Il Consiglio di Stato sui bioshopper per frutta e verdura: si può portare da casa il sacchetto

Legambiente: «Non basta. Il ministero della saluta consenta subito l’uso di retine riutilizzabili così come avviene in altri Paesi europei»

[5 Aprile 2018]

Con un parere sollecitato dello stesso ministero della salute, il  Consiglio di Stato ha autorizzato di fatto i consumatori a portare da casa il sacchetto per l’acquisto dell’ortofrutta anziché acquistarlo negli esercizi commerciali. Infatti il parere conclude: «In questa prospettiva, è dunque coerente con lo strumento scelto dal legislatore la possibilità per i consumatori di utilizzare sacchetti dagli stessi reperiti al di fuori degli esercizi commerciali nei quali sono destinati ad essere utilizzati. A tale conclusione si giunge anche ponendo l’attenzione sul fatto che la necessaria onerosità della busta in plastica, quanto meno indirettamente, vuole anche incentivare l’utilizzo di materiali alternativi alla plastica, meno inquinanti, quale in primo luogo la carta. Ne deriva, che deve certamente ammettersi la possibilità di utilizzare – in luogo delle borse ultraleggere messe a disposizioni, a pagamento, nell’esercizio commerciale – contenitori alternativi alle buste in plastica, comunque idonei a contenere alimenti quale frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore; non potendosi inoltre escludere, alla luce della normativa vigente, che per talune tipologie di prodotto uno specifico contenitore non sia neppure necessario. Peraltro, in considerazione dell’imprescindibile rispetto della normativa in tema di igiene e sicurezza alimentare, ciascun esercizio commerciale sarà tenuto, secondo le modalità dallo stesso ritenute più appropriate, alla verifica dell’idoneità e della conformità a legge dei sacchetti utilizzati dal consumatore, siano essi messi a disposizione dell’esercizio commerciale stesso, siano essi introdotti nei locali autonomamente dal consumatore. In quanto soggetto che deve garantire l’integrità dei prodotti ceduti dallo stesso, può vietare l’utilizzo di contenitori autonomamente reperiti dal consumatore solo se non conformi alla normativa di volta in volta applicabile per ciascuna tipologia di merce, o comunque in concreto non idonei a venire in contatto con gli alimenti».

Secondo il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, «Il parere del Consiglio di Stato sui sacchetti per l’ortofrutta è un piccolo passo in avanti ma non basta. È urgente che il ministero della salute, così come chiediamo da quattro mesi, prenda una posizione ufficiale autorizzando la grande distribuzione a garantire ai cittadini un’alternativa riutilizzabile alle buste compostabili monouso, a partire dall’uso di retine, così come avviene già in diversi Paesi europei».

Ciafani sottolinea che «I supermercati sono già pronti a vendere retine e non ci si risulta che negli altri paesi europei ci siano mai state epidemie causate dalla contaminazione da sacchetti riutilizzabili nei supermercati. L’inevitabile e naturale presenza della terra residua dalle attività agricole ad esempio testimonia che i rischi paventati dal segretario generale del ministero della Salute, che ha indicato l’utilizzo di sacchetti monouso per questioni igienico sanitari, sono davvero pretestuosi. Smettiamola con questi falsi allarmismi. La legge è dello scorso luglio, non è possibile che ancora non si chiarisca ai supermercati e agli stessi cittadini quali sporte riutilizzabili è possibile usare».

Per Legambiente, «La nuova disposizione, sicuramente più restrittiva rispetto alle altre adottate in Europa, deve essere un vanto per l’Italia nella battaglia contro l’inquinamento da plastica non gestita correttamente. Il nostro Paese, infatti, è stato il primo in Europa ad approvare la legge contro gli shopper non compostabili, approvata nel 2006 ed entrata in vigore nel 2012, ad applicare dal 1 gennaio 2018 la messa al bando dei sacchetti leggeri e ultraleggeri di plastica tradizionale, a dire stop ai cotton fioc non biodegradabili e compostabili (dal 2019) e alle microplastiche nei cosmetici (a partire dal 2020). Non va inoltre dimenticato l’impegno sul fronte dell’economia circolare promosso da Comuni, Consorzi ed imprese private».