Ultima estate senza la legge per calcolare l’impatto dei cosmetici in mare?

Approvato il progetto di legge per una maggiore tutela dell’ambiente, della pelle e della salute

[29 Luglio 2016]

Le Commissioni  ambiente e attività produttive della Camera hanno approvato il testo unificato sulla cosmesi sostenibile che vede come primo firmatario Ermete Realacci. Un progetto di legge che istituisce un marchio italiano di qualità ecologica dei cosmetici, prescrive che per ogni prodotto sia specificata la composizione, le sostanze non biodegradabili o con potenziale impatto sull’ambiente, sulla pelle e sulla salute eventualmente presenti e in che quantità, l’impatto dell’imballaggio e che siano assenti sostanze vietate dalla normativa vigente. Per poter ottenere il marchio, il prodotto candidato deve essere attento all’ambiente e i suoi componenti non devono essere testati su animali.

«Un testo – spiega Realacci –  nato a partire da una mia proposta di legge, la 106, e da quella analoga presentata da Abrignani (2812). Il provvedimento, di cui sono relatrici le colleghe Gadda e Mucci, è stato varato dopo un esame approfondito e un ampio ciclo di audizioni».

I cosmetici che usiamo ogni giorno in abbondanza: creme, scrub, bagnoschiuma, dentifrici, maschere, rossetti e schiume da barba, sono una fonte inesauribile di microplastiche: ne possono essere costituiti fino  al 90%. Nella sola Europa nel 2013 per i cosmetici sono state usate 5 mila tonnellate di microplastiche, finite in gran parte in mare

Il presidente della Commissione ambiente della Camera evidenzia che «Ogni giorno usiamo enormi quantità di prodotti per la cosmesi, tra creme, detergenti, lozioni per il corpo e trucchi, ma nel nostro Paese non c’è normativa che preveda di “misurare” cosa e quanto finisce nell’ambiente, fiumi e mari innanzitutto. Per colmare questa lacuna è nata, grazie anche alla collaborazione con la Skineco, la proposta di legge sulla cosmesi sostenibile. Si tratta di un provvedimento che va in direzione di una maggiore tutela dell’ambiente, della pelle e della salute, di una maggiore trasparenza verso i consumatori e che ci mette al passo con i paesi più avanzati dall’Ue. Un provvedimento che mi auguro possa andare in Aula alla Camera in tempi rapidi».

Realacci sottolinea che «L’Italia è molto competitiva nella cosmesi: nel nostro Paese si produce oltre il 50% del make-up mondiale. Ma ad oggi non abbiamo alcuna forma di certificazione ecologica dedicata a questo settore che sia gestita e garantita dallo Stato, mentre molti sono i marchi “privati”, a dimostrazione di una reale esigenza di mercato. Queste certificazioni “fai da te” sono, spesso, diverse le une dalle altre creando confusione e scarsa chiarezza nei consumatori. Con la nuova legge si vuole coprire anche questa lacuna per dare ai consumatori uno strumento di scelta davvero “super partes”. Il testo di legge mira a far crescere una filiera virtuosa, che puntando su ricerca, innovazione e nuove professionalità potrebbe diventare uno dei nuovi campi di azione della green economy e della chimica verde».