No Tav il 21 febbraio corteo a Torino: «E’ un attentato alle finanze pubbliche»

I NoTav: «Fermarci è impossibile». L’adesione di Legambiente e CGIL

[20 Febbraio 2015]

Torino si prepara all’ennesima manifestazione conto il Tav  in Valsusa e che questa volta il movimento no Tav ha lanciato con uno slogan che mette insieme crisi economica e battaglia degli attivisti: «Ogni euro speso per il Tav è un euro rubato a qualcosa di utile per tutti e tutte, per questo recentemente 48 notav sono stati condannati ad oltre 140 anni di carcere e al risarcimento di 131.140 euro».

I movimento contro la Torino-Lione spiega: «Da oltre venticinque anni ci battiamo contro un’opera inutile e dannosa, non solo per il territorio e per la vita della Valsusa, ma per i bisogni e il futuro di tutti i cittadini. Parliamo di un progetto di cui nessuno, presidenti del consiglio, ministri della repubblica, commissari di governo, tecnici e docenti, è mai riuscito a dimostrare realmente la effettiva necessità per il nostro Paese. Al contrario, il movimento No Tav ha dimostrato in ogni sede, non solo come si possa fare a meno di una nuova linea veloce tra Torino e Lione, ma come questo progetto sia un attentato alle finanze pubbliche e che ogni risorsa dedicata al Tav sia sottratta alle vere esigenze della società».

I No Tav sottolineano: «Mentre la crisi economica miete vittime quotidianamente e tutti i governi che si sono succeduti hanno concorso all’impoverimento generale, il “sistema tav” non è mai stato messo in discussione, anzi ha sempre avuto un assenso continuo da parte dei vari inquilini dei palazzi del potere, a prescindere, con la motivazione recitata a memoria: “ormai è stato deciso” o addirittura “lo vuole l’Europa”. Nessuna di queste due affermazioni è vera, l’opera è giorno dopo giorno sempre più messa in discussione proprio in Europa, l’organismo che dovrebbe cofinanziare il Tav».

25 anni di lotte che non hanno scalfito lo spirito combattivo dei valligiani e di chi li appoggia: «Il movimento No Tav ha sempre fatto la sua parte in questa vicenda, osteggiando con ogni mezzo possibile la realizzazione dell’opera, e per questo da oltre due anni frequenta quotidianamente le aule di tribunale se non le patrie galere. Non potendoci sconfiggere con altri mezzi, da oltre due anni è la magistratura a portare avanti con più determinazione gli interessi del “sistema Tav”, ingaggiando una campagna senza precedenti contro i No Tav, che ha visto solo negli ultimi due anni oltre mille indagati, decine di arresti, capi d’imputazione fantasiosi, risarcimenti esorbitanti, accuse di terrorismo, e solo poche settimane fa a 46 No Tav sono toccati 140 anni di prigione, ben 130 anni in più degli autori della strage del Vajont. 3 ragazzi sono ancora in carcere, 4 ai domiciliari e in decine non possono frequentare la Valle di Susa a causa dei fogli di via».

Secondo gli attivisti si tratta di «Una costruzione capillare del nemico pubblico No Tav utile a difendere un progetto che vale al centimetro quanto un buon stipendio mensile: milleseicento euro. Questo quando ogni volta che piove ci tocca contare le vittime dell’incuria del territorio, quando cade il tetto di una scuola, quando una famiglia dorme in macchina, quando si taglia sul trasporto pubblico ma aumenta il biglietto per bus e tram, quando senza soldi non ci si può curare. E nonostante questo le priorità del governo rimangono sempre altre: come l’Expo di Milano, un vero e proprio affare per mafie e lobby, che ha trasformato Milano in un cantiere a cielo aperto, mentre viene spacciato come un’ occasione di rilancio per il nostro Paese. Se siamo colpevoli di batterci contro quest’immondo (quanto consapevole) spreco di denaro pubblico a favore di interessi di pochi non abbiamo problemi a dirlo: siamo tutti colpevoli, dal più anziano al più giovane, ed è per questo che invitiamo tutti alla manifestazione che si terrà sabato 21 febbraio a Torino. Vogliamo essere in tanti quel giorno perché la libertà è una cosa seria e come tale va trattata. Perché tutti insieme siamo imbattibili, perché fermarci è veramente impossibile».

All’appello del  Movimento No Tav ha risposto anche Legambiente, un’associazione che sia in Valsusa che a livello nazionale, sia pur con accenti e forme di lotta diverse dalla parte più radicale del movimento, è sempre stata contro il Tav Torino-Lione e che ora dice: «C’è un’urgente necessità di riorientare le risorse pubbliche concentrando la spesa su quelle che sono le vere priorità del Paese. Un’esigenza sempre più avvertita nelle aree colpite dal dissesto idrogeologico, come nelle tante scuole che cadono a pezzi e, ancora, nei territori che in questi anni hanno subito pesanti tagli ai servizi primari, a partire dai trasporti pubblici locali. Per questo invitiamo tutti a scendere in piazza per ribadire il dissenso ad una grande opera costosa, inutile e dannosa come il Tav Torino-Lione e per far sì che la politica nazionale e locale riorientino le proprie priorità. Oggi è più che mai chiaro che incrementare le risorse destinate alla sicurezza del territorio, al trasporto pubblico locale e agli spostamenti non motorizzati è possibile a patto che si metta in campo una politica che disincentivi il trasporto su gomma, abbandonando anche i progetti che prevedono l’ulteriore potenziamento della rete stradale e autostradale nonché grandi opere inutili e dannose come il Tav Torino-Lione».

Anche l’Area programmatica della Cgil Democrazia e Lavoro di Torino e del Piemonte pensa che «Per il Governo ed una parte consistente della politica, sono più forti i richiami provenienti dagli ambienti legati agli interessi forti coagulatisi attorno alla realizzazione di quest’opera costosa, dannosa ed inutile» e la Cgil si schiera con quegli amministratori della Valsusa che in un comuinicato avevano scritto: «Ogni euro speso per la linea ad alta velocità Torino-Lione è un euro rubato a sanità, scuola e difesa del territorio». La Cgil Democrazia e Lavoro di Torino e del Piemonte rivendica «La nostra partecipazione alle mobilitazioni No Tav per rivendicare che le risorse destinate al Tav siano investite per il lavoro, per il rilancio dello stato sociale e per sostenere la giusta rivendicazione delle popolazioni e delle amministrazioni della Valle di contare e poter decidere sulle scelte inerenti il loro territorio».

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