La bomba a tempo dei disastri minerari. La morte corre sul Rio Paraopeba

Dopo la tragedia di Brumadinho in Brasile, bisogna rivedere il paradigma estrattivista

[8 Febbraio 2019]

Gli impatti causati dal crollo della diga mineraria della Vale a Brumadinho, nello Stato brasiliano del Minas Gerais, sono giganteschi e vanno dalle 169 persone morte e dai circa 200 dispersi, alla nuova necessità di dover convivere con un fiume che ha in gran parte perso tutte le sue risorse e che continua a morire piano piano.

Greenpeace Brasil, che da subito ha seguito sul campo l’evoluzione della tragedia,  denuncia che «Il fango tossico della Vale  sta scendendo e uccide il Rio Paraopeba». Secondo l’analisi dell’ONG SOS Mata Atlântica,  «40 km del Rio Paraopeba possono già essere considerati morti. I residui del minerale aumentarono di oltre 100 volte la torbidità dell’acqua e spazzarono via l’ossigeno. Nessun animale può sopravvivere in queste condizioni.

E Greenpeace Brasil  sottolinea che non si tratta solo di fango: «I metalli pesanti, le scorie minerarie stoccate nella diga ora scendono a vallee contaminano il fiume. Le analisi hanno già trovato alte concentrazioni di nichel, mercurio, piombo, zinco e A Brumadinho è ancora sorvolato da elicotteri che ormai cercano solo i corpi dei dispersi e le auto e i pedoni che attraversano il fiume sull’unico ponte  si fermano a guardare il fango tossico assassino. Uno degli abitanti, Luis ha detto a Greenpeace che non riesce nemmeno a spiegare cosa prova: «Questo fiume non ha mai avuto quel colore. Prina qui vedevamo nuotare i pesci».

L’impatto del crollo della diga mineraria è così grande che il fiume di fango sta già cambiando la vita nelle città attraversate da Paraopeba. La prefettura di Pará de Minas,  100.000 abitanti, ha decretato lo stato di emergenza a causa della contaminazione del fiume, che è una fonte di acqua per la popolazione.  Il catastrofico crollo di una diga in una sconosciuta cittadina mineraria del Brasile ha svelato il lato oscuro di un’industri dalla quale dipende l’economia mondiale estrattivista dell’iperconsumo: in quasi 800 siti in Brasile e in migliaia in tutto il mondo, le dighe minerarie contengono enormi quantità di scorie tossiche.

Stephen Edwards dell’ Hazard Center dell’University College London (UCL) ha detto a BBC News: «Siamo seduti su una bomba a orologeria. Ulteriori disastri saranno inevitabili». Negli ultimi giorni, Edwards  ha indagato su due siti molto diversi nel cuore della cintura mineraria del Brasile, ma dove il rischio di nuove grandi disastri sembra plausibile. Uno è  un grande lago di fango realizzato sopra una comunità montana, l’altra è una miniera d’oro abbandonata che rischia di disperdere veleni.

Mentre sempre più comunità locali e ambientalisti si ribellano all’estrattivismo imperante, il mondo sembra sempre più dipendente dai minerali che servono per produrre acciaio che serve a  costruire qualsiasi cosa, dagli edifici, alle navi, alle auto. L’ingrediente chiave dell’acciaio è il minerale di ferro che viene estratto dal terreno in enormi miniere: il Brasile ne è uno dei maggiori produttori al mondo. Il ferro è solo una piccola parte di quel che viene estratto, il resto sono scorie che vengono buttate via e il modo più economico per farlo  è quello di creare i cosiddetti “tailings pond” , le dighe/discariche degli sterili.

Si tratta di impianti molto pericolosi e non sempre facilmente individuabili: le compagnie minerari tendono a dissimularle tra vallate e colline  e per trovare uno delle più grandi dighe minerarie del Brasile, Maravilhas II, il team di Edwards ha utilizzato la mappatura satellitare. Maravilhas II è di  proprietà del gigante minerario Vale . lo stesso dei disastri minerari del Rio doce del 2015 e di quello di Brumadinho – e sembra un mare di fango rosso, percorso da vortici neri e grigi, una massa di melmosa fatta di un materiale pesante, come cemento bagnato, che ha travolto gli operai in pausa pranzo e seminato morte e distruzione a Brumadinho.

Nonostante la loro elevata pericolosità, anche dighe minerari gigantesche non utilizzano cemento e acciaio come solitamente quelle idroelettriche: nel caso di Maravilhas II, la diga si erge fino a 90 metri di altezza e non è nient’altro che un imponente muro ricoperto di erba e che è stato costruito, strato su strato negli ultimi 20 anni, mano a mano che le scorie minerarie dentro il bacino aumentavano

Edwards dell’University College London evidenzia che «In tutto il mondo ci sono forse migliaia di dighe di questo tipo. Siamo seduti su una bomba a tempo, il grosso problema è che non sappiamo quali rappresentano la minaccia maggiore dove si trovano. Lo scienziato britannico fa notare: «Sebbene il numero di crolli diminuisca, le dimensioni dei siti aumentano e gli impatti del crollo aumentano. Molte strutture per gli sterili sono gli impianti più grandi del pianeta e questa tendenza aumenterà e, visto che stiamo realizzando strutture più grandi, e che alcune di queste potrebbero crollare, allora finiremo per avere grandi disastri».

Dopo la tragedia di Brumadinho anche chi vive all’ombra della diga Maravilhas II non dorme più sonni tranquilli. Un gruppo comunitario ha realizzato una simulazione al computer che mostra le case che verrebbero inghiottite dal fango se la diga crollasse. E la gente non si consola certo per il fatto che fatto che Maravilhas II  sia stata ufficialmente classificata come a basso rischio di crollo: era la stessa classificazione assegnata alla diga di Brumadinho. BBC News dice che la Vale non ha risposto alla richiesta di sapere se ci sono pericoli o se c’è un piano di evacuazione.

A differenza di altri Paesi, il Brasile consente di costruire dighe minerarie vicino alle case e, dato che si tratta delle abitazioni più economiche, i quartieri vicino alle dighe sono  quelli dove vivono i più poveri. Uno specialista del settore minerario brasiliano come Klemens Laschefski dell’Universidade Federal de Minas Gerais dice che questa pratica “urbanistica” «E’ uno scandalo, è una forma di razzismo ambientale».

L’altro caso indagato da Edwards e dalla BBC è quello della miniera d’oro abbandonata di Rio Acima che «Rappresenta un altro tipo di storia dell’orrore. Mentre la minaccia delle miniere di ferro sono il volume e il peso delle  loro scorie, il pericolo delle miniere d’oro è la loro tossicità. Il minerale che contiene oro può contenere anche arsenico e una tecnica comune per separare l’oro coinvolge il cianuro. Da quando gli ultimi proprietari della miniera si sono ritirati, le macchine si sono arrugginite, si sono formate pozze di liquido velenoso e enormi discariche di rifiuti tossici sono state lasciate dentro a dighe che nessuno sta manutenendo. Il timore è che se le barriere si rompono – e non sembrano robuste – i rifiuti potrebbero contaminare un importante spartiacque che alimenta circa 3,5 milioni di persone a valle».

Gandarela, un gruppo ambientalista locale, ha guidato la spedizione della BBC sul sito, tenendo gli operatori lontani da qualsiasi sostanza pericolosa, e uno dei leader del gruppo, Saulo Albuquerque, ha detto che «Il pericolo potrebbe raggiungere anche la vasta area urbana della capitale dello Sstato, Belo Horizonte. Se cade una pioggia molto forte, chi garantirà che questa diga non collassi?».

Quando nel 2015 crollò la diga del Rio Doce, uccidendo 19 persone e avvelenando un intero sistema fluviale e causando il più grande disastro ambientale della storia del Brasile, in molti credettero che sarebbero seguiti controlli molto più severi sull’industria mineraria. Ma né il governo di Dilma Roussef (nata proprio a Belo Horizonte) giudato dal Partido dos Trabalhadores, né il governo di destra paragolpista che la defenestro nel 2016 hanno fatto niente di concreto. Anzi, con il nuovo governo del neofascista Jair Bolsonaro si sta parlando di una politica di “flessibilizzazione” che prevede maggiore elasticità e facilità per concedere licenze minerarie e per costruire le dighe per le scorie.

Laschefski fa notare che «L’industria mineraria, in quanto principale datore di lavoro e fornitore di reddito, ha una profonda influenza» e rimanda a un’analisi che «dimostra che tre quarti dei politici eletti nell’assemblea statale hanno ricevuto donazioni dalle compagnie minerarie».

Ci sono iniziative per cercare di proteggere i siti più vulnerabili, ma il loro numero è esiguo e scoraggiante e i costi saranno astronomici.

Il mondo ha bisogno di metalli come il ferro ma la insostenibile perdita di vite umane a Brumadinho dimostra che la loro estrazione può avere un prezzo molto alto e che forse è arrivato il momento di cambiare paradigma economico, passando dall’estrattivismo all’economia circolare, praticata nei fatti e non a parole.