Livorno, ogni anno l’abbandono di rifiuti costa 300mila euro l’anno alla collettività

Il Comune: «Durante l'emergenza Covid-19 si è registrato un peggioramento della situazione». Senza impegno non andrà tutto bene

[15 Maggio 2020]

Dopo la campagna contro gli errati conferimenti di rifiuti che il Comune di Livorno aveva iniziato in autunno in collaborazione con Aamps e con la Polizia municipale, il problema della spazzatura abbandonata in città era migliorato. Anche grazie alla liberalizzazione dei conferimenti con tessera per la raccolta differenziata, gli abbandoni di rifiuti presso i cassonetti ad accesso controllato e presso i cestini getta-carte erano calati. Poi è arrivata la pandemia, e non è andato tutto bene.

Come informano dall’Amministrazione comunale durante l’emergenza Covid-19 si è registrato un peggioramento della situazione, specie in alcune aree della città. «Ogni mattina – dichiara l’assessora Cepparello – ci segnalano situazioni davvero critiche presso diverse batterie di cassonetti. Una su tutte, quella di via Carlo Bini. Siamo costretti a chiedere ogni giorno interventi straordinari di Aamps, che costano alla collettività circa 300.000 euro l’anno, soldi che potrebbero essere usati per migliorare il servizio di raccolta».

Risorse che, è bene ribadire, pesano direttamente sulle tasche dei cittadini. La Tari infatti è una tassa che per legge deve finanziare integralmente i costi – di investimento e di esercizio – dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti urbani e assimilati.

«In questo periodo di emergenza Covid-19, tra l’altro – continuano dal Comune – i sacchi di immondizia lasciati a terra presso i cassonetti, spesso aperti dai gabbiani, che spargono il contenuto nel raggio di diversi metri, rappresentano un pericolo per la collettività. Per questo abbiamo chiesto alla Polizia municipale di intensificare i controlli presso le aree più critiche. Ora più che mai, serve la collaborazione di tutti per garantire una città più pulita». Magari verificando anche se i rifiuti vengono abbandonati accanto ai cassonetti perché pieni, o in aree dove il servizio di raccolta può essere migliorato; spie che potrebbero segnalare la necessità di rendere più razionale e coerente coi bisogni della cittadinanza le modalità della raccolta differenziata.