Perché Livorno non apre il proprio porto alle navi Sea Watch e Sea Eye?

Mentre cresce l’appello rivolto al sindaco per l’accoglienza, Nogarin ribatte che «la competenza è del ministero dei Trasporti». Ma nel giugno scorso scriveva: «Siamo pronti ad aprire il porto di Livorno e accogliere la nave Acquarius con il suo carico di 629 vite umane»

[3 Gennaio 2019]

Il 2019 è iniziato nel segno di una moderna odissea che sarebbe grottesca, non fosse tragica: da settimane i Paesi dell’Ue – 508 milioni di abitanti – stanno lasciando in mare 49 persone soccorse nel Mediterraneo, alle quali non è stato ancora garantito un porto di approdo sicuro. Si tratta di 32 migranti che dal 22 dicembre sono a bordo della nave della “Sea Watch 3”, mentre altri 17 si trovano a bordo della nave dell’ong “Sea Eye”, che li ha soccorsi in mare lo scorso 29 dicembre.

«Entrambe le imbarcazioni – spiegano dall’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni –  non sono equipaggiate per ospitare a bordo persone per periodi così lunghi, soprattutto in un periodo difficile come quello invernale, con temperature in progressivo abbassamento e con un mare che rischia di diventare sempre più mosso. È inaccettabile lasciare per così tanto tempo in mare, senza un’assistenza adeguata, uomini, donne e bambini che hanno rischiato la vita a bordo di barche fatiscenti dopo avere affrontato le difficoltà di un viaggio che – dai Paesi di origine in poi – è spesso caratterizzato da esperienze drammatiche e violente. È urgente e necessario che gli Stati europei dimostrino senso di responsabilità e di solidarietà per i migranti e rifugiati e offrano quanto prima un porto di approdo sicuro alle 49 persone in questione».

Tutto questo però non sta accadendo a causa delle politiche basate sulla xenofobia e sulla paura portate avanti da Paesi come il nostro, nonostante alcuni sindaci – come quelli di Berlino, Amburgo e Brema, ma anche Palermo e Napoli – si siano già dimostrati aperti all’accoglienza. Anche da Livorno è arrivato un appello in tal senso (firmato da Buongiorno Livorno, Città Diversa, Futuro!, Mdp – Articolo 1, Partito Democratico, Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, Sinistra Italiana, CGIL, Anpi, Arci, Anppia, DemA.): «Chiediamo al sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, di aprire il nostro porto e la nostra città per accogliere le donne, i bambini e gli uomini a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye».

Lo scorso giugno lo stesso sindaco Nogarin (M5S), intervenendo in merito all’analoga vicenda della nave Acquarius, ricordò su Facebook – in un post durato però neanche un’ora – che «Livorno è la città delle nazioni. È nata e si è consolidata come porto franco, come comunità di popoli diversi, capaci di integrarsi e crescere nel rispetto delle peculiarità di ciascuno. È il momento di riaffermare quali sono i nostri valori».

Oggi però risponde all’appello che gli viene rivolto ribattendo che «i valori su cui si fonda la nostra comunità, oggi, non sono in discussione. Come non è in discussione la competenza sui porti, che non è del sindaco ma del ministero dei Trasporti». Come mostra però il suo stesso intervento nel giugno scorso, qualcosa evidentemente è possibile fare: «Siamo pronti – scriveva a giugno il sindaco – ad aprire il porto di Livorno e accogliere la nave Acquarius con il suo carico di 629 vite umane. Ho già dato la nostra disponibilità al ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, e ne ho parlato con il presidente della Camera Roberto Fico. Io capisco perfettamente che si voglia dare un segnale all’Europa, chiedendo un cambio di passo sulle politiche migratorie ma questo braccio di ferro con Bruxelles non può essere fatto sulla pelle di centinaia di uomini, donne e bambini».

Del resto, come sottolineano oggi dalla Silp-Cgil di Livorno associandosi all’appello rivolto al sindaco, «il rispetto della legalità sul territorio italiano non può partire da una pregiudiziale e assurda “esclusione preventiva” nei confronti di persone che, fino a prova contraria, non hanno commesso alcun reato ma che hanno invece bisogno di essere soccorse e salvate […] Non si risolve il “problema sicurezza” lasciando “preventivamente” in mare esseri umani innocenti. Ferme restando le responsabilità politiche e gestionali passate e presenti, in questo momento si tratta semplicemente di prestare soccorso a chi vede la propria vita in pericolo».