Dagli anni ’60 la produzione globale di plastica è aumentata da 1,5 milioni a quasi 400 milioni di tonnellate all’anno

Le Accademie europee della scienza: «La crisi della plastica richiede un cambiamento fondamentale del sistema»

In molti casi le bioplastiche sono ancora un’alternativa fuorviante. Sì alla plastic tax che non piace a Salvini e Meloni

[12 Marzo 2020]

L’European Accademies Science Advisory Council (EASAC) ha pubblicato il rapporto “Packaging plastics in the circular economy” nel quale avverte che «Gli attuali sforzi per risolvere la crisi della plastica sono inefficaci e fuorvianti. I responsabili politici e l’industria devono affrontare i conflitti all’interno dell’intero sistema, dalla produzione alla fine del ciclo di vita».

Secondo Michael Norton dell’EASAC, «Ridurre lo scarico di milioni di tonnellate di rifiuti di plastica negli ambienti marini, terrestri e di acqua dolce è incompatibile con il finanziamento della continua crescita dell’utilizzo della plastica. L’ultimo rapporto dell’EASAC dimostra che sono necessarie riforme fondamentali e sistemiche lungo l’intera catena di valore, al fine di rallentare e invertire i danni all’ambiente, alla biodiversità e, in definitiva, i rischi per la salute umana».

Le Accademie europee della scienza ricordano che «Le materie plastiche sono letteralmente ovunque. Dagli anni ’60 la produzione globale di plastica è aumentata da 1,5 milioni a quasi 400 milioni di tonnellate all’anno» e Norton aggiunge che «Le macro e le microplastiche sono diffuse sulla terra, nei mari e si trovano persino nell’aria. Per molte specie, le materie plastiche sono mortali, a causa dell’impigliamento e dell’ingestione, mentre le microplastiche vengono trasmesse attraverso la catena alimentare. Nella storia dell’umanità, il XXI secolo potrebbe in realtà essere ricordato come l’”età della plastica”. Non mettiamo in discussione il ruolo essenziale e i benefici della plastica per il nostro stile di vita. Ma l’avvertimento del nostro rapporto non è una distopia da attivisti ambientali. E’ scienza».

Il rapporto evidenzia che «I meccanismi volontari e di mercato non sono sufficienti per affrontare il problema» e secondo Norton «I legislatori europei dovrebbero adottare regole e incentivi per accelerare il passaggio a un’economia circolare dei rifiuti di plastica. Dobbiamo riutilizzare i prodotti e gli imballaggi in plastica, migliorare drasticamente il nostro riciclaggio e soprattutto guardare che non vengono i rifiuti non vengano gettati nell’ambiente».

Ma il rapporto delle Academies chiarisce che «Il banking on growth non è un’opzione, anche perché il passaggio a molti cosiddetti “bio-materiali” non può essere giustificato neppure da motivi di risorse o ambientali». Per Norton «Possono fuorviare i consumatori creando una falsa immagine di sostenibilità e rischiando quindi di prolungare la mentalità dell’usa e getta».

Si tratta della prima volta in assoluto che i principali scienziati delle National Academies of Science di 28 Paesi europei si sono riuniti per dare uno sguardo approfondito all’intera catena del valore delle materie plastiche. Sulla base delle loro scoperte, gli scienziati dell’EASAC hanno pubblicato 7 raccomandazioni su come trasformare il sistema destinate ai policymakers dell’Ue. Eccole:

Sette raccomandazioni ai legislatori europei 

1 Divieto di esportare rifiuti di plastica. Oggi, la maggior parte dei rifiuti di plastica dell’Ue non viene riciclata in Europa. Enormi quantità di plastica contaminata e difficile da riciclare vengono spedite fuori dall’Europa, finendo spesso in fabbriche illegali e/o venendo disperse nell’ambiente locale e infine negli oceani. Annemiek Verrips dell’Accademia olandese delle scienze ha detto che «L’Europa dovrebbe gestire i propri rifiuti e non scaricarli su altri meno in grado di gestirli. Il trattamento dei rifiuti di plastica in Europa è migliore sia dal punto di vista ambientale che etico, anche se ne dobbiamo incenerire una parte negli impianti di termovalorizzazione».

2 Adottare il target zero plastic in discarica, ridurre al minimo i consumi e l’utilizzo del monouso. L’EASAC sollecita la Commissione europea a rendere prioritaria l’adozione di un obiettivo di zero rifiuti di plastica in discarica, in linea con lo sviluppo di un’economia circolare per la plastica nell’Ue. Gli scienziati raccomandano inoltre di rendere la riduzione dei consumi un obiettivo esplicito del prossimo pacchetto “La plastica nell’economia circolare”. Le Verrips spiega che «Un’importante misura politica per ridurre l’utilizzo del monouso è quella di estendere gli schemi di rimpatrio diretto a una più ampia gamma di contenitori e bevande monouso».

