono risultati “fortemente inquinati” la foce del canale in località La Foce a Rocca San Giovanni, e Foce Fiume Feltrino, in località Marina di San Vito nel Comune di San Vito Chietino; entro i limiti, invece, la spiaggia fronte fosso del Diavolo, in località Dragone, nel Comune di Torino di Sangro. In provincia di Pescara, su tre punti campionati, due sono risultati “fortemente inquinati”: la foce fosso Vallelunga a Pescara e quello in corrispondenza della Spiaggia presso Traversa IV a 100 metri a Sud del fiume Saline a Montesilvano; “entro i limiti”, invece, il giudizio emerso dai prelievi effettuati sulla spiaggia in corrispondenza di Piazza I Maggio a Pescara. In provincia di Teramo, due i punti campionati: la foce del Fiume Cerrano a Silvi Marina, risultato “fortemente inquinato”, e la spiaggia di fronte Via Thaon, sul Lungomare Zara a Giulianova, “entro i limiti”.

La portavoce di Goletta Verde, Katiuscia Eroe, ricrda che «Il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari. urtroppo il problema della cattiva depurazione affligge purtroppo tantissime zone dell’Italia, visto che nel nostro Paese circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l’Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi. Ritardi che si ripercuoto anche sulle tasche dei cittadini, visto che le inadempienze dell’Italia nell’attuazione della direttiva comunitaria hanno portato a procedure di infrazione, in alcuni casi seguite da condanne che si tramutano in multe salatissime. L’Italia, infatti, è soggetta a tre procedure di infrazione emanate dalla Commissione Europea nel 2004, nel 2009 e nel 2014; le prime due delle quali sono già sfociate in condanna. Per la procedura di infrazione 2004/2034 la sanzione prevista è di 62,7 milioni di euro, una tantum a cui si aggiungono 347 mila euro per ogni giorno (61 milioni di euro a semestre) sino a che non saranno sanate le irregolarità. Le criticità rispetto al sistema depurativo regionale si ritrovano anche nel quadro delineato dall’ultima procedura d’infrazione aperta dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia che comprende anche 26 agglomerati urbani abruzzesi (che si aggiungono ai due già condannati in passato)».

Cifre che fanno dire al presidente di Legambiente Abruzzo Giuseppe Di Marco: «E’ tempo di vincere la sfida della depurazione  Regione e comuni devono lavorare in sinergia per accelerare e chiudere i lavori sui nuovi depuratori e mettere a frutto le risorse stanziate. Inoltre, va avviato su tutto il territorio regionale un’azione di tutela e riqualificazione dei corsi d’acqua, coinvolgendo, fin dalle prime fasi, i diversi attori pubblici e privati con l’obiettivo di ridurre i prelievi e i carichi inquinanti. Va potenziata la costruzione dei Contratti di Fiume su bacini sempre più ampi e rappresentativi e con una maggiore forza e coinvolgimento dell’intero territorio regionale. Non da ultimo, l’approvazione della nuova legge sui fiumi, con contenuti che uniscano tutela e valorizzazione di questo bene comune».

Anche dall’Abruzzo viene la conferma che, anche se obbligatoria per legge da tre anni per i comuni costieri, la cartellonistica in spiaggia che dovrebbe informare i bagnanti è quasi inesistente. Il Cigno verde ricorda che si tratta di che dovrebbero  «informare i cittadini sulla qualità del mare (in base alla media dei prelievi degli ultimi 4 anni), i dati delle ultime analisi e le eventuali criticità della spiaggia stessa». Invece alla Foce del fiume Feltrino e a quelle del fosso Vallelunga e del fiume Cerrano  e nelle 4 spiagge monitorate – Fronte Fosso del Diavolo, la spiaggia in corrispondenza di Piazza I Maggio, quella presso Traversa IV e quella di fronte a via Thaon – solo alla foce del Fiume Feltrino, e sulla spiaggia in corrispondenza di piazza I Maggio, era presente il divieto di balneazione. «Si tratta di un problema che non va minimamente sottovalutato – dicono a Legambiente Molise – perché mette a rischio la stessa salute dei bagnanti. In molti punti giudicati critici dai tecnici di Goletta Verde, infatti, viene spesso registrata la presenza di bagnanti nel punto preso in esame o nelle immediate prossimità dello stesso».