L’opposizione siriana appoggia lo Stato Islamico/Daesh contro i kurdi del Rojava

I Kurdi delle YPG/YPJ: fascisti e reazionari hanno paura della nostra rivoluzione democratica

[8 Settembre 2015]

Redur Xelil, portavoce ufficiale delle People’s Protection Units (YPG), le milizie kurde del Rojava (il Kurdistan occidentale siriano), ha accusato la Syrian National Coalition (SNC)  di sostenere i miliziani neri dello Stato Islamico/Daesh. Secono Xelil l’SNC, il principale blocco dell’opposizione siriana, «Ha fornito una copertura politica agli attacchi terroristici» del Daeh nelle aree kurde del  Rojava. La SNC rappresenta il volto politico del gruppo terroristico ISIS (lo Stato Islamico/Daesh, secondo la sua vecchia sigla, ndr) . La coalizione e il suo governo provvisorio hanno fornito sostegno politico e finanziario all’ISIS fin dal momento che il gruppo radicale si è infiltrato nel Rojava. Siamo sicuri che la SNC utilizza l’aiuto finanziario che riceve dall’Occidente per sostenere l’ISIS. Gli Usa e le potenze europee devono riconsiderare le loro relazioni con la Siria National Coalition. Questo blocco di opposizione afferma di sostenere le aspirazioni del popolo siriano, mentre in realtà finanzia il gruppo terroristico dell’ISIS. Abbiamo informazioni e documenti che provano il sostegno della SNC all’ISIS».

Il portavoce delle YPG ha detto che il governo provvisorio legato alla SNC ha finanziato diversi ospedali gestiti dallo Stato Islamico/Daesh ed ha fornito attrezzature mediche nelle città di Tel Brak e Tel Hamis, nella provincia siriana nord-orientale di Hasakah, controllate dalle milizie islamiste dell’ISIS. Xelil ha aggiunto che «La SNC in cooperazione con la Turchia hanno fornito equipaggiamento militare al gruppo radicale nel nord di Aleppo. Hanno sostenuto per anni il gruppo terroristico contro le forze curde per anni».

Ma perché l’opposizione “moderata” siriana e la Turchia (Paese Nato) appoggerebbero il Daeh contro i kurdi del Rojava, fino ad ora gli unici che sono riusciti a battere i miliziani fascio-islamisti sul terreno?

Qualche spiegazione è venuta dalla conferenza “Let’s re-organise on the basis of the Kobanê resistance and lead the building of a democratic Syria” organizzata dal Comando delle YPG a Kobanê  tra il 23 agosto e il 1 settembre. La risoluzione finale della conferenza sottolinea che «La vittoria della resistenza a Kobanê è diventata la base per la semina e per rendere invincibile la rivoluzione Rojava. Allo stesso tempo, è stato un passo significativo nello sviluppo del Rivoluzione Democratica siriana».

I progressisti kurdi sono convinti che «Il Medio Oriente è diventato il centro di scontri intensi e allo stesso tempo di soluzioni probabili, a causa di tutte le forze globali, regionali, locali e sociali che prendono parte attiva nel processo storico in corso». Secondo la risoluzione di Kobanê, «I poteri egemonici internazionali erano in una lotta per la ristrutturazione del Medio Oriente in base ai propri interessi, e per prolungare questa era attraverso nuovi equilibri e modalità», ma «Le forze sociali democratiche emerse nel corso di questo processo hanno combattuto contro l’ambiente caotico della Regione».

La rivoluzione democratica e libertaria del Rojava  spaventa gli islamisti siriani e turchi perché è l’unica alternativa emergente al nazionalismo islamista e al Califfato e la «Rivoluzione Rojava è diventata una rivoluzione che ha riguardato non solo le popolazioni locali, ma anche  tutti i popoli del mondo».

Infatti se la rivoluzione del Rojava nel 2012 ha avviato un nuovo processo nella la storia della lotta del popolo kurdo, «I  vantaggi nazionali ottenuti dal popolo kurdo hanno avviato un processo di costruzione della nazione democratica e nuova vita libera, proteggendo l’esistenza dei curdi e per ottenere la libertà. Nella fase attuale, la rivoluzione Rojava al suo quarto anno ha influenzato l’umanità nell’intero  Kurdistan e nel territorio del Medio Oriente e li ha uniti sulla base di valori sociali storici. A questo proposito, la rivoluzione Rojava è diventata espressione della rivoluzione democratica in Medio Oriente e della resistenza dei popoli della regione. La lotta democrazia e la libertà condotta contro il fascismo in Kobanê ha permesso la resistenza Kobanê di acquisire una dimensione globale e diventare la rivoluzione e la resistenza dell’umanità. L’organizzazione reazionaria della gang in subappalto dell’ISIS ha subito una sconfitta storica grazie alla lotta globale e alla coraggiosa resistenza del popolo del Kurdistan».

E’ evidentemente questo che temono la destra islamista siriana e turca (e a qualche democratico Paese occidentale) un’alternativa democratica e di sinistra al sistema di potere post e neo coloniale dei Paei musulmani giunto ormai al collasso.

Il simbolo di questa possibile emancipazione democratica è sicuramente la resistenza eroica dalle donne  delle Women’s Protection Units (YPJ), le milizie femminili kurde e di altre minoranze etniche e religiose che hanno combattuto nella battaglia Kobanê e che continuano a combattere contro il Daesh ed i suoi alleati. La risoluzione di Kobanê  ricorda che «La lotta che le YPJ hanno fatto  per l’umanità e la libertà, contro la vecchia mentalità maschilista dominante da 5.000 anni e l’identità e la cultura dello stupro che ha creato, ha avuto un’influenza su tutto il mondo e ha raccolto ammirazione e simpatia a livello globale. Soprattutto in Medio Oriente, ha fatto prorompere un’enorme forza delle donne in Medio Oriente e ha fornito l’opportunità per organizzazioni congiunte».

Anche il ruolo svolto dalle forze rivoluzionarie e democratiche di sinistra e dalle varie forze del Kurdistan nella resistenza Kobanê, ha avuto un grande ruolo internazionalista, facendo riscoprire il valore sia della fraternità dei popoli che dell’unità nazionale kurda e le YPG dicono che <Rimarrà come uno dei nostri doveri basilari espandere la resistenza unita sulla base di una lotta organizzata contro il fascismo», ma i kurdi del Rojava estendono il loro ringraziamento anche alle forze della Coalizione a guida statunitense che hanno contrastato con attacchi aerei l’avanzata dello Stato Islamico e favorito il contrattacco dei combattenti delle YPG/YPJ.

Quello che temono la Turchia e la La SNC siriana è che i kurdi del Rojava riescano davvero a «Formare alleanze e organizzazioni militari, politiche e diplomatiche per servire il progresso di una federazione democratica siriana, di uguali e liberi contro il nazionalismo, il razzismo e il settarismo che divide i popoli, le identità, e mette da parte le fedi e culture». Per questo circoli arabi patriottici come le milizie dell’Euphrates Volcano  stanno seguendo l’esempio delle YPG/YPJ, chiamando gli arabi e gli altri popoli della Siria e dell’Iraq a formare una unità di resistenza comune.

La battaglia delle YPG contro gli islamisti è cominciata nel 2013, con la resistenza contro il  Fronte Al Nusra, vicino ad Al Qaeda e finanziato da Sauditi, qatariani e da associazioni della destra europea e statunitense, poi nel 2014 i progressisti kurdi hanno contrastato l’avanzata dello Stato Islamico, fino a che Kobanê non è diventata la “Città dei Martiri” che il mondo ha conosciuto. Dopo la liberazione di Kobanê è arrivato il massacro dei giovani socialisti che volvano andare a ricostruire la città kurda.

Le forze di autodifesa dell’YPG sono consapevoli di essere un sasso nell’ingranaggio geopolitico che voleva cambiare la faccia del Medio Oriente rendendolo ancora più reazionario e continuando quella che sembra un’infinita lotta per il petrolio e il gas, per questo l’YPG ha deciso di «Accrescere lo spirito, la consapevolezza e l’organizzazione dell’autodifesa, per ottenere una sorta di competenza tattica e  guidare efficacemente il movimento per la guerra popolare rivoluzionaria, rafforzando su queste basi il sistema di auto-difesa su questa base». La  conferenza ha anche espresso un appello per far crescere la forza delle YPG/YPJ ed ha invitato il popolo di Kobanê a tornare alla sua terra per reclamarla.

Il comando delle YPG ha fatto anche un bilancio della guerra contro lo Stato Islamico e i suoi alleati siriani  nel periodo tra il 15 settembre 2014 e il luglio 2015: 861 combattenti kurdi e della brigata internazionale sono morti e 2.192 sono stati feriti. 4896 nemici sono stati uccisi, 151 veicoli, 15 carri armati, 5 panzer e 14 mitragliatrici pesanti sono stati distrutti, 63 veicoli carichi di bombe sono state fatti esplodere, 1.086 Kalashnikov, 177 BKC, 176 B-7, 43 fucili d’assalto, 33 mitragliatrici pesanti DShK, 35 mortai sono stati catturati dalle milizie progressiste kurde che hanno anche disinnescato 750 mine e ne hanno distrutto 8.762. Le YPG/YPJ si sono anche impadronite di centinaia di migliaia di proiettili, di migliaia di razzi, di una grande quantità di materiale tecnico e di munizioni.

Armi, nuovi pensieri, una diversa visone del mondo che fanno paura al conservatorismo ed al fascismo islamista. E’ per questo che turchi e opposizione siriana e qualche cancelleria araba e occidentale dicono di voler combattere lo Stato Islamico/Daesh ma temono molto di più la Rivoluzione democratica, di sinistra e femminista del Rojava e le sue milizie di partigiani che riescono a battere sul campo l’esercito nero del Califfato.