Mal’Aria in Toscana: la qualità dell’aria secondo Legambiente e Arpat (VIDEO)

Migliora complessivamente il trend nelle città toscane ma criticità diffuse per l’ozono. PM10: la Piana Lucchese ancora maglia nera

[29 Gennaio 2020]

Oggi il presidente regionale di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza e il responsabile del settore inquinamento atmosferico dell’associazione, Michele Urbano  hanno presentato a Firenze il dossier  “Mal’aria di Città 2020 in Toscana” e all’iniziativa ha partecipato Marcello Mossa Verre il direttore generale di Arpat che sempre oggi l’agenzia regionale ha pubblicato sul suo sito internet un «primo esame dei dati ottenuti con la Rete Regionale di Monitoraggio della Qualità dell’Aria della Regione Toscana, relativi all’anno 2019, i parametri critici rispetto ai limiti della normativa vigente sono stati: il PM10 per una stazione della Piana lucchese; il biossido di azoto per una stazione di traffico dell’Agglomerato fiorentino; l’ozono per la maggior parte della regione».

Ferruzza e Urbano hanno detto che dall’a analisi portata avanti come Legambiente emerge un bilancio di luci e ombre per la Toscana: «Il trend generale è in costante miglioramento e tuttavia permangono situazioni critiche estese nelle aree più assolate per l’inquinante Ozono (a Lucca, a Settignano, in Maremma); come permane una criticità storica per il PM10 nella stazione di Capannori e un’altra conclamata in Viale Gramsci a Firenze per quanto attiene invece l’NO2».

Il Cigno Verde Toscano è preoccupato per l’ozono troposferico, «un inquinante tipicamente estivo il cui limite previsto dalla legge è di 25 giorni all’anno con una concentrazione superiore a 120 microgrammi/metro cubo (calcolato sulla media mobile delle 8 ore), nel 2019 sono state ben 5 le aree che hanno superato il limite dei 25 giorni: Lucca con 44 giorni di sforamento, Grosseto Maremma 37, Firenze Settignano 30, Montecerboli (PI) con 31 e Montale 29». Inoltre «I valori di concentrazione di ozono in Toscana si sono mantenuti elevati e critici per tutto il decennio. L’andamento degli indicatori calcolati sui dati di ozono non mostra cioè un trend preciso ma indica un costante superamento del valore obiettivo in gran parte della regione».

Arpat conferma che «Confrontando le medie annuali di NO2 degli ultimi tre anni, si nota che per molte delle stazioni i valori medi si sono mantenuti praticamente costanti, in particolare negli ultimi due anni, mentre per altre c’è stata una leggerissima diminuzione. Nel 2019 il limite di 18 superamenti della media oraria di 200 µg/m3 è stato rispettato in tutte le stazioni di Rete Regionale. La concentrazione media regionale registrata nel 2019 è pari a 20,7 µg/m3, leggermente inferiore rispetto alla media del 2018 (21,7 µg/m3), con media registrata presso le stazioni di traffico pari a 33 µg/m3, e media delle stazioni di fondo pari a 16 µg/m3. La criticità del rispetto per il valore obiettivo per la protezione della popolazione (numero massimo di superamenti/anno del valore di 120 µg/m3 riferito alla media mobile di 8 ore, espresso come media negli ultimi tre anni pari a 25) si è purtroppo confermata anche per il 2019, infatti il parametro come media triennale è stato superato in 8 stazioni su 10 . La situazione si è confermata critica per tutte le zone toscane, in particolare per quelle interne. Nel 2019 si sono verificati alcuni sporadici episodi di superamento della soglia di attenzione (media oraria di ozono pari a 180 µg/m3 ) presso le stazioni di FI-Settignano (10), PT-Montale (1) e LU-Carignano (2), mentre non si sono verificati superamenti della soglia di allarme (media oraria di ozono pari a 240 µg/m3)».

Per quanto riguarda il PM10, Arpat dice che «Anche nel 2019 il valore limite relativo all’indicatore della media annuale di PM10 è stato ampiamente rispettato in tutte le stazioni della Rete Regionale. I valori massimi della media annuale sono stati registrati presso la stazione di traffico di via Gramsci nel comune di Firenze e presso la stazione di fondo nel comune di Capannori. La concentrazione media regionale registrata nel 2019 è pari a 20,6 µg/m3, leggermente inferiore rispetto alla media del 2018 (21,3 µg/m3), con media registrata presso le stazioni di traffico pari a 23 µg/m3 e presso le stazioni di fondo pari a 20 µg/m3. Dal confronto dei valori medi registrati negli ultimi tre anni, stazione per stazione, si nota che i valori medi degli ultimi anni sono stati molto simili per tutte le stazioni con una leggerissima tendenza alla diminuzione. Nel 2019 il limite di 35 superamenti della media giornaliera di 50 µg/m3 è stato rispettato in tutte le stazioni della rete regionale con la sola eccezione della stazione di fondo della zona della Piana lucchese nel comune di Capannori, presso la quale ne sono stati registrati 38». Comunque, «Il numero dei superamenti della media giornaliera evidenzia una situazione di generale rispetto del parametro in tutta la regione, oltre ad una certa disomogeneità tra le zone della regione, con una maggior incidenza del fenomeno nelle pianure interne della regione Agglomerato Fiorentino, le due zone di Prato e Pistoia e del Valdarno pisano e Piana lucchese. Fa eccezione la stazione di LU-Capannori dove il limite non è stato rispettato con circa il 10% di superamenti in eccesso. Il fenomeno dei superamenti del valore limite giornaliero è invece quasi assente nelle zone Costiera e Collinare e Montana».

Ma, come evidenzia il rapporto di Legambiente, anche per Arpat c’è un’area particolarmente critica, anche se in miglioramento: «Dal confronto del numero di superamenti registrati negli ultimi tre anni, stazione per stazione, si può notare che presso i siti nei quali il numero di eventi di superamento è generalmente più elevato rispetto alla media della regione, nel 2019 sono stati meno frequenti. In particolare a LU-Capannori nei tre anni il numero di superamenti risulta diminuito da 55 a 38».

Arpat conclude: «Il limite normativo della media annuale di 25 µg/m3 nel 2019 è stato rispettato in tutte le stazioni della Rete Regionale. La media annuale più elevata di PM2,5 è stata quella relativa alla stazione di LU-Capannori dove è 20 µg/m3 pari all’ 80% del valore limite. Dal confronto dei valori medi registrati negli ultimi tre anni, stazione per stazione, si nota che i valori medi degli ultimi anni sono stati molto simili per tutte le stazioni con un leggerissimo trend positivo. La concentrazione media regionale registrata nel 2019 è pari a 13,3 µg/m3, leggermente inferiore rispetto alla media del 2018 (14,1µg/m3) e del 2017 (15µg/m3). Il valore limite relativo alla media annuale del biossido di azoto di 40 µg/m3 è stato superato nel 2019 soltanto presso la stazione di traffico di viale Gramsci nel comune di Firenze dove la media ha superato il limite del 40%. In tutte le altre stazioni della Rete Regionale attive con serie valida, la media è risultata inferiore al limite di normativa».

Legambiente Toscana ha presentato le sue proposte per ridurre ulteriormente la Mal’Aria in Toscana, ecco le principali:

Traffico: Inserire in tutta la pianificazione nazionale, regionale e urbana obiettivi ambiziosi e vincolanti che mettano al centro il potenziamento del Trasporto Pubblico Locale (TPL) – indirizzato fin da subito verso le motorizzazioni elettriche a emissioni zero – e politiche disincentivanti per l’utilizzo delle auto private nei centri urbani che dovranno inesorabilmente rimanere l’ultima (e più cara) opzione di mobilità in città. Obiettivi che si possono raggiungere attraverso la realizzazione di zone centrali a pedaggio e l’implementazione delle tariffe sulla sosta ma anche attraverso la realizzazione di percorsi pedonali, ciclabili e preferenziali a supporto della mobilità collettiva.

Ripensare l’uso degli spazi pubblici nelle città adattandoli in funzione delle persone e non delle auto. Obiettivo realizzabile pensando ad interventi di arredo urbano integrato a misure efficaci come la creazione di ampie “zone 30” che prevedano anche la messa in opera di dossi stradali o alterazioni della pavimentazione (come avvenuto a Milano) utili a far rispettare il limite di velocità di 30 km/h consentito; prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani attraverso la messa a dimora di alberi nelle vie del centro e delle periferie, aiuole supplementari, ma anche intervenendo sugli edifici e sui tetti (Tetti Verdi).

Includere e integrare nei piani a competenza locale (come i Piani di risanamento dell’aria regionali o i PUMS comunali o metropolitani) misure che incidano anche sulle infrastrutture di carattere nazionale (autostrade, ferrovie, porti, aeroporti e interporti merci). Ad esempio la riduzione della velocità in autostrada nei giorni di superamento dei limiti o in determinati periodi dell’anno in molti contesti urbani comporterebbe una significativa riduzione di emissioni inquinanti. L’esperienza, durata un anno in un tratto dell’Autobrennero che ha ridotto la velocità da 130 a 100 km/h per ridurre l’inquinamento da NOx, è stata molto positiva e ha visto la riduzione degli inquinanti mediamente del 10% con picchi fino al 40% per alcune tipologie di motorizzazioni (Euro5). La scusa che i limiti autostradali siano modificabili solo per motivi di sicurezza non è più un dogma insormontabile come dimostrano le esperienze in Francia, Austria e Svizzera (con la riduzione dei limiti di velocità anche nei periodi estivi sino a 85 km/h).

Informare e sensibilizzare i cittadini sull’evoluzione del mercato dell’auto, aumentandone la consapevolezza e orientandone le scelte. In molte città ormai è cominciato il conto alla rovescia per i motori diesel (da Milano a Torino, passando per Parigi e molte altre città tedesche e statunitensi) attraverso l’imposizione di limiti di circolazione sempre più rigorosi e crescenti nel tempo. Ad esempio, chi ha acquistato un veicolo diesel prima del 2019 deve sapere che tra il 1° ottobre 2025 e il 1° ottobre 2028 le motorizzazioni Euro6 (fino all’Euro6C) non potranno più accedere in città (come per l’Area B a Milano). Dal primo ottobre 2030 il divieto verrà esteso anche agli Euro6D-Temp e Euro6D-full di ultima generazione.

Incentivare economicamente la rottamazione dei veicoli più inquinanti destinando il contributo economico NON all’acquisto di un nuovo veicolo ma all’acquisto di abbonamenti al TPL, minuti gratis ai vari car sharing – bike sharing presenti sul territorio.

Eliminare i sussidi alle fonti fossili – causa dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico – che l’Italia ogni anno mette nella legge di bilancio (nel solo 2018 sono stati pari a 18,8 miliardi di euro tra sussidi diretti e indiretti) destinando l’equivalente cifra all’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare – pubblico e privato – del nostro Paese.

Climatizzazione domestica: Vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti nel riscaldamento degli edifici. Programmare la sostituzione delle caldaie che utilizzano combustibili solidi (legna, pellet) dove si superano i limiti di legge in maniera sistematica. Favorire la diffusione di nuove tecnologie ormai consolidate come le pompe di calore.

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  • La qualità dell'aria in Toscana nel 2019