L’impronta di carbonio della plastica, il complicato mix di strategie per ridurla

La prima valutazione globale del ciclo di vita delle emissioni di gas serra prodotte dalle materie plastiche

[16 Aprile 2019]

Grazie alle campagne contro le microplastiche e alle immagini delle “isole di plastica” come il Great Pacific garbage patch, nell’opinione pubblica globale è aumentata la consapevolezza dell’effetto della cattiva gestione delle plastiche sugli oceani del mondo. Ma due ricercatori dell’università della California – Senta Barbara. Jiajia Zheng e Sangwon Suh, fanno notare che «Tuttavia, il suo effetto sull’aria è molto meno ovvio. La produzione, l’uso e lo smaltimento di plastica emettono prodigiose quantità di gas serra, ma gli scienziati non avevano una solida comprensione del campo di applicazione».

Per questo Zheng e Suh hanno realizzato lo studio “Strategies to reduce the global carbon footprint of plastics”, pubblicato su  Nature Climate Change  che stabilisce «fino a che punto la plastica contribuisce al cambiamento climatico e cosa ci vorrebbe per frenare queste emissioni».

Suh, professore alla Bren School of environmental science & management della UC Santa Barbara, sottolinea che «Questa è, a nostra conoscenza, la prima valutazione globale del ciclo di vita delle emissioni di gas serra di tutte le materie plastiche. E’ anche la prima valutazione di varie strategie per ridurre le emissioni di materie plastiche».

All’UC  Santa Barbara sottolineano che «Le materie plastiche hanno cicli di vita sorprendentemente carbon-intense. La stragrande maggioranza delle resine plastiche proviene dal petrolio, il che richiede estrazione e raffinazione. Quindi le resine vengono trasformate in prodotti e trasportate sul mercato. Tutti questi processi emettono gas serra, direttamente o tramite l’energia richiesta per realizzarli. E l’impronta di carbonio della plastica continua anche dopo che la abbiamo smaltita. La discarica, l’incenerimento, il riciclaggio e il compostaggio (per alcune materie plastiche) liberano tutto il biossido di carbonio. Tutte insieme, le emissioni di plastica nel 2015 sono state pari a circa 1,8 miliardi di tonnellate di CO2».

Zheng e Suh  si attendono che questa cifra cresca: nei prossimi cinque anni la domanda globale di materie plastiche dovrebbe aumentare del 22% circa e, secondo i risultati del nuovo studio, «Questo significa che, solo per pareggiare, dovremo ridurre le emissioni del 18% – dicono i ricercatori – Proseguendo con l’attuale trend,  entro il 2050 le emissioni delle materie plastiche raggiungeranno il 17% del bilancio globale del carbonio. Questo bilancio stima la quantità massima di gas serra che possiamo emettere mantenendo l’aumento delle temperature globali non oltre gli1,5 gradi Celsius.

Suh spiega ancora: «Se vogliamo veramente limitare l’aumento della temperatura media globale dall’era preindustriale al di sotto degli 1,5 gradi Celsius, non c’è spazio per poter aumentare le emissioni di gas serra, per non parlare delle emissioni di gas serra sostanzialmente crescenti come quelle che abbiamo previsto per il ciclo di vita di plastica».

Per questo, oltre a diagnosticare il problema, Suh e Zheng hanno valutato 4 strategie per ridurre l’impronta di carbonio della plastica e dicono che «Il riciclaggio offre forse la soluzione più semplice. Le riduzioni delle emissioni derivanti dall’eliminazione della necessità di nuova plastica superano le emissioni leggermente superiori derivanti dalla lavorazione del rifiuto». Secondo i calcoli di Roland Geyer, un ecologo industriale  dell’UC Santa Barbara. Pubblicati su statistic of the year f 2018, attualmente, in tutto il mondo, non viene riciclato il 90,5% della plastica, quindi c’è molto spazio per migliorare.

Anche aumentare la percentuale di materie bio-plastiche potrebbe ridurre le emissioni. Le bio-plastiche sono prodotte con piante che catturano la CO2 atmosferica mentre crescono. Se vengono  compostati, i materiali carboniosi in bio-plastica vengono rilasciati nell’atmosfera come CO2. Questo rende lo stesso materiale a emissioni zero, sebbene la produzione generi ancora una piccola quantità di gas serra.

Anche far diminuire la crescente domanda di materie plastiche potrebbe limitare le loro emissioni, ma Suh ammette che «Questo sarebbe un obiettivo troppo alto. Le materie plastiche sono versatili, economiche e onnipresenti. Gli scienziati stanno lavorando ad alternative, ma nulla ha ancora detronizzato la plastica. Inoltre, poiché i Paesi in via di sviluppo si stanno modernizzando, più persone godranno di uno stile di vita moderno e  ricco di plastica».

Alla fine, Suh e Zheng hanno scoperto che sostituire l’energia basata sui combustibili fossili con fonti rinnovabili avrebbe in generale il maggiore impatto sulle emissioni di gas serra della plastica: Una transizione  verso il 100% di energia rinnovabile  «Uno scenario puramente teorico –  dice Suh – ridurrebbe le emissioni del 51%. Sfortunatamente, la crescente domanda di plastica significa che questa situazione produrrà ancora più carbonio nel futuro di quanto non ne produciamo attualmente. Sono rimasto sorpreso dalla difficoltà di ridurre le emissioni in considerazione di questa tendenza. Pensavamo che una qualsiasi di queste strategie avrebbe dovuto ridurre in modo significativo le emissioni di gas serra della plastica. Ma ne abbiamo provata una e non ha avuto un grande impatto. Ne abbiamo messe insieme due, e le emissioni erano ancora lì. E poi lie abbiamo messe insieme tutte. Solo così potremmo vedere una riduzione delle future emissioni di gas serra rispetto al loro livello attuale».

Dallo studio emerge che è assolutamente necessario un grande sforzo per ridurre significativamente le emissioni di gas serra e Suh fa notare che «L’opinione pubblica deve davvero capire la portata della sfida che stiamo affrontando». Per questo si è concentrato su come sfruttare al meglio l’energia rinnovabile che produciamo: «La domanda è: qual è il biggest bang per il chilowattora di energia rinnovabile?. Ad esempio, 1 kWh di energia rinnovabile compensa più emissioni si guarda all’utilizzo domestico, ai trasporti o qualche altra applicazione? Dopo aver lavorato con numeri così grandi, una cosa è diventata chiara: quello che ho visto è che la riduzione delle emissioni di gas serra non avverrà, a meno che non facciamo davvero sforzi su una scala senza precedenti».