Roma, per Muraro «scelta miope» chiudere Malagrotta. Legambiente: «Incomprensibile»

L’intervento dell’assessore all’Ambiente della giunta Raggi (M5S) sulla ex discarica più grande d’Europa

[14 Ottobre 2016]

«La chiusura di Malagrotta è stato il passo fondamentale verso una sana gestione del ciclo dei rifiuti». Risponde così il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi alle parole dell’assessore all’Ambiente di Roma Paola Muraro. Mentre i Cinque Stelle non rinunciano alla filosofia “rifiuti zero”, a margine del Forum Compraverde l’assessore espressione della giunta grillina della Capitale ha dichiarato: «Abbiamo un problema di smaltimento e raccolta rifiuti, e spesso il ministro ci mette di fronte a delle scelte. Stiamo affrontando le conseguenze di una scelta miope dovuta alla chiusura di Malagrotta». Riconoscendo poi, ha continuato l’assessore, che per la chiusura del ciclo dei rifiuti, «serve un’ulteriore discarica».

Ovvero la più grande discarica europea, più volte finita nel mirino non solo nazionale ma anche delle infrazioni Ue, chiusa nell’ottobre di 3 anni fa con unanime giubilo. «Oggi sono incomprensibili – continuano da Legambiente – le parole di chi sostiene che chiudere la discarica sia stata una scelta miope. Su Malagrotta non si torna indietro, piuttosto l’amministrazione comunale lavori velocemente da un lato all’ampliamento della differenziata con la diffusione a tutta Roma del porta a porta in tutta la città, dall’altro alla programmazione e progettazione di impianti nel territorio comunale, per la gestione e chiusura del ciclo integrato, in ogni frazione».

Malagrotta o no, a Roma ogni giorno si producono 4.500 tonnellate di rifiuti urbani. Senza contare gli speciali, dei quali sappiamo pochissimo ma quel tanto che basta per accorgersi che in Italia sono 4 volte tanto gli urbani e che da qualche parte dovranno pure andare. Anche dopo il processo di raccolta differenziata – che a Roma necessita un’impennata – e dunque di suddivisione della spazzatura, i rifiuti selezionati non scompaiono. È dunque indispensabile la presenza di impianti, secondo logica di sostenibilità e prossimità, per gestirli: impianti di selezione, riciclo, termovalorizzazione e discarica, nell’ordine. Ripartire però dall’ultimo tassello, e specialmente da Malagrotta, sarebbe paradossale.