Lucy è morta cadendo da un albero. Le fratture delle ossa fossili svelano la nostra storia evolutiva

I nostri antenati vivevano ancora sugli alberi e scendevano a terra

[30 Agosto 2016]

Nove prove presentate nello  studio “Perimortem fractures in Lucy suggest mortality from fall out of tall tree”, pubblicato su Nature da un team di scienziati dell’università del Texas – Austin e dell’università di Addis Abeba. Suggeriscono che la più famosa tra gli antenati degli esseri umani, Lucy, sia morta cadendo da un albero. Infatti la Tac esguita sui resti fossili di Lucy mostra lesioni alle ossa simili a quelle che subiscono i moderni  esseri umani  in cadute simili.

Lucy, che prende il nome da una canzone dei Beatles in voga al tempo del suo ritrovamento, 3,2 milioni di anni fa viveva in una pianura alluvionale alberata ed è quindi probabile che fosse su un ramo quando è avvenuto l’incidente che l’avrebbe consegnata alla storia evolutiva dell’uomo.  Lo studio pubblicato su Nature  rafforza l’idea che sua specie, l’Australopithecus afarensis, passasse  almeno una parte della sua vita tra gli alberi.

Secondo i ricercatori statunitensi ed etiopi, quello che ha provocato la morte di Lucy è un «evento di decelerazione verticale». Una cauta che sarebbe confermata da una spalla schiacciata, del genere di quelle che si vedono quando l’uomo mette le mani avanti per interrompere una caduta, così come sono compatibili con una caduta a dall’alto le fratture multiple della caviglia, delle ossa delle gambe, del bacino, delle  costole, vertebre, di un braccio, della mascelle e alla testa di Lucy.

Il principale autore dello studio, John Kappelman dell’università del Texas . Austin, spiega: «Non eravamo lì,  non lo abbiamo visto, ma il sottoinsieme di fratture che abbiamo identificato sono pienamente coerenti con ciò che è riportato in una voluminosa letteratura chirurgica ortopedica sulle vittime di cadute dall’alto Qualcosa che è testato ogni giorno nei pronto soccorso in tutto il pianeta».

Lo scheletro di Lucy  è stato scoperto nella regione di Afar in Etiopia nel 1974, è completo al 40% ed è diventato subito uno dei fossili più conosciuti al mondo. Luci era piccolina: alta circa 1,1 metro e si pensa che fosse una giovane adulta quando è morta. Gli  Australopithecus afarensis  sembra fossero in grao di camminare  in posizione verticale al suolo, quindi non erano più in grado di afferrare i rami con i piedi come fanno le scimmie, ma la parte superiore del corpo era ben adattata ad arrampicarsi sugli alberi.

Le ossa dello scheletro di Lucy sono percorse da  fratture, come la maggior parte dei fossili, ma con strumenti moderni come scanner CT ad alta risoluzione, i ricercatori possono capire quali sono le fratture subite prima o durante la morte o quelle prodotte dal tempo nei millenni che ci separano da questa nostra piccola antenata.

«Queste fratture erano conosciute  da quando è stata scoperta – ha detto Kappelman alla BBC New.-  Ho guardato questo fossile per 30 anni e sapevo che quelle fratture erano lì», ma è stato solo nel 2008, quando c’è stata una pausa nel tour di Lucy nei musei degli Stati Uniti, che Kappelman e i suoi colleghi hanno potuto scansionare lo scheletro: «Siamo stati in grado di ottenere il permesso da parte del governo etiope … e dopo che la mostra ha chiuso a Houston, abbiamo portato Lucy qui al campus dell’UT, in segreto, per motivi di sicurezza, e abbiamo fatto una scansione CT ad alta risoluzione. Abbiamo analizzato tutto. Abbiamo lavorato 24 ore su 24 per 10 giorni di fila, senza una pausa».

Senza questo lavoro le fratture di  Lucy non sarebbero mai venute alla luce: «Quello che ci permette di fare è letteralmente di guardare dentro le ossa mineralizzata di Lucy -. Quanto l’amiamo – lei è una roccia E’ completamente mineralizzata».

E’ analizzando nei minimi dettagli le ossa di Lucy che lo scanner ha dimostrato che molte delle fratture erano dovute al fatto che  l’osso si era piegato e spezzato come un ramoscello: qualcosa che accade solo palle ossa sane di esseri viventi. Queste lesioni sono avvenute mentre Lucy era viva, ma non mostrano anche segni di guarigione, quindