Grazie alla cooperazione il Libano sta prendendo coscienza del problema rifiuti

Cospe: «Il cambiamento può avvenire solo con il diretto coinvolgimento delle comunità locali»

[5 Giugno 2019]

Il progetto SWaMAkkar – Supporting sustainable solid waste management in Jurd el-Kaytee – partenariato di organizzazioni locali, italiane e internazionali impegnate nella lotta per un ambiente più pulito – sta dando vita in questi giorni a una campagna di sensibilizzazione per la riduzione dei rifiuti nel Libano del nord, #togethertochange. Lo scopo della campagna è quello di risvegliare la coscienza collettiva e riportare la cittadinanza ad un impegno per il bene comune, tramite l’attivazione di un processo virtuoso di passaggio di buone pratiche, in raccordo con gli attori chiave delle comunità dell’Unione delle Municipalità di Jurd el-Kaytee.

Durante i mesi di aprile e maggio il progetto ha concentrato il suo interesse sul problema del littering, ovvero del malcostume di abbandonare i propri rifiuti ovunque. Essendo il Libano un campione della specialità, è venuto naturale di dedicare delle attività al contrasto e alla prevenzione di certe prassi. Sono stati quindi avvicinati gli studenti delle scuole medie, la società civile organizzata (associazioni locali) e i 15 Comuni partner del progetto direttamente coinvolti nella protezione dell’ambiente e nella prevenzione di reati ambientali, anche tramite le forze di polizia municipale.

Il lavoro ha seguito quindi due assi paralleli: attività di ripulitura delle aree circostanti le scuole con gli studenti; incontri pubblici con le associazioni e istituzioni locali per analizzare la problematica in un’ottica partecipativa e nella speranza di innescare delle iniziative virtuose da parte degli attori direttamente interessati.

Gli studenti avvicinati sono stati quelli già coinvolti in attività precedenti nei mesi di gennaio e febbraio, come i workshop in classe sulla protezione dell’ambiente e la piantumazione di alberi nelle loro comunità. Circa 550 studenti e 31 insegnanti hanno partecipato alle giornate di pulizia. In totale sono stati raccolti 275 Kg di spazzatura, per lo più composta da sacchetti di patatine, buste e bottiglie di plastica, pagine strappate di quaderni quando non quaderni interi, penne e materiale plastico di vario genere. Insomma, tutti elementi che individuano negli studenti stessi i primi ‘colpevoli’. Perciò ci si è rivolti a loro, nella speranza di far capire con l’esperienza diretta quanto le loro azioni quotidiane abbiano un impatto immediato e potenzialmente devastante sull’ambiente nel quale vivono.

La buona notizia è che mentre alcuni ragazzi della scuola di Hrar stavano raccogliendo l’immondizia, un loro compagno ha gettato la cartaccia di un panino in terra ed è stato immediatamente ripreso: “Haram Bassem!”. Un primo segnale di cambiamento, inshallah.

Per quanto concerne gli altri attori, sono stati organizzati incontri pubblici dove il problema è stato analizzato e chiesto ai presenti di farsi ambasciatori della campagna nelle loro comunità. Amministratori locali, capi religiosi, associazioni di donne e gruppi scout hanno partecipato, ascoltato e lanciato idee e proposte. Adesso il progetto può contare su di un gruppo di volontari che aiuteranno nel disseminare i contenuti della campagna di sensibilizzazione e coi quali è stato deciso di organizzare una giornata di riflessione e pulizia di un’area verde nella municipalità di Fneidek il 22 giugno prossimo. Un contributo alla Giornata mondiale dell’ambiente (che cade oggi, 5 giugno), con qualche giorno di ritardo.

Di certo c’è ancora molto da lavorare: il tema ambientale in un Paese come il Libano è di fatto ai suoi albori. Tuttavia la strategia del progetto è chiara e alla conclusione della prima annualità si ha la sensazione che sia stata creata una solida rete di relazioni sulla quale possano essere sviluppat iulteriori passi per gli anni a venire. Piano piano sta crescendo una comunità nella comunità, con l’obiettivo di far giungere il messaggio a più persone possibile. Perché il cambiamento può avvenire solo con il diretto coinvolgimento delle comunità locali.

di Federico Saracini, Cospe Onlus per greenreport.it