L'Onu deve risarcire Rom, Ashkali e Balcano-egiziani confinati nei campi tossici del Kosovo

Kosovo: le minoranze etniche avvelenate dal piombo durante e dopo la guerra

Una tragedia nascosta e dimenticata che riguarda anche l'Italia e la Nato

[14 Marzo 2019]

Baskut Tuncak, relatore speciale sui diritti umani e le tossine, ha chiesto all’Human Rights Council in corso a Ginevra che l’Onu renda giustizia e risarcisca gli sfollati che hanno subito avvelenamento da piombo quando sono stati confinati un territori adibiti a discariche i Kosovo. La richiesta fa seguito a un rapporto della commissione dell’Onu sulle presunte violazioni dei diritti umani commesse dall’ the United Nations mission in Kosovo (Unimik).

E’ un’altra delle vicende in cui il nostro Paese dalla memoria flebile è stato coinvolto durante le guerre post-yugoslave che in Italia sono praticamente ignorate

Tra i casi esaminati dall’ Human Rights Advisory Panel c’è stata una denuncia presentata da 138 persone delle comunità roma, ashkali e balcano-egiziane che hanno subito un avvelenamento da piombo e altre gravi conseguenze per la salute dopo il loro trasferimento nei campi profughi nel Kosovo settentrionale , tra il 1999 e il 2013.

Tenendo conto delle conclusioni del Panel, nel maggio 2017 l’ufficio del segretario generale dell’Onu, António Guterres, aveva annunciato l’istituzione di un fondo fiduciario per attuare progetti di assistenza su base comunitaria. Guterres aveva dichiarato di ritenere che «sia nostro dovere comune sostenere le comunità roma, ashkali e balcano-egiziane in Kosovo e assicurare che ricevano l’assistenza di cui hanno bisogno. A tale riguardo, l’Organizzazione farà tutto il possibile, in consultazione con gli Stati membri, per mobilitare le risorse necessarie a sostegno del Fondo fiduciario».

Ma Tuncak, ha denunciato che «Ad oggi, quel Fondo non ha ricevuto nessun contributo dagli Stati membri«, aggiungendo: «Riteniamo che l’avvelenamento da piombo abbia contribuito alla morte di diversi bambini e adulti. Sono profondamente deluso dall’inerzia che circonda questo caso. La soluzione offerta dall’Onu è un fondo fiduciario non operativo e fondamentalmente inefficace che non darà  giustizia, né fornirà gli elementi necessari per un rimedio efficace per le  vittime».

Il relatore speciale dell’Onu ha denunciato una tragedia colpevolmente nascosta e dimenticata dalle forze che si sono fatte levatrici e garanti della secessione e dell’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, con la creazione di uno mafia-staterello etnico che ha discriminato la minoranza etnica e, ancora di più, le etnie già ai margini come roma, ashkali e balcano-egiziani.

Secondo Tuncak, «Circa 600 persone hanno vissuto nei campi»  dove erano state confinate durante il conflitto tra l’allora Repubblica Federale di Jugoslavia (che comprendeva ancora Serbia e Montenegro) e i ribelli albanesi del Kosovo sostenuti dall’aviazione militare della Nato (Italia compresa). In qui campi che in realtà erano deserti avvelenati da sostanze tossiche le minoranze etniche hanno dovuto vivere dal 1999 al 2013 e circa la metà degli sfollati erano bambini al di sotto dei 14.

Che nei campi profughi – che somigliavano più a campi di confino – ci fossero casi di avvelenamento da piombo lo si sapeva  già nel 1999 e Tuncak ha dichiarato che «Nel 2000 sono state adottate misure di protezione per prevenire l’esposizione al piombo per il personale della missione di pace. Tale iniziativa non è stata presa per i residenti fino al 2006».

La comunità mondiale ha voltato gli occhi di fronte alle terribili condizioni nelle quali erano state costrette centinaia di persone sotto gli occhi dei caschi blu dell’Onu e ora Tuncak ammonisce che, «Dopo aver riflettuto sulle vittime e le loro famiglie e aver valutato i fatti di questo tragico caso, le circostanze richiedono un risarcimento individuale e le scuse pubbliche da parte delle Nazioni Unite, oltre a progetti basati sulle comunità. E’ in discussione l’integrità dell’Onu. Dovrebbe riformare il suo approccio e mobilitare le risorse necessarie per attuare pienamente e senza ulteriori ritardi le raccomandazioni del suo  Human Rights Advisory Panel».

Oltre a raccomandare che vengano t risarcite le 138 persone che hanno presentato denuncia, l’Human Rights Advisory Panel ha chiesto all’Onu (e alla Nato e al governo del Kosovo) di presentare scuse pubbliche per non aver rispettato gli standard sui diritti umani.

Tuncak ha concluso: «Decenni fa, l’Unmik non ha adempiuto al suo mandato per promuovere e proteggere i diritti di questi bambini e delle loro famiglie. Nulla sostituirà ciò che queste vittime hanno perso, ma ora le Nazioni Unite hanno l’opportunità di fare qualcosa per espiare gli errori del passato».