Bioshopper, Legambiente: «Basta con lo scaricabarile tra i ministeri ambiente e salute»

Basta allarmismo su presunti problemi igienico sanitari. Si consenta subito l’uso di retine riutilizzabili come in altri Paesi europei. Senza alternative si tolga l’obbligo del pagamento per i consumatori

[5 Gennaio 2018]

E’ durissimo il commento del direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani sulla circolare interpretativa diffusa ieri dal ministero dell’ambiente in merito alla norma sui biosacchetti per frutta e verdura: «I ministeri dell’Ambiente e della Salute la smettano di lasciare in sospeso i consumatori del nostro paese con argomentazioni vaghe e pretestuose e di praticare un incomprensibile rimpallo di responsabilità sulla vicenda delle retine riutilizzabili per frutta e verdura. Serve con urgenza una nota ufficiale congiunta dei due dicasteri che autorizzi la grande distribuzione a garantire ai cittadini un’alternativa riutilizzabile alle buste compostabili monouso, così come avviene già in diversi Paesi europei».

Secondo Legambiente quella di Galletti è «Una nota che non fa altro che rimpallare la responsabilità al dicastero della salute per valutare la conformità alle normative igienico-alimentari dei sacchetti monouso e che lascia presagire il divieto dell’uso dei sacchetti riutilizzabili per presunti problemi igienico sanitari, come emerso anche dall’intervista rilasciata dal segretario generale del ministero della salute giuseppe Ruocco».

Ciafani aggiunge: «Non ci si risulta che in Germania, Svizzera e negli altri paesi europei ci siano mai state epidemie causate dalla contaminazione da sacchetti o retine riutilizzabili nei supermercati. E poi i reparti dell’ortofrutta dei supermercati non sono sterili come camere operatorie. L’inevitabile e naturale presenza della terra residua dalle attività agricole ad esempio testimonia che i rischi igienico sanitari paventati sono davvero pretestuosi. Smettiamola con questi falsi allarmismi. Siamo di fronte a una norma sacrosanta finita però nel tritacarne mediatico per alcuni errori imperdonabili commessi dal governo. La legge è dello scorso luglio, non è possibile che ancora non si chiarisca ai supermercati e agli stessi cittadini quali sporte riutilizzabili è possibile usare».

Il Cigno Verde fa notare che «La nuova disposizione, sicuramente più restrittiva rispetto alle altre adottate in Europa, deve essere un vanto per l’Italia nella battaglia contro l’inquinamento da plastica non gestita correttamente».

Il direttore di Legambiente  conclude: «Il nostro Paese fino a sei anni fa era tra i maggiori consumatori in Europa di sacchetti di plastica per l’asporto merci, ma grazie alla legge del 2012 è stato possibile ridurre del 55% l’uso di shopper. Il costo dei sacchetti serve proprio a disincentivare l’uso di sporte usa e getta. Ora mettiamo finalmente la parola fine a questa assurda vicenda, prevedendo un’alternativa gratuita e riutilizzabile anche per i sacchetti per frutta e verdura e spiegando ai cittadini la grande portata di questa legge. Se questo non sarà possibile, allora è meglio togliere dalla legge l’obbligo di pagamento per il consumatore dell’acquisto dei sacchetti compostabili, che tornerà in carico alle aziende della Grande distribuzione organizzata».

Che comunque, aggiungiamo noi, poi lo scaricheranno sul consumatore come facevano prima con i sacchetti di plastica dell’ortofrutta, ma nessuno si lamentava perché non se ne accorgeva sullo scontrino.