Donne, rifiuti e pregiudizi

Rapporto Unep dimostra quanto e come la gestione dei rifiuti sia strettamente legata alla diseguaglianza di genere

[10 Ottobre 2019]

Dal 2016, l’International environmental technology centre dell’United Nations environment programme (Unep-Ietc) lavora al progetto Waste and Climate Change, riguardante rifiuti e cambiamenti climatici e mirante a ridurre l’impatto dei rifiuti sul clima e a rafforzare le capacità di gestione grazie a un maggior sostegno politico a livello locale e nazionale e locale in Bhutan, Mongolia e Nepal. Il progetto, finanziato dall’International Climate Initiative (IKI) e dall’Unep-Ietc collabora con partner dei 3 Paesi e, insieme al Global Resource Information Database Arendal, ha pubblicato il rapporto “Gender and Waste Nexus: Experiences from Bhutan, Mongolia and Nepal” che ha rivelato quanto siano ancora radicati i pregiudizi nel campo della gestione dei rifiuti.

L’Unep fa l’esempio di quanto detto ai suoi ricercatori dal responsabile dell’Ulaanbaatar TUK, un’impresa pubblica che raccoglie i rifiuti nella capitale della Mongolia: «Le donne non possono fare i camionisti perché è un lavoro sporco. Come potrebbero cucinare per la loro famiglia la sera con le mani sporche?»

Una convinzione che è la stessa che avevano in molti fino a qualche decina di anni fa anche in Italia e che non è certo limitata al solo dirigente mongolo, né a un solo Paese. Il rapporto Unep-Ietc IKI riporta quanto detto da un impiegato di Greener Way, un’impresa privata che gestisce i rifiuti in Bhutan, il piccolo regno buddista himalayano noto per aver inventato l’indice della felicità, ma dove evidentemente non ha ancora attecchito la parità di genere: «Ci sono solo uomini nel settore della raccolta dei rifiuti, perché le donne non sono in grado di svuotare i rifiuti. bidoni della spazzatura pesanti».

Convinzioni sessiste che cozzano con la realtà: dal rapporto emerge che in tutto il mondo le donne sono sempre più coinvolte nella gestione dei rifiuti – anche se in molti Paesi lavorano spesso gratuitamente – e, nonostante i pregiudizi contro di loro – il ruolo svolto dalle donne è enorme ed essenziale. Inoltre, Unep-Ietc e IKI fanno notare che «E’ assolutamente possibile promuovere l’eguaglianza dei sessi con politiche di gestione intelligenti dei rifiuti».

Claudia Giacovelli, responsabile del programma per l’ Unep-Ietc , sottolinea: «Constatiamo una divisione del lavoro in tutti i settori basata su idee superate sui ruoli e gli stereotipi sessisti. E’ il caso anche del settore dei rifiuti. Fortunatamente, mettendo l’accento sulla sostenibilità, constatiamo che il ruolo delle donne nella gestione dei rifiuti evolve e migliora. Questo fornisce loro delle opportunità di lavoro e le au iuta a svolgere un ruolo più uguale nella società»

Per la 39enne Lilawati Shah, madre di 4 bambini che vive nella periferia della capitale nepalese Katmandu, il settore dei rifiuti rappresenta un’opportunità di indipendenza e per contribuire finanziariamente al benessere della sua famiglia. Nel 2004, cCon suo marito ha aperto un kawadi, un magazzino di ferraglia, e spiega. «oggi, posso comprare e vendere articoli di riciclaggio in maniera indipendente Sono fiera di contribuire in modo uguale alla presa di decisioni e di far parte della soluzion, non solo nella mia famiglia, ma anche all’interno della comunità».

Anche la 43enne bhutanese Karma è orgogliosa del ruolo che svolge nella comunità: dirige un’associazione di 150 donne che lavora a una migliore gestione dei rifiuti e decine di loro fabbricano e vendono dei prodotti realizzati a partire dai rifiuti di plastica. Recentemente, altre donne si sono dedicate a produrre compost a partire dai rifiuti organici. Karma non nasconde le difficoltà che ha dovuto superare: «Quando dono arrivata la prima volata in questa comunità 21 anni fa, l’ambiente era inquinato dai rifiuti e tutti a Thimphu (la capitale del Bhutan, ndr) criticavano la nostra comunità per la sua estrema sporcizia. Oggi, puliamo le strade due volte a settimana, gestiamo I nostri rifiuti, raccogliamo le bottiglie di plastica porta a porta per rivenderle a degli specialisti e le ricicliamo. La nostra comunità è una della comunità residenziali più pulite di Thimphu. Mi sono appassionata anche alla sensibilizzazione per una gestione appropriata dei rifiuti. Rimprovero sempre la gente che getta i suoi rifiuti per terra, che lo vogliano o no!»

In Mongolia, la 59enne Tserenjav Sodnompil ha fondato e dirige il più grande impianto di raccolta per il riciclaggio di rifiuti di Ulan Bator, la capitale, e le sue attività si sono così sviluppate che ha dovuto chiamare sua figlia a gestire il sito originario.

Ma l’Unep ricorda che se sono stati realizzati dei progressi nella formazione che permettono alle donne di partecipare maggiormente (e guadagnare) della gestione dei rifiuti, restano dei grossi ostacoli da superare: «nei tre Paesi studiati, le donne sono maggioritarie in numerosi ruoli informali quali la raccolta dei rifiuti nelle discariche. Però, mano a mano che I sistemi di gestione dei rifiuti si professionalizzano, ad esserne i beneficiari sono spesso gli uomini, occupando dei posti di lavoro più lucrativi e più sicuri quando questi diventano disponibili».

La Giacovelli conclude facendo notare che, mentre il rapporto si occupa di soli tre Paesi, i suoi risultati vanno ben oltre: «abbiamo visto sempre più ricerche e professionisti dimostrare le la gestione dei rifiuti non è neutra. Sappiamo che le ineguaglianze che le ineguaglianze che esistono nella società sono inerenti a questo settore. Però le cose possono cambiare in meglio, Se i decisori politici, le imprese e le comunità riescono a superare gli stereotipi tradizionali, la gestione dei rifiuti offre un’enorme opportunità per l rafforzare in modo uguale la partecipazione delle donne e degli uomini nella società».