Plastica e microplastica in mare, nuova interrogazione di Rossella Muroni sul progetto Sauro

Dopo il presidente della Regione Toscana, anche la deputata di LeU chiede che fine ha fatto Sauro (e cita greenreport.it)

[19 Giugno 2019]

Dopo che l’”isola di plastica” del Tirreno – in realtà un vortice di microplastiche tra Elba, Corsica e Capraia noto da anni – ha conquistato le pagine dei media (a volte con un sensazionalismo esasperato) e dopo l’intervento del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che chiedeva conto al governo di quale iniziative intendesse intraprendere e si dichiarava pronto a co-finanziare il progetto “Sauro” (chiedendo che fine abbia fatto), sulla questione interviene nuovamente  – con una interrogazione a risposta immediata in Commissione ambiente della Camera – l’ex presidente di legambiente e deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni.

Nella nuova interrogazione, che a differenza di quella precedente del 2018 ha come unico destinatario il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, la Muroni ricorda che «In un articolo della rivista Environmental Science and Policy viene riportato uno studio che raccoglie le ricerche condotte a livello globale sulle plastiche in mare e i loro effetti sulla biosfera; la produzione annuale di queste, giunta globalmente nel 2016 a 335 milioni di tonnellate, comporta uno sversamento in mare stimato tra il 2 e il 10 per cento, non esistendo più aree incontaminate nel mondo; le microplastiche, degradazione delle macroplastiche, hanno contaminato zooplancton, invertebrati, mammiferi, rettili e uccelli marini; nel 28 per cento degli animali marini di interesse gastronomico prelevati dal mar Adriatico, sono state trovate plastiche; stessa cosa nello stomaco del 32 per cento di campioni del mediterraneo; ftalati e Pcb, accumulati nell’organismo di pesci e molluschi, sono assunti dall’uomo attraverso la catena alimentare».

La deputata di Leu sottolinea che «Legambiente ha dichiarato che l’Italia è in prima linea tra i Paesi europei nella lotta contro l’inquinamento del mare causato dai rifiuti di plastica, ma la riduzione dei rifiuti e la prevenzione non sono sufficienti per ridurre il rischio della plastica persistente nei nostri mari; l’Unione europea continua ad avviare iniziative per combattere questo inquinamento, come il progetto «Plastic busters Mpas», in cui 15 Paesi, Italia compresa, uniranno le forze per salvare il Mediterraneo».

Dopo viene il nocciolo vero dell’interrogazione: «La Presidenza del Consiglio, dipartimento della protezione civile, è titolare del brevetto di disinquinamento marino “Sauro”, oggetto di una convenzione con la Marina militare italiana, che ha messo a disposizione una nave per realizzare un prototipo; tale sistema, brevettato in Italia e in altri Paesi, ha suscitato interesse in ambiti scientifici e ambientalisti, manifestatosi attraverso inviti ad essere presentato in contesti nazionali ed internazionali, nonché per mezzo di agenzie di stampa, giornali, greenreport, eventi Ted; le citate fonti rappresentano che esso possa ripulire il mare da plastiche e microplastiche e recuperare idrocarburi e rifiuti ingombranti, grazie alla polifunzionalità, ideata per fronteggiare anche gli effetti di catastrofi naturali, come esondazioni e tsunami».

Visto che «il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare è responsabile dell’attuazione della direttiva quadro sulla strategia marina, che inserisce i rifiuti marini tra gli undici descrittori del buono stato ambientale», la Muroni chiede al ministro dell’ambiente Sergio Costa «Quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per promuovere e rendere operativo il sistema “Sauro” in modo da consentire al Paese di ridurre l’inquinamento dei mari e adempiere agli obiettivi del decreto ministeriale 17 ottobre 2014, in attuazione della direttiva quadro sulla strategia marina, chiarendo quando il disegno di legge “salva mare” approderà in Parlamento dopo oltre due mesi dall’approvazione in Consiglio dei ministri».

Ora resta da capire se anche questa interrogazione riceverà risposte evasive o sbatterà contro un muro di gomma (o meglio di plastica) come già successo nella precedente legislatura a iniziative simili avanzate dell’ex deputato PD Ermete Realacci.