«Non siamo la discarica del mondo». La Malaysia rispedisce indietro più di 3.700 tonnellate di rifiuti

Respinti 150 container di spazzatura esportati illegalmente dai Paesi sviluppati

[21 Gennaio 2020]

La Malaysia ha rinviato a 13 Paesi sviluppati 150 container zeppi di rifiuti che erano stati esportati illegalmente nel Paese del sud-est asiatico. La ministra federale dell’ambiente malese, Yeo Bee Yin, ha promesso che i suoi funzionari prenderanno «Le misure necessarie perché la Malaysia non si trasformi nella discarica del mondo» e ha aggiunto che i costi per il trasporto delle 3.737 tonnellate di rifiuti saranno totalmente a carico dei Paesi dai quali provengono – 43 dalla Francia, 42 dalla Gran Bretagna, 17 dagli Usa e 11 dal Canada – e delle compagnie di navigazione che li hanno trasportati: «Perché la Malaysia non pensa di pagare un solo centesimo. Questa gente scarica la spazzatura nel nostro Paese, non dovremmo pagarli per rispedirgliela»

Il governo federale di Kuala Lumpur ha già in programma di rispedire, entro la metà del 2020, altri 110 container di rifiuti nei Paesi sviluppati – 60 provenienti dagli Usa – e la ministra ha sottolineato che da mesi in Malaysia si stanno accumulando decine di balle contenenti rifiuti pericolosi e che sono arrivati nel Paese in maniera illegale e che «bisogna ritornino ai loro Paesi di origine».

Molti paesi ricchi inviano i loro rifiuti riciclabili all’estero perché è economico, aiuta a raggiungere gli obiettivi di riciclaggio e riduce il conferimento nelle discariche in patria. L’Unione europea è il maggiore esportatore di rifiuti di plastica, ma gli Usa hanno il record come singolo Paese esportatore.

Il numero dei rifiuti illegali ha cominciato ad aumentare non appena le autorità malesi hanno avviato una vera indagine sul fenomeno, anche perché dal 2018, quando la Cina ha vietato l’importazione di rifiuti, l’intero sud-est asiatico ha iniziato a ricevere centinaia di container carichi di “plastica riciclabile” che in Malaysia e in altri Paesi passa in realtà per gli impianti di riciclaggio per finire illegalmente nelle discariche o in inceneritori spesso primitivi e inquinanti.

Negli ultimi mesi in Indonesia sono stati scoperti centinaia di container con rifiuti illegalmente importati dai Paesi sviluppati e le Filippine hanno rispedito un grande carico di spazzatura in Canada.

Dopo l’entrata in vigore del divieto in Cina, molte imprese di riciclaggio cinesi si sono trasferite in Malaysia, attirando così enormi quantità di plastica spedite illegalmente che hanno letteralmente sommerso alcune piccole comunità.

Durante una conferenza stampa tenutasi al porto di Butterworth, da dove sono partiti e partiranno i container di rifiuti rimandati indietro, la Yeo Bee Yin ha assicurato che «Il ministero dell’ambiente continuerà a condurre una guerra contro l’inquinamento, compresi i rifiuti di plastica».

Secondo BBC News, «Il governo britannico ha dichiarato di aver ricevuto una richiesta dalle autorità malesi l’anno scorso per rimpatriare i rifiuti e che alcuni container erano già tornati» e un portavoce dell’Environment Agency del Regno Unito ha dichiarato: «Continuiamo a lavorare con le compagnie marittime e le autorità malesi per garantire che tutti i rifiuti vengano recuperati il ​​prima possibile. Prima di tutto, il governo sta lavorando duramente per impedire alle esportazioni illegali di rifiuti di lasciare le nostre coste».

Nel 2019 la Malaysia ha accusato il Regno Unito e la ministra dell’ambiente malese ha denunciato: «Ciò che i cittadini del Regno Unito credono di inviare per il riciclaggio viene in realtà scaricato nel nostro paese». L’UK Environment Agency ha risposto che «I rifiuti restituiti sono di responsabilità delle società private che li hanno esportati e devono essere gestiti secondo le normative del Regno Unito. Chiunque si sia reso colpevole di esportazione illegale di rifiuti potrebbe dover affrontare una pena detentiva di due anni e una multa illimitata».

Ma finora a pagare, e a caro prezzo, sono solo le comunità e l’ambiente dei Paesi sui quali scarichiamo il prodotto della nostra società iperconsumistica e di una cattiva e irresponsabile gestione del ciclo dei rifiuti.