Il presidente Mattarella ha confermato la data indicata dal governo. Sprecati centinaia di milioni di euro

Petrolio, nessun election day: sulle trivelle si vota il 17 aprile

Greenpeace: «Tutto per scongiurare il quorum e avvantaggiare i petrolieri». Legambiente: «In questi due mesi sarà mobilitazione ambientalista»

[17 Febbraio 2016]

Con decreto emanato dal presidente Mattarella, e pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale, il referendum sulle trivelle petrolifere ha trovato la sua data definitiva. Domenica 17 aprile gli italiani saranno chiamati a esprimersi sul seguente quesito: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto  legislativo  3  aprile  2006,  n.  152,  “Norme  in  materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la  formazione  del  bilancio annuale e  pluriennale  dello  Stato  (legge  di  stabilità  2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile  del giacimento,  nel  rispetto  degli  standard   di   sicurezza   e   di salvaguardia ambientale”?».

In caso di vittoria del sì, dunque, non potranno essere prorogati i titoli minerari già concessi per le trivellazioni offshore entro le 12 miglia marine. Questo è quanto ad oggi consentito dalla Corte costituzionale, anche se – come ricorda Legambiente – è tuttora aperta la questione di altri due quesiti pendenti per conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte; se questa li ammettesse, paradossalmente gli italiani sarebbero chiamati di nuovo alle urne sullo stesso argomento, con nuovi sprechi e ancor meno buon senso.

Quel che è certo al momento è che dal referendum emergerà un effetto tutto sommato limitato, ma dal grande impatto simbolico (e politico) nel merito per individuare quale strategia energetica i cittadini auspicano per il Paese. Dalle urne arriverà un atteso responso, ma quel che già è certo è che per raggiungerlo si saranno sprecati centinaia di milioni di risorse pubbliche, che sarebbe stato possibile risparmiare con un election day (ovvero, accorpando la consultazione referendaria con il voto per le amministrative).

«Renzi, pur di fare cassa – ricorda oggi Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e clima di Greenpeace – aveva esordito vendendo auto blu su eBay. Ancora prima il PD, sempre per risparmiare risorse, aveva giustamente fatto pressione su Berlusconi per accorpare i referendum con le amministrative nel 2011. Oggi hanno cambiato verso. Fanno esattamente quanto fece il loro storico avversario, nel tentativo evidente di ridurre la partecipazione al voto. Il fatto è che la maggioranza degli italiani è contraria alle trivelle e Renzi lo sa bene».

Secondo l’associazione ambientalista, lo spreco gratuito di risorse pubbliche – che sarebbe stato possibile risparmiare con l’Election Day – coincide in questo caso con una sottrazione di democrazia ingiustificabile. La durata della campagna elettorale risulta compressa al limite della legge: è possibile, ad esempio, che non vi siano i tempi tecnici per garantire almeno i 45 giorni previsti dalla legge sulla par condicio. Per Greenpeace Renzi ostacola apertamente il diritto degli italiani a informarsi e a esprimersi consapevolmente il giorno del voto, e lo fa a nostre spese, sprecando tra i 350 e i 400 milioni di euro di soldi pubblici (stime più conservative parlano di 300 milioni di euro): «Tutto per scongiurare il quorum elettorale, svilire l’istituto referendario, avvantaggiare i petrolieri».

«Ce la metteremo tutta per informare i cittadini sul quesito e sull’importanza della partita in gioco, anche se siamo consapevoli della difficoltà di affrontare questa partita in soli due mesi – dichiara nel merito Rossella Muroni, presidente di Legambiente – È l’occasione per fare informazione sulla mancanza di una politica strategica sull’energia nel nostro Paese e parlare del futuro energetico. Insieme a tutte le organizzazioni favorevoli a questo referendum e a tutti i nostri circoli e le nostre strutture sul territorio – conclude Muroni – organizzeremo la mobilitazione. Con un tempo così ridotto a disposizione e con un quesito ridotto all’osso, sarà un grande sforzo, ma daremo il massimo per cercare di convincere gli italiani a votare. Saranno due mesi di intenso lavoro per parlare del futuro dell’energia, che non passa dalle trivelle e dalle fonti fossili ma dalle rinnovabili e dall’innovazione, nell’interesse delle famiglie e del clima».