Da Lucca agli Usa, cinquant’anni di Sofidel

L’ambiente tra possibilità e criticità per il cartario lucchese

[22 Aprile 2016]

Dalla provincia di Lucca – dove mantiene le proprie radici – agli Stati uniti, oltre 5.500  dipendenti e un fatturato a 1.809 milioni di euro, cresciuto del 197% negli ultimi dieci anni (quasi tutti di crisi economica a livello globale). Il curriculum economico presentato per i primi 50 anni di vita aziendale dal gruppo Sofidel, notissimo per quei Rotoloni che non finiscono mai, è di quelli da fare invidia. E i vertici aziendali giurano che la responsabilità sociale d’impresa, con una particolare attenzione all’ambiente, non è prebenda per aziende dalla pancia piena, ma pilastro fondante del loro successo.

Sofidel è stata la prima azienda italiana e la prima al mondo nel settore tissue (ovvero quel segmento di mercato che comprende carta igienica, rotoloni, fazzoletti) ad aderire al programma internazionale WWF Climate Savers e ha da tempo messo in atto politiche ambiziose per il contenimento dell’impatto ambientale dei propri prodotti e processi, ottenendo risultati importanti. Fra il 2008 e il 2015 – comunicano dall’azienda – le emissioni dirette di CO2 in atmosfera sono state ridotte del 17,8% e, a oggi, l’applicazione di rigorose politiche di approvvigionamento della materia prima di origine forestale ha portato il Gruppo ad avere il 99,97% della cellulosa utilizzata certificata secondo i principali schemi di catena di custodia forestale (FSC, PEFC, SFI).

«Se i primi 50 anni di Sofidel sono stati segnati da risultati positivi – ha sottolineato l’ad Luigi Lazzareschi (nella foto) durante le celebrazioni per i 50 anni del Gruppo – lo si deve anche a una costante attenzione al futuro. Oggi ciò vuol dire per noi impegnarsi ancora di più per essere un’impresa responsabile che vuole confrontarsi con mercati, prodotti, tecnologie e stili di vita in costante cambiamento. Essere un’azienda che, nel garantire igiene e benessere a tutti i suoi interlocutori, vuole dare risposte alla crescente domanda di ‘ecologia integrale’ che va diffondendosi nel mondo».

Non solo per la Sofidel ma per l’intero settore cartario (quello lucchese è tra i leader mondiali), questo è d’altronde un tema particolarmente sfidante. Come ha ricordato Antonio Pasquini – vicepresidente di Assocarta – durante l’ultima mostra internazionale dell’industria cartaria svoltasi a Lucca, il cartario è un comparto produttivo particolarmente energivoro: l’energia elettrica in media rappresenta il 20% dei costi di produzione della carta, che sale però a punte del 45-50% nel caso delle aziende più grandi. Ecco che da una parte le emissioni climalteranti del settore sono elevate, e dall’altra i costi in bolletta rappresentano un freno alla competitività da abbattere: consumare meno e meglio unisce gli obiettivi ambientali con quelli economici.

Altro tema di assoluto rilievo per il settore rimane quello della gestione degli scarti. Una cartiera che utilizzi materia prima seconda rappresenta un impianto di riciclo, ma come ogni processo produttivo anche dal riciclo esitano scarti (fanghi e pulper) che in questo caso sono particolarmente ingenti: fino a mezzo chilo di fanghi per ogni chilo di carta prodotta. Dove vanno a finire? Sofidel in questo caso non ha diffuso dati nel merito, ma le opzioni sono circoscritte: l’impiego in prodotti per l’edilizia, il recupero energetico o l’invio in discarica rappresentano le alternative più praticate. Per un settore in crescita, gli spazi e gli impianti dedicati sono però sempre più stretti, con Assocarta che non a caso durante la mostra lucchese è tornata a porre in modo forte il tema nell’ambito del confronto con le istituzioni: le soluzioni per il medio-lungo periodo ancora non sono arrivate.

L. A.