Maree nere: dove e quando il petrolio raggiungerà la costa? Il caso della collisione al largo della Corsica

Le risposte della scienza per prevenirne gli impatti ambientali ed economici degli sversamenti in mare di idrocarburi

[8 Aprile 2020]

Quando si verifica un incidente in mare con sversamento di idrocarburi, prevedere la deriva delle macchie di petrolio sulla superficie dell’acqua, così come il loro raggiungimento dei litorali, è fondamentale per rispondere con prontezza agli eventi di sversamento di idrocarburi nel mare e mitigarne così gli impatti sull’ambiente ed economici, con risposte all’emergenza più veloci ed efficienti, e lostudioModel-based reconstruction of the Ulysse-Virginia oil spill, October–November 2018”, pubblicato su Marine Pollution Bulletin da un team di ricercatori di Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e REMPEC – Regional Marine Pollution Emergency Response Centre for the Mediterranean Sea, si occupa proprio di questo partendo dal caso concreto dello sversamento avvenuto nel 2018 al largo della Corsica, dimostrando «L’efficacia del modello di dispersione degli inquinanti MEDSLIK-II per prevedere luoghi e tempi dell’impatto del greggio sulla costa».

Lo sversamento di idrocarburi avvenne nell’ottobre 2018, quando il cargo tunisino Ulysse speronò la portacontainer cipriota Virginia, che era ancorata in acque internazionali al largo della punta settentrionale della Corsica, vicino a un Parco Nazionale marino e a un’area nota per le sue spiagge e per le sue acque incontaminate. Dai serbatoi della Virginia, attraverso una breccia di diversi metri, fuoriuscirono 530 m3 di carburante, minacciando l’ambiente marino e le aree costiere interessate. In 36 ore, la chiazza di petrolio si era allungata a circa 35 km.

Lo studio descrive la collaborazione messa in atto per contenere ed eliminare l’inquinamento dopo la collisione delle due navi e la principale autrice, Svitlana Liubartseva della Fondazione CMCC spiega che «Grazie ad un efficiente e tempestivo scambio di informazioni, abbiamo ricevuto da REMPEC dati di osservazione e potuto utilizzare dati reali come condizioni iniziali del nostro modello di previsione. Abbiamo lavorato giorno e notte per fornire 5 bollettini di previsione durante le operazioni di tracciamento e di recupero delle fuoriuscite di petrolio». Alla CMCC, aggiungono: «Le previsioni di correnti, vento, onde e temperatura della superficie marina sono essenziali per predire lo spostamento e il destino della chiazza di petrolio. Scopo dello studio è dimostrare la capacità di prevedere realisticamente i tempi e i luoghi in cui il greggio avrebbe raggiunto le coste grazie al modello di dispersione degli inquinanti MEDSLIK-II, sviluppato dalla Fondazione CMCC. I risultati del modello sono stati verificati tramite un confronto con i dati osservativi disponibili».

La Liubartseva evidenzia che «Utilizzando i set di dati oceanografici e atmosferici forniti dal Copernicus Marine Environment Monitoring Service (CMEMS) e dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF), siamo in grado di realizzare previsioni della dispersione degli inquinanti in mare. L’alta risoluzione dei dati CMEMS, che arriva a circa 4 km, ci ha permesso di prevedere con buona approssimazione il dove e il quando il greggio avrebbe raggiunto il litorale».

Per i primi 16 giorni dopo l’incidente, il modello ha prodotto previsioni affidabili, consentendo di prevedere i movimenti del petrolio con almeno 7 giorni di anticipo. I ricercatori sono stati in grado di individuare con buona approssimazione il luogo e il momento in cui il petrolio raggiunse per la prima volta la costa vicino a Saint-Tropez, dopo più di 9 giorni alla deriva in mare. Ma i ricercatori ricordano che «Successivamente, a causa della mancanza di dati osservativi e per il prolungarsi della deriva del petrolio per circa un mese, la capacità previsionale del modello perse precisione. Tuttavia, la ricerca dimostra che l’utilizzo del modello della Fondazione CMCC può consentire l’ottimizzazione dello spiegamento di risorse anti-inquinamento e velocizzare la prontezza nella risposta costiera in caso di incidenti con sversamento di inquinanti».

Ora i ricercatori della Fondazione sono al lavoro per migliorare ulteriormente la capacità predittiva dei processi di trasformazione e dispersione di idrocarburi in mare e concludono: «Da un lato, è necessario migliorare la risoluzione dei modelli, rendendo la loro griglia sempre più fine. Dall’altra parte, è necessario studiare un maggior numero di eventi reali di sversamento per ottenere previsioni migliori».