Il Frejus da galleria di sicurezza a galleria di transito, la giunta Chiamparino approva

Legambiente: «Viene a galla tutta l’incoerenza di chi professa il dogma Tav»

[17 Febbraio 2015]

Su proposta dell’assessore ai Trasporti, Infrastrutture, Opere pubbliche, Difesa del suolo, Francesco Balocco, la giunta della Regione Piemonte  ha dato parere  favorevole alla «trasformazione della galleria di sicurezza del traforo del Frejus in galleria di transito, subordinato al rispetto di una serie di prescrizioni di carattere geologico, sismico, paesaggistico ed idraulico» e da Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta è partito subito un affondo  contro il presidente della Regione e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Sergio Chiamparinio, e il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Maurizio Lupi.

Il progetto della “seconda canna” nasce una dozzina d’anni fa, dopo un grave incidente nel traforo del Monte Bianco, da cui è scaturì una ricognizione sulla sicurezza di tutte le gallerie stradali e autostradali. Ben presto Legambiente denunciò però come dietro al progetto di “tunnel di servizio” del Frejus, rischiava di celarsi un raddoppio autostradale vero e proprio che fino ad ora era stato sempre negato.

Secondo Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, «Tutte le contraddizioni della politica dei trasporti nazionale e regionale vengono al pettine. Per un decennio ci hanno voluto far credere che la seconda canna del Frejus servisse a mettere in sicurezza la prima. La decisione di oggi della Regione Piemonte che ufficializza la trasformazione della seconda canna del Frejus in galleria di transito non lascia più spazio a dubbi. Si tratta di un vero e proprio raddoppio del tunnel autostradale che non farà altro che incentivare unicamente il trasporto inquinante su gomma a scapito di quello su rotaia. Una scelta paradossale e incoerente che smaschera chi ogni giorno utilizza strumentalmente il tema dello spostamento delle merci da gomma a rotaia per giustificare opere inutili e dannose come la Tav in Valsusa e il Terzo Valico”.

La vicenda del Frejus per il Cigno Verde piemontese  è emblematica della politica dei trasporti alpini italiana: «Per ottenere più sicurezza non è necessario nuovo cemento autostradale, né l’alta velocità ferroviaria, ma una vera politica che disincentivi il trasporto delle merci su gomma attraverso leve fiscali e tariffarie». Per questo gli ambientalisti chiedono «a partire dal Frejus un impegno immediato al Governo e alla Regione affinché, analogamente a quanto avviene in Svizzera e in Francia, venga previsto per i tir un limite massimo di transiti giornalieri e l’applicazione di un pedaggio che serva al miglioramento della linea ferroviaria esistente e a rafforzare il servizio per i pendolari. Una misura che peraltro è già prevista dal Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi ratificata nel 2012 dal Parlamento italiano».