Le organizzazioni ambientaliste al governo: accelerare la decarbonizzazione dei trasporti per una ripresa sostenibile

Mobilità sostenibile #Fase2, Legambiente: più sharing mobility e raddoppio delle piste ciclabili

[6 Maggio 2020]

I principali gruppi ambientalisti italiani, Wwf Italia, Legambiente, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’Aria e Transport & Environment hanno inviato oggi una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri competenti, Sergio Costa (ambiente), Paola De Micheli (trasporti), Stefano Patuanelli (sviluppo economico) e Roberto Gualtieri (finanze), nella quale si evidenzia che «Se vogliamo evitare la catastrofe climatica, i piani di stimolo alla ripresa dell’economia devono essere verdi. La recessione economica senza precedenti che sta bussando alle porte dell’Europa come conseguenza della crisi sanitaria globale in corso, va a sommarsi all’allarme mondiale sul clima e alla necessità impellente di decarbonizzare la nostra economia. Evitare il collasso vuol dire evitare il ritorno ad un’economia business as usual basata sui combustibili fossili. Le misure attualmente in discussione per lo stimolo del settore trasporti, non devono fermare, ma accelerare la decarbonizzazione del settore».

Le associazioni sono preoccupate  per gli annunci dell’industria automobilistica «che chiede di utilizzare i limitati fondi pubblici per sostenere la vendita delle vetture endotermiche (motori a combustione interna ndr) indipendentemente dai loro livello emissivi. Con lo stesso sgomento osserviamo alcuni annunci avanzati in diverse sedi da parte del Governo relativamente alla possibilità di diminuire l’ambizione per l’obiettivo di veicoli elettrici al 2030 stabilito nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, o la possibile apertura del budget allocato nel Fondo Nazionale Strategico per la Mobilità Sostenibile all’acquisto di autobus diesel. Non è questo il momento di fare un passo indietro».

Secondo gli ambientalisti, «Vista la limitatezza dei fondi pubblici, l’unico tipo di sostegno accettabile è quello che accelera l’adozione di soluzioni a emissioni zero per i trasporti pubblici e privati e per la  mobilità attiva, in particolare piste ciclabili e pedonali e supporto all’acquisto di e-bike, il cui ruolo, vista la necessità di distanziamento fisico, diventa nelle città ancora più centrale».

Le associazioni ricordano al governo che «Dopo anni di mancati progressi, i primi mesi del 2020 hanno visto un aumento senza precedenti della vendita delle tecnologie pulite in Ue. In Italia, il mercato delle auto elettriche e ibride ha registrato, nel primo trimestre 2020, una quota di mercato di oltre il 3% dallo 0,29% del 2019. A seguito del crollo delle vendite di auto registrato nella seconda metà di Marzo e Aprile, gli sforzi del governo per riavviare il settore devono essere focalizzati al sostegno del momentum dei veicoli elettrici, e non al supporto di tecnologie obsolete e inquinanti, quali auto a gas, benzina e diesel, inclusi gli ultimi modelli diesel Euro6d. Politiche industriali che guardano al passato fermerebbero la transizione sul nascere, insieme alle opportunità commerciali e di lavoro in altri settori chiave dell’economia, come le reti e le infrastrutture di ricarica. Eventuali piani di salvataggio per l’industria automobilistica devono essere  concessi solo in cambio di piani concreti per implementare la transizione tecnologica necessaria per decarbonizzare i trasporti, come lo stop allo sviluppo di nuovi motori a combustione interna  al più tardi al 2025 e l’impegno a vendere solo auto a zero emissioni dal 2030 in poi».

I gruppi ambientalisti italiani sottolineano che il lockdown ha drasticamente ridotto i livelli di inquinamento atmosferico nelle principali città europee, «ma non vogliamo (né possiamo) dover essere confinati per avere un livello di qualità dell’aria entro i limiti di legge. I fondi destinati al rilancio dell’economia non devono riportarci agli stessi (o peggiori) livelli di inquinamento pre-Covid, creando al contempo un lock-in sulle tecnologie basate sui combustibili fossili.  Con le produzioni in stallo ed ingenti investimenti pubblici riversati per riavviare l’economia, la crisi in atto rappresenta un’occasione imperdibile per costruire il sistema di mobilità che desideriamo come società e le uniche misure ad essere promosse devono essere quelle compatibili con il Green Deal Europeo e il percorso di decarbonizzazione previsto dall’Accordo di Parigi».

Sempre su questi temi, oggi alle 17.30 Legambiente rilancia le sue proposte  nel corso del webinar “La mobilità sostenibile #Fase2”, pensato per confrontarsi, insieme a sindaci, associazioni, RFI e Ministero dell’ambiente. Il Cigno Verde evidenzia che «Garantire il distanziamento sociale, evitare il congestionamento del traffico e ridurre al minimo inquinamento e disagi negli spostamenti: sono alcuni dei problemi con cui si trovano alle prese diverse città in questi primi giorni di “banco di prova” della Fase 2. Criticità che si possono risolvere puntando su una mobilità urbana sempre più condivisa e sostenibile, utile ora nella fase di riapertura, ma con vantaggi che potranno rendere più vivibili le nostre città. Le due sfide su cui puntare sono il potenziamento della sharing mobility e il raddoppio dei chilometri delle piste ciclabili, un intervento, quest’ultimo, già previsto nei PUMS, i Piani urbani per la mobilità sostenibile, che i Comuni devono mettere in campo al più presto. Si tratta di progetti per 2.626 km di nuove piste ciclabili, da sommare ai 2.341 km di quelle già esistenti in 22 città italiane». 

Legambiente fa qualche esempio: «Secondo i piani, Palermo passerebbe dagli attuali 48 a 155 km di piste ciclabili; Firenze da 66,3 a 108,5; Pesaro da 100 a 180; Napoli da 21,3 a 184,3; Bologna da 248 a 969; Bari da 45,7 a 202,7; Milano da 220 a 406; Parma da 125,5 a 296 km».

L’associazione ambientalista rilancia quindi u la proposta per «una ripartenza urbana sostenibile e per un’alternativa credibile all’utilizzo delle auto private nella Fase 2 post Coronavirus, tutelando così ambiente e sicurezza dei cittadini e garantendo una migliore vivibilità dei centri urbani».

Secondo il vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini «Le città saranno il cuore del rilancio post Coronavirus. In questa Fase 2 sarà fondamentale potenziare la disponibilità di biciclette, e-bike, monopattini e scooter elettrici, riducendone i costi d’utilizzo e allargandone l’offerta anche alle aree periferiche dei nostri centri urbani. Non sono ammessi ritardi di nessun tipo: se davvero si vuole avviare una ripartenza urbana green e sostenibile, non si perda questa importante occasione. Sul fronte piste ciclabili, bisognerà puntare al raddoppio dei chilometri attualmente disponibili in Italia, realizzando quanto previsto dai PUMS, i Piani urbani per la mobilità sostenibile che sono già stati approvati. Sul capitolo risorse va aperto un doppio tavolo di confronto, con il Governo e con le imprese, necessario a trovare innanzitutto degli accordi per abbassare i costi dei servizi di sharing mobility, che devono allinearsi quanto più possibile a quelli dei mezzi pubblici e prevedere, ad esempio, la possibilità di abbonamenti a prezzi accessibili della durata di sei mesi. Quanto alla realizzazione di nuove piste ciclabili, il costo stimato di questi interventi è di circa 600 milioni di euro: per fare un confronto, si tratta di meno di un settimo di quanto costerebbe la Gronda di Genova, oltretutto ormai inutile visto che a luglio entrerà in funzione il nuovo ponte progettato dall’architetto Renzo Piano».

Sulla base dei dati PUMS elaborati da Legambiente, ai 2.341 chilometri di piste ciclabili attualmente disponibili in 22 città italiane, andrebbero così ad aggiungersene complessivamente altri 2.626,5. Come sta già avvenendo in diverse altre città nel mondo, punto di partenza potrebbe essere la realizzazione di percorsi ciclabili temporanei, per poi puntare a una loro trasformazione in vere e proprie piste nei mesi successivi. Una soluzione già prospettata da Legambiente (sia nella lettera sulla mobilità post Covid-19 inviata ai sindaci, sia tra le proposte per la Fase 2 elaborate nei giorni scorsi) per la quale sarebbero disponibili le risorse necessarie: 150 milioni di euro stanziati nella Legge di Bilancio 2020 per il co-finanziamento di percorsi ciclabili urbani. 

«Fondamentale – conclude l’associazione ambientalista – sarà il ruolo dei Comuni, chiamati a presentare progetti seri, che mirino a uno sviluppo strategico della rete ciclabile, ma anche a trovare i giusti accordi con le imprese di sharing mobility per garantire una mobilità sostenibile a buon mercato e inclusiva, che si traduca in più mezzi, disponibili in più quartieri e con costi alla portata delle tasche di milioni di cittadini».