Flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia, presentato il rapporto dell’Osservatorio

Costa: «All’ultimo miglio il decreto ministeriale sui pneumatici fuori uso. In dirittura d’arrivo anche l’end of waste sul polverino»

[21 Gennaio 2020]

La premessa dalla quale parte il rapporto “I Flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia”, presentato oggi a Roma al ministero dell’ambiente, è che «Conoscere è il primo passo per combattere l’illegalità che ancora penalizza gli operatori onesti del settore».

Alla presentazione del documento conclusivo, che illustra l’attività svolta dall’Osservatorio e di Cambio Pulito, la piattaforma di whistleblowing riservata agli operatori del settore, nel contrastare le pratiche illegali del settore degli pneumatici e PFU – un progetto è promosso da Legambiente insieme ai consorzi per la gestione degli Pneumatici Fuori Uso (PFU) Ecopneus, EcoTyre e Greentire, che gestiscono circa l’85% del totale nazionale, e le associazioni di categoria Confartigianato, CNA, Airp, Federpneus e Assogomma – è intervenuto anche il ministro dell’ambiente Sergio Costa che ha annunciato: «E’ all’ultimo miglio il decreto ministeriale sulla raccolta e gestione dei pneumatici fuori uso, che è adesso all’esame del ministero della Giustizia. Entro fine febbraio dovrebbe essere pronto per la firma». E costa ha detto che «E’all’ultimo miglio pure un altro decreto sull’end of waste, quello sulla cessazione della qualifica di rifiuto del polverino da gomma vulcanizzata. Stimo che in quindici giorni il percorso sia terminato».

Il rapporto è frutto di un lavoro di oltre due anni e mezzo, che ha permesso di definire un quadro chiaro delle aree di criticità «che espongono a illegalità e irregolarità un sistema, quello della raccolta e recupero dei PFU, che rappresenta per l’Italia un caso di eccellenza nella gestione dei rifiuti e nel percorso del Paese verso l’economia circolare e che ogni anno assicura su tutto il territorio nazionale il recupero di oltre 380.000 tonnellate di PFU raccolte presso gommisti, autofficine e stazioni di servizio. Si stimano, infatti, tra 30 e 40mila le tonnellate di pneumatici che ogni anno vengono immessi illegalmente nel mercato nazionale, a cui si legano un mancato versamento del contributo ambientale per la loro raccolta e riciclo pari a un totale di circa 12 milioni di Euro, evasione dell’IVA stimabile in circa 80 milioni di Euro ed un’esposizione al rischio di abbandono nell’ambiente di pneumatici fuori uso derivanti da attività illegali, che non esistono e sono dunque fuori dalle regole del sistema nazionale di gestione dei PFU. Nonostante il Ministero dell’Ambiente dal gennaio 2019 abbia imposto ai consorzi che curano raccolta e recupero dei PFU un innalzamento del target di gestione pari ad un +5%, i flussi illegali continuano a condizionare fortemente il funzionamento del sistema e a penalizzare l’attività degli operatori onesti. I PFU generati illegalmente infatti, finiscono per confondersi nella massa complessiva di PFU da raccogliere, facendo saltare gli obiettivi fissati ogni anno e causando due impatti negativi: l’accumulo di PFU nei piazzali degli operatori e il rischio di abbandoni illegali nell’ambiente».

Dal giugno 2017 al 15 dicembre 2019, il lavoro dell’Osservatorio ha permesso di tracciare un quadro chiaro della situazione: 361 le denunce di illeciti registrate, che hanno riguardato 301 società e all’Osservatorio sottolineano che «Le segnalazioni raccolte – processate da Legambiente attraverso i propri avvocati dei Centri di Azione Giuridica (Ceag) – sono risultate nella quasi totalità dei casi precise e circostanziate, corredate da documentazione a supporto, tanto da concretizzarsi in 8 esposti inoltrati alle Forze dell’Ordine: ai Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, con la segnalazione di 136 aziende (126 italiane e 10 straniere), con il 35% degli operatori successivamente sottoposti a controllo che è stato oggetto di sanzioni; all’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza, con la segnalazione di 14 siti internet (5 italiani, 9 esteri); al Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, con la segnalazione di 24 casi nella sola Campania. Tutti gli esposti si sono concentrati su presunte commercializzazioni illegali online (spesso con l’estero, verso cui l’azione di contrasto e repressione appare ancora complessa e spesso dalle “armi spuntate”) e smaltimento illecito, sull’omesso versamento contributo IVA e contributo ambientale, esercizio abusivo della professione e concorrenza sleale. Circa l’80% delle segnalazioni ha riguardato presunte violazioni delle regole di commercio, della libera concorrenza e del mercato del lavoro e grazie ad esse è stato possibile mettere a fuoco anche la dinamica della recrudescenza di furti di pneumatici nuovi per l’immissione di pneumatici nel mercato nero (soprattutto online). La parte di filiera che gestisce i PFU, pneumatici a fine vita, vede invece l’illegalità sostanziarsi in: mercato di PFU spacciati per gomme usate, furti di PFU per attività di riciclo illegale, truffa sui sistemi di pesatura dei PFU. In merito alla distribuzione geografica, tra le regioni più interessate dalle segnalazioni risultano la Campania, che ha raccolto in assoluto il maggior numero di segnalazioni (77), seguita da Lombardia (51), Puglia (25), Abruzzo (22), Emilia Romagna (21), Sicilia (18), Calabria (17), Liguria (15) e Lazio (14)».

Enrico Fontana, coordinatore dell’Osservatorio, ha evidenziato che «Dal 2011, grazie al decreto del Ministero dell’Ambiente che ha introdotto il nuovo sistema di raccolta e gestione dei PFU, fondato sul contributo ambientale e la responsabilità dei produttori, l’Italia si è lasciata definitivamente alle spalle una situazione fatta di abbandoni sistematici di PFU, con gravi rischi ambientali, testimoniati dai cosiddetti stock storici di questi rifiuti ormai svuotati. Non solo: il nostro Paese può contare oggi, anche per questa filiera dell’economia circolare, su un sistema di eccellenza in Europa e non può permettersi che questo patrimonio, attraverso cui si generano risorse economiche e posti di lavoro nelle filiere dell’economia circolare, con importanti benefici ambientali, sia compromesso da chi opera nell’illegalità. Per questa ragione è importante che realtà diverse tra di loro, da Legambiente ai principali consorzi di gestione dei PFU fino alle associazioni di categoria, abbiamo deciso di condividere un impegno concreto a tutela della grande maggioranza di operatori onesti, che sono i primi a subire le conseguenze sul mercato di chi accumula profitti illegalmente».

Il rapporto evidenzia che «E’ necessario, dunque, agire concretamente per far sì che tutti i quantitativi di PFU siano ricondotti alla legalità e al sistema nazionale di gestione dei PFU, garantendo il recupero di tutti i PFU generati e soprattutto tutelare gli operatori corretti». Da qui le proposte che la filiera ha presentato oggi al Ministro Costa, finalizzate a «Una più efficace azione di contrasto dei fenomeni illegali, agendo su alcuni ambiti principali: trasparenza del sistema di raccolta e avvio al riciclo di PFU; tracciabilità dei flussi di generazione dei PFU; rafforzamento del sistema di controlli; promozione delle filiere di recupero di materia della gomma riciclata da PFU». Tra le azioni auspicate: «l’istituzione del Registro dei produttori e degli importatori di pneumatici e aggiornamento almeno semestrale della Banca Informativa Pneumatici BIP, già esistente presso il Ministero dell’Ambiente; istituzione presso il Ministero di un Ufficio di controllo dei soggetti autorizzati alla raccolta di PFU (consorzi e individuali); la costituzione di una vera e propria task force tra forze dell’ordine e Agenzia delle Dogane, per contrastare i fenomeni di vendita in nero di pneumatici, i traffici e gli smaltimenti illegali di PFU; istituzione di un Tavolo permanente di Consultazione presso il Ministero con i sistemi collettivi di gestione dei PFU e le associazioni di rappresentanza delle impese di filiera».

Costa ha espresso apprezzamento per il rapporto, e ha ringraziato la filiera coinvolta  nel progetto per «aver costruito un centro gravitazionale di pensiero e di proposte su una questione per me prioritaria, anche nella mia esperienza professionale pregressa, per le indagini che conducevo».

Il ministro ha concluso ricordando «la creazione al ministero dell’ambiente della nuova direzione generale sull’economia circolare, con la quale la filiera potrà dialogare, visto che per me il senso della partecipazione è significativo. Il nostro intento è provare ad assecondare con il nuovo decreto ministeriale quello che avete chiesto, sperimentandolo sul territorio, verificando se così funziona o se occorre modificarlo. Bisogna fare in modo che il sistema normativo sia elastico».