Il Cile è il primo Paese latinoamericano a proibire i sacchetti di plastica

Dal 3 febbraio, per i supermercati ammende fino a 240.000 dollari. Bioplastica solubile made in Chile

[4 Febbraio 2019]

L’annuncio lo ha dato direttamente il 2 febbraio con un Tweet il presidente della repubblica del Cile Sebastian Piñera: « Da quando è stata promulgata la legge che proibisce i sacchetti di plastica, abbiamo risparmiato + un miliardo di sacchetti che richiedono un secondo per essere prodotti, si usano per 15 minuti e inquinano i nostri mari e città per 400 anni. A partire da domani il divieto sarà totale per i supermercati. Viva un Chile Limpio!».

In una nota ufficiale, la ministro dell’ambiente Carolina Schmidt ha fatto  il punto sulla legge dei sacchetti di plastica e ha fornito alternative ai consumatori: «A partire da domenica 3 febbraio, le grandi imprese al dettaglio non possono fornire sacchetti di plastica, realizzando una nuova pietra miliare nella la legge che vietava la consegna di questi elementi in commercio in tutto il Cile».

La Schmidt ha sottolineato che «Il Cile, riconoscendo una profonda esigenza della cittadinanza, è il primo paese dell’America Latina a vietare la consegna di sacchetti di plastica nel commercio in tutto il territorio nazionale. DA domenica, 3 febbraio, le grandi aziende, come supermercati o grandi magazzini, non possono più consegnare borse di plastica, realizzando in Cile una nuova pietra miliare nella cura dell’ambiente» La Schmidt ha aggiunto che «In questi 6 mesi di applicazione della legge, in cui tutte le imprese potevano consegnare fino a due sacchi per acquisto, si sono già visti risultati importanti: possiamo dire con soddisfazione che in questo periodo è stata evitata la consegna di circa un miliardo di buste di plastica, che non contamineranno più l’oceano, i fiumi oi nostri quartieri».

Il ministero dell’ambiente del Cile spiega che un miliardo di shopper di plastica messi uno accanto all’atro equivalgono a una lunghezza di 500.000 Km, «Vale a dire 1,3 volte la distanza tra la Terra e la Luna, si potrebbe farci il giro della Terra 12,5 volte o coprire 100 volte la distanza tra Arica e Punta Arenas. E se consideriamo il peso di queste borse che sono state tolte dalla circolazione, raggiungeremmo le 7.350 tonnellate, equivalenti a 6.300 automobili o 408 autobus elettrici della Transantiago».

La Schmidt ha concluso: «Con questo cambieremo la cultura del monouso per il riutilizzabile in modo da non continuare a inquinare il nostro ambiente con la plastica».

La legge stabilisce ammende per le imprese fino a 5 Unidad Tributaria Mensual  (circa 240.000 dollari – una UTM vale 48.305,00 Pesos cileni) e 370 dollari per ogni sacchetto di plastica che verrà consegnato illegalmente dai supermercati. Invece, le micro, piccole e medie imprese possono smaltire le scorte di sacchetti di plastica fino al 3 agosto 2020, dopo di che anche nei piccoli negozi verranno vietate le borsine di plastica.

In Cile vengono prodotti ogni anno 3,2 miliardi di sacchetti di plastica, ma l’alternativa c’è già ed è made in Chile: a luglio 2018 i ricercatori della SoluBag Roberto Astete e Cristian Olivares hanno annunciato di aver creato uno shopper di bioplastica solubile nell’acqua e innocuo per l’ambiente. La bioplastica cilena non contiene derivati dal petrolio, l’unica sostanza che resta nell’acqua è il carbonio e, come hao spiegato Astete, le borsine disciolte «Non hanno alcun effetto sul corpo umano».

La bioplastica, anche se immediatamente solubile in acqua, può essere “programmata” per resistere alla pioggia. Insieme allo shopper la SoluBag ha sviluppate anche borse di tela biodegradabili e riutilizzabili e sta pensando di utilizzare la bioplastica per il vestiario usa e getta del personale sanitario.