Marcia per Antonio Attianese, più di 1.300 chilometri lungo la via Francigena per chiedere giustizia

I colleghi dell’ex militare: ammalato di tumore da 13 anni, attende ancora i legittimi riconoscimenti e le indennità dallo Stato

[10 Maggio 2017]

“Nessuno rimane indietro”: con queste parole come testimone decine di militari dell’associazione AssoRanger, colleghi, amici o semplici cittadini stanno marciando per tutta Italia, partendo dalla Valle d’Aosta fino ad arrivare, il prossimo 28 maggio, a Salerno.

In tappe di circa 120 kilometri da percorrere in 72 ore i militari hanno organizzato con determinazione e coraggio una staffetta di cuori, prima che di gambe, per sostenere la causa del collega Antonio Attianese, ex militare dell’Esercito Italiano, che da anni lotta per ottenere dallo Stato ciò che lo stesso deve riconoscergli secondo quanto stabilito dalla legge; in particolare, dopo anni di lotte, sono ancora bloccati una parte degli Equi Indennizzi, come rimane sotto la soglia richiesta dalla sua grave malattia la giusta percentuale di invalidità; disattesi anche i benefici legati alla malattia, come ad esempio una adeguata pensione, le super invalidità (Tabella E), l’assegno di cumulo (Tabella F), l’assegno di accompagno, l’assegno vitalizio equiparato alle vittime del terrorismo come da legge e come Sentenza vinta al TAR di Salerno, il risarcimento danni,  e quanto è legato alla causa di servizio per il tumore con cui il ragazzo lotta dal 2004.

Sarà proprio casa di Antonio a fissare la tappa finale della marcia il prossimo 28 maggio, accogliendo simbolicamente i passi dei colleghi e di tutti quelli che, grazie alla loro attività di sensibilizzazione, stanno seguendo con attenzione la sua storia.

È una storia di coraggio quella di Antonio, ma anche una scelta dettata dal grande senso di dedizione al valore civile che lo ha contraddistinto in più operazioni: Antonio Attianese aveva scelto la via dell’Esercito in maniera integrale, diventando uno degli operatori Ranger del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, fiore all’occhiello della Forza Armata.

Le prime avvisaglie della malattia si verificarono già nel 2004, in seguito a due missioni all’estero; in seguito a decine di controlli, i medici hanno individuato la causa della persistente ricomparsa di metastasi nell’altissima concentrazione di tungsteno presente nel sangue, dovuta all’utilizzo prolungato di munizionamento; le metastasi si sono propagate nel corpo, attaccando con facilità anche i tessuti sani e rendendogli insostenibile dapprima il servizio nelle forze speciali e, poco dopo, ogni attività fisica.

Nonostante l’evidenza, nessuna assistenza è stata fornita ad Antonio Attianese e alla sua famiglia né nella fase iniziale della malattia, né nello stadio avanzato, costringendo il militare a farsi carico di un pesante fardello economico, oltre che di un grave disagio. Eppure, secondo la circolare 65/84, è previsto d’ufficio, “il monitoraggio del personale delle forze armate affetto da grave patologia, l’assistenza in campo sanitario, amministrativo, spirituale, psicologico morale e materiale a favore dei militari e dei loro familiari”; in questo caso ogni attenzione e sostegno è stato totalmente assente.

Dopo 10 anni di controversie, spesso connotate da forti pressioni anche all’interno dell’ambito lavorativo perché Attianese smorzasse i toni della sua battaglia, il Tar stenta ancora oggi a riconoscere la causa di servizio, costringendo Antonio a sostenere un’altra durissima battaglia di civiltà e giustizia, mentre tenta di sconfiggere la malattia, sempre più aggressiva. Non sono bastate le oltre 100 cartelle cliniche presentate a fronte degli innumerevoli ricoveri e delle 35 operazioni chirurgiche subite, come non sono stati ritenuti determinanti i pareri dei medici presentati a corredo. Perché la causa venga chiusa mancano infatti i rapporti informativi relativi al militare, ovvero una sorta di stato di servizio dove sono registrate tutte le attività fatta di militari, tra cui anche quelle che riguardano ogni possibile contatto con materiali cangerogeni.

Tali documenti, tuttavia, continuano a non essere prodotti nella formula richiesta, perpetrando una forma di pesante oppressione da parte dello stesso Esercito presso cui Antonio ha militato per molti anni. Lui però rimane saldo, grazie al sostegno dei numerosissimi colleghi e privati cittadini, oltre che dei media che stanno seguendo la questione: «La mia – ha più volte ripetuto Antonio Attianese – non è solo una battaglia personale, ma vuole parlare anche per i tanti malati abbandonati ingiustamente a cui va riconosciuto uno statuto di dignità nella cura della stessa malattia. Per tutti loro continuiamo questa lotta, perché non rimangano senza voce e inascoltati».

Sarebbe una storia triste, se dovesse reggersi tutta sulle gambe di un solo uomo e della sua famiglia, ampiamente gravati dalla malattia e dai pesi ad essa conseguenti. La solitudine a cui le istituzioni lo hanno consegnato, tuttavia, è stata riempita dai passi lunghi dei colleghi di Antonio che, stretti attorno alla famiglia Attianese e raccolti nella cordata dell’associazione di categoria AssoRanger, da tempo hanno sollevato il caso sulla vicenda e continuano a tenere desto l’interesse attraverso manifestazioni di solidarietà che stanno coinvolgendo il mondo dello spettacolo e dello sport da ogni parte d’Italia, e non solo. Ai passi dei militari che lungo la via Francigena arriveranno a Sant’Egidio del Monte Albino in provincia di Salerno si uniscono in questi giorni nelle varie tappe quelle di cittadini privati, con cui condividono un pezzo di strada, e la grinta che le cause forti e spesso dolorose accomunano ogni uomo, al di là della Regione e della divisa di appartenenza. Anche le istituzioni aprono le porte e accolgono i team che percorrono l’Italia in queste ore, manifestando solidarietà e sensibilità alla causa.

Il culmine della “Marcia di AssoRanger per Antonio” sarà nella giornata del 19 maggio prossimo, quando i militari, partendo alle ore 12 da piazza San Pietro, percorreranno il centro di Roma passando sotto le sedi delle principali Istituzioni per sensibilizzarle a tale causa.

Le iniziative per sostenere Antonio continuano e si moltiplicano di giorno in giorno anche nel mondo dello spettacolo e dello sport: sono tanti gli sportivi – atleti di corsa, rally automobilistico, bike, calcio, vela, arti marziali, nuoto e di ogni disciplina sportiva- che sventolano il cartello con gli hashtag #GiustiziaperAttianese, #nessunorimaneindietro e #AssoRanger poco prima di cominciare la loro performance.

L’ultima parola toccherà presto al Tar, la cui sentenza non sarà solo il riconoscimento legale di una triste vicenda, ma soprattutto un atto di giustizia civile che da più parti la comunità richiede.

di AssoRanger