3 Estendere la responsabilità dei produttori. L’EASAC chiede inoltre ai responsabili politici di assicurarsi che il principio “chi inquina paga” si applichi ai produttori e ai rivenditori di materie plastiche. Secondo Gaetano Guerra dell’Accademia italiana delle scienze, «L’Europa deve applicare ambiziose tasse di responsabilità estendendole ai grandi produttori di packaging. Il sistema dovrebbe includere t rilevanti riduzioni fiscali per le materie plastiche riciclate, costringendo così a progettare scelte volte alla riciclabilità». Le tariffe ecomodulate devono tener conto anche dei criteri di design del prodotto relativi al loro utilizzo a fine vita e agli impatti ambientali quali tossicità, durata, riutilizzabilità, riparabilità e riciclabilità/compostabilità. Insomma tutto il contrario della scriteriata battaglia populista contro la “plastic tax” messa in piedi in Italia da Matteo Salvini e Giorgia Meloni con il sostegno di quel che rimane di Forza Italia.

4 Fine delle fuorvianti alternative bio-based. Allo stato attuale, gli scienziati vedono un potenziale molto limitato per la plastica biodegradabile. Anne-Christine Albertsson dell’Accademia svedese delle scienza osserva che «L’obiettivo ideale di una plastica che si decompone naturalmente nell’ambiente rimane sfuggente poiché la maggior parte delle applicazioni di materie plastiche richiede durabilità. È una premessa di base che un materiale che può degradare nell’ambiente non dovrebbe degradarsi durante la sua durata. Esistono solo un numero limitato di prodotti in grado di soddisfare i test di biodegradazione nell’ambiente marino e anche quelli mantengono la loro integrità per mesi, durante i quali permangono i rischi di impigliamento e ingestione. Inoltre, “bio” non equivale a un ridotto impatto ambientale poiché le materie prime alternative ai combustibili fossili possono essere associate a elevate emissioni di gas serra, alla concorrenza per i terreni per l’alimentazione o alla promozione del cambiamento nell’uso del suolo». Attila Varga dell’Accademia delle scienze ungherese aggiunge: «Oggi i consumatori vengono spesso fuorviati, anche per l’attuale diversità dei sistemi di etichettatura. Abbiamo bisogno di un sistema di etichettatura europeo obbligatorio e uniforme relativo alla riciclabilità effettiva piuttosto che teorica».

5 Tecnologia avanzata di riciclaggio e ritrattamento. Per gran parte del flusso di rifiuti, un riciclaggio efficace è eccezionalmente difficile e occorre sviluppare una gamma di opzioni per estrarre valore dagli attuali rifiuti di plastica misti a valore basso o negativo. Se, come raccomanda l’EASAC, le esportazioni dall’Ue e le discariche devono essere fermate, è essenziale sviluppare sistemi di riciclaggio integrati in grado di gestire tutti i rifiuti di plastica. Per Norton «Abbiamo bisogno di una chiara gerarchia nel riciclaggio: il riciclaggio a circuito chiuso, vale a dire il riciclaggio per l’utilizzo nello stesso prodotto,caratterizzato dal riciclaggio delle bottiglie in PET in bottiglie in PET, deve essere al primo posto, mentre il recupero di energia dovrebbe essere l’ultima risorsa dopo che si sono esaurite opzioni migliori come il circuito aperto, il riciclaggio per l’uso in un altro prodotto e il riciclaggio molecolare».

6 Limitare gli additivi e i tipi di resine per migliorare la riciclabilità. Finora, molti produttori e trasformatori nel settore delle materie plastiche non hanno mostrato abbastanza interesse per ciò che accade dopo l’utilizzo dei loro prodotti. Il rapporto rileva che la fattibilità tecnica ed economica del riciclaggio sarebbe notevolmente aiutata riducendo l’uso di additivi talvolta persino tossici e semplificando il numero di polimeri che possono essere utilizzati per applicazioni specifiche, ad esempio in applicazioni di grande volume per i polimeri facilmente riciclabili come PET e PE. I recenti progressi tecnologici stanno permettendo che anche l’imballaggio multistrato composto da materiali diversi (e quindi molto difficili da riciclare) sia sostituito da imballaggi multistrato costituiti dalla stessa resina, in modo che possa essere riciclato.

7 Regolamenti dei prezzi e quota per il contenuto riciclato. La materia prima di plastica vergine è troppo economica. Il costo della plastica non include i costi per l’ambiente e delle compagnie del petrolio o gas originarie fino ai rifiuti che finiscono sulla terra o sull’oceano. Non includere i costi ambientali è un fallimento del mercato e un ostacolo fondamentale a una maggiore domanda di materiali riciclati. Secondo il rapporto, questo va a sostegno delle misure in discussione in alcuni Stati membri e a livello europeo per introdurre una plastics tax o per richiedere un contenuto minimo di materiale riciclato. Insomma le European Accademies non sono per niente d’accordo con gli “scienziati” Salvini, Meloni e Brunetta. Al contrario, l’EASAC sottolinea che «Il prezzo è anche il segnale più importante per i consumatori per cambiare rapidamente comportamento». Ma la Varga conclude: «Tuttavia, ci sono chiari limiti nella misura in cui ogni iniziativa può essere efficace solo basandosi su decisioni dei consumatori motivate individualmente. Ecco perché crediamo che i responsabili politici debbano adottare rapidamente un quadro regolamentare e finanziario coerente».

Cosa che l’ultima legge finanziaria italiana non è certo riuscita a fare cedendo alle pressioni anti-ambientaliste e anti-innovazione del centro-destra, di una parte della maggioranza e di settori di Confindustria.