Dagli scarti agricoli oli essenziali «particolarmente efficaci contro vari microorganismi patogeni»

I ricercatori delle Università di Pisa e Monastir (Tunisia) hanno individuato 60 composti dalle carote a radice arancione, da quelle a radice rossa e dal finocchio

[20 Febbraio 2019]

L’Università di Pisa e quella di Monastir, in Tunisia, hanno condotto una ricerca – appena pubblicata sulla rivista Chemistry and biodiversity – che dimostra come da alcuni scarti agricoli sia possibile ricavare preziosi oli essenziali dalle elevate proprietà antimicrobiche. «Nell’ottica di un’economia circolare abbiamo utilizzato residui di lavorazione – spiega Guido Flamini del dipartimento di Farmacia dell’Ateneo pisano, che ha realizzo lo studio con la ricercatrice Roberta Ascrizzi – per realizzare un prodotto con un alto valore aggiunto come gli oli essenziali, contribuendo così alla riduzione dei rifiuti e ai costi di smaltimento a carico degli agricoltori».

La ricerca si è concentrata sulle parti “non convenzionali” delle carote gialle ed arancioni e di alcune varietà di finocchio. In particolare dalle foglie e dai fusti senza fiori, i ricercatori delle due università hanno estratto e caratterizzato oli essenziali che si sono rivelati particolarmente efficaci contro vari microorganismi patogeni, fra cui lo stafilococco aureo, il bacillo del fieno, la almonella enterica, l’Escherichia coli e la Candida albicans. Il risultato più rilevante si è avuto con l’olio essenziale di finocchio della varietà “azoricum” che, nei confronti della candida, si è dimostrato anche più efficace del farmaco antifungino di sintesi di riferimento (amfotericina B).

Gli scarti agricoli usati per la ricerca sono stati prodotti in Tunisia, con cui il dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa ha da anni rapporti di collaborazione con vari istituti per studiare le piante medicinali, quelle alimentari e i prodotti derivati. In particolare, i ricercatori da Pisa hanno eseguito la caratterizzazione chimica di tutti gli oli essenziali tramite analisi gas-cromatografica abbinata alla spettrometria di massa. L’analisi ha permesso di individuare 60 differenti composti: 28 dalle carote a radice arancione, 22 da quelle a radice rossa e 28 dal finocchio, con una caratterizzazione globale della composizione degli oli essenziali pari al 93%.

«I risultati sono stati incoraggianti – conclude Flamini – l’idea è quindi di proseguire la ricerca usando come materiale di partenza anche scarti di altre specie coltivate. Nulla osta in futuro che un’azienda agricola interessata possa utilizzare i suoi scarti per autoprodursi l’olio essenziale oppure, visti i costi da intraprendere per l’acquisto di un distillatore di dimensioni per lo meno artigianali, che si possa creare un consorzio di più imprese».