La Francia: Area di controllo delle emissioni delle navi in tutto il Mediterraneo. Farebbe molto bene all’Italia

500 morti premature in meno nelle città portuali italiane, 1.730 nell’intero bacino del Mediterraneo

[22 Gennaio 2019]

Il rapporto “ECAMED: a Technical Feasibility Study for the Implementation of an Emission Control Area (ECA) in the Mediterranean Sea”, presentato a Marsiglia dall’Institut national de l’environnement industriel et des risques del ministero Transition écologique et solidaire della Francia, che lo ha realizzato con il contributo di Centre d’études et d’expertise sur les risques, l’environnement, la mobilité et l’aménagement (Cerema), Citepa e Plan Bleu, si occupa dell’impatto ambientale dell’istituzione Zone de contrôle des émissions (Eca) nel Mediterraneo che costringerebbe le navi a utilizzare un carburante il cui tenore di zolfo non possa eccedere lo 0,1%, attualmente è del 3,5 %.

Il ministro francese François De Rugy e la sottosegretaria ai trasporti Elisabeth Borne hanno annunciato «La volontà della Francia di istituire una zona internazionale di limitazione dell’inquinamento delle navi (ECA) a livello di Mediterraneo per ridurre l’inquinamento atmosferico del settore marittimo» e in una nota il ministero Transition écologique et solidaire ricorda che «L’inquinamento dell’aria prodotto dalle navi nuoce all’ambiente e alla salute degli abitanti della costa. La densità del traffico marittimo e della popolazione nel Mediterraneo ne fanno un grande problema per i Paesi di questa regione. A Marsiglia, per esempio, le emissioni di inquinanti atmosferici legate ai trasporti marittimi rappresentano il 20% delle emissioni di ossidi di azoto, il 70% delle emissioni di ossidi di zolfo e il 2% delle emissioni primarie di particolato fine (PM10)».
Nel febbraio 2016 i Paesi del Mediterraneo hanno adottato una strategia regionale di prevenzione e di lotta all’inquinamento marino prodotto dalle navi e che in particolare prevede la possibilità di far riconoscere il Mediterraneo come zona ECA, sull’esempio di aree già esistenti nella Manica o nel Mare del Nord. Una Zona ECA permette di introdurre una regolamentazione più stringente in materia di emissioni delle navi, abbassando quelle di zolfo fino allo 0,1%. Per creare questa Zona ECA era necessario uno studio di impatto e la Francia ha preso l’iniziativa di realizzarne uno che copre l’insieme del Mediterraneo.
Le emissioni marittime causano, ogni anno in Europa, 50.000 morti premature e costano 60 miliardi di euro solo in spese sanitarie. L’inquinamento atmosferico navale può rappresentare fino al 40% degli inquinanti nelle città costiere nel Mediterraneo. La ragione principale dell’impatto negativo sull’ambiente è l’uso di un olio combustibile pesante, altamente carico di zolfo, che emette particolato carbonioso, metalli pesanti, polveri sottili (primarie e secondarie) e anidride solforosa. Ineris e Cerema dicono che «Lo studio mostra i benefici di una Zona ECA sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico e sulla salute pubblica» e aggiungono che l’istituzione di un’ECA «permetterebbe di evitare circa 1.730 morti premature ogni anno nell’insieme del bacino mediterraneo».
De Rugy e Borne hanno evidenziato che «Questo studio è una tappa importante sulla strada per una Zona ECA. Adesso, l’obiettivo per la Francia è quello di formulare, entro il 2020, una proposta comune con i Paesi del Mediterraneo all’Organizzazione marittima internazionale. La qualità dell’aria è un problema anche del trasporto marittimo come di tutte le modalità di trasporti».
A analizzare le ricadute italiane del rapporto francese ci ha pensato Cittadini per l’Aria Onlus che sottolinea: «Istituire un’Area a Controllo delle Emissioni navali (ECA) nel Mediterraneo salverebbe ogni anno, in Europa, 6000 vite umane consentendo di risparmiare da 8.1 a 14 miliardi di euro di costi sociali legati all’impatto dell’inquinamento sulla salute. Sebbene i benefici riguardino tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, sarebbe l’Italia ad avere il maggior guadagno: si parla di quasi 500 vite salvate ogni anno e un risparmio compreso tra i 1.200 e i 2.500 milioni di euro per minori costi sociali».
L’associazione italiana evidenzia che «Con l’istituzione di un’area ECA nel Mediterraneo, le emissioni prodotte nel nostro mare si ridurrebbero, rispetto al 2015, del 95% quanto ad ossidi di zolfo, dell’80% quanto a particolato, del 51% quanto a black carbon e fino al 100% quanto a ossidi di azoto, migliorando in maniera significativa la qualità dell’aria specialmente nelle città di porto. “Concludiamo – scrivono i redattori del rapporto – che i benefici per la salute derivanti dall’area ECA nel Mediterraneo sono almeno tre volte superiori al costo di messa in opera dell’area».
Secondo Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria Onlus: «E’ necessario che il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, faccia proprio, sostenendolo apertamente e con ogni mezzo a sua disposizione, dell’Area ECA Mediterranea. La Francia stima che si possa giungere all’attivazione entro il 2022, ma per ottenere questo risultato è essenziale un impegno attivo da parte dell’Italia. Un impegno mai manifestato nonostante i nostri ripetuti appelli, delle città portuali, dei cittadini e dei comitati di Genova, Savona, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Ancona, Venezia, Trieste e altri ancora. Con il sostegno di Francia e Spagna e alla luce dei dati di questo rapporto, può l’Italia indugiare ancora?».
Analizzando città per città le previsioni sull’entità della riduzione delle concentrazioni che l’istituzione dell’Area ECA nel Mediterraneo comporterebbe per i diversi inquinanti atmosferici, dal rapporto emerge che in particolare, «a Genova si avrebbe una riduzione della media annua del biossido di azoto (NO2) di ben 19 μg/m³, quasi 10 μg/m³ a Palermo e oltre 6 μg/m³ a Venezia. Rilevantissime riduzioni delle concentrazioni del biossido di azoto e PM2.5 anche a La Spezia e a Savona – spiegano quelli di Cittadini per l’Aria – Della riduzione del tenore di zolfo nei carburanti fino allo 0,1% (l’Organizzazione Marittima Internazionale ha stabilito un nuovo limite a 0,5% al 2020 a livello globale) e delle emissioni di NOX, PM10, PM2.5, NO2 e SO2, beneficerebbe tutta l’area costiera ma anche la Pianura Padana visto che le emissioni navali vengono trasportate per centinaia di chilometri verso l’entroterra a causa dei venti».
La Gerometta conclude: «Serve un’azione immediata per proteggere i cittadini. Perché il Governo si attivi in tal senso, Cittadini per l’Aria sta chiedendo in questi giorni ai Sindaci delle città di porto che non l’hanno già fatto, alle Regioni che si affacciano sul mare, e ad altre istituzioni, di aderire ad un appello al Governo perché si impegni su questo tema».