Cnr, sui fondali della laguna di Venezia c’è «una sorta di ‘terra dei fuochi’ subacquea»

Grazie a una "ecografia" dei canali lagunari il Consiglio nazionale delle ricerche documenta la presenza di una gran quantità di rifiuti

[22 Maggio 2019]

La laguna di Venezia, vero e proprio gioiello che attira turisti da ogni angolo del mondo, nasconde sotto il pelo dell’acqua una gran quantità di rifiuti che il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) è riuscito a rilevare attraverso una mappatura svolta con strumenti geofisici ad altissima risoluzione.

Attraverso lo studio Assessing the human footprint on the sea-floor of coastal systems: the case of the Venice Lagoon, Italy – appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature – il Cnr mostra chiaramente che «non ci si deve preoccupare solo della presenza sempre più invasiva di rifiuti antropici sulla superficie del mare o sulle spiagge, ma anche di quelli che si accumulano sul fondale, per certi versi più rischiosi proprio in quanto invisibili – dichiara Elisabetta Campiani, responsabile dell’analisi dell’elaborazione dei modelli digitali del terreno e, assieme a Federica Foglini, della produzione delle immagini – Sono necessari la massima cura e un team molto articolato e preparato per elaborare masse di dati digitali enormi e sfruttarli al massimo della risoluzione spaziale, in modo da non tralasciare nessun segno delle molteplici e non sempre note attività dell’uomo sui fondali».

Come sottolineano dal Cnr, in un’epoca in cui la dinamica del Pianeta è condizionata in modo sostanziale e pervasivo dall’azione dell’uomo, anche il fondo marino è stato modificato radicalmente da attività quali la pesca, i dragaggi, la navigazione, le infrastrutture costiere e, non da ultimo, dall’abbandono di un’inimmaginabile quantità di rifiuti sul fondo. «Una sorta di ‘terra dei fuochi’ subacquea in cui un misto di incuria, dolo e inconsapevolezza porta molte persone a credere che quanto si getta in mare non abbia conseguenza sugli ecosistemi e sulla salute umana, solo perché questo ambiente non è immediatamente visibile e ci induce a fingere che il problema non esista – osserva Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento di scienze del sistema Terra del Cnr e ideatore della ricerca, finanziata dal progetto Ritmare del ministero dell’Istruzione – Abbiamo scelto la laguna di Venezia per testare questo approccio allo scopo di far capire che in tutte le aree costiere e nei fondali marini non abbiamo solo il problema dell’inquinamento da sostanze chimiche ma anche quello dei rifiuti solidi, al di là delle plastiche e microplastiche oggetto di una diffusa attenzione, e quello di strutture necessarie come moli e dighe, rispetto alle quali però bisogna tenere conto delle modifiche ai campi di corrente che esse stesse inducono e da cui possono essere messe in pericolo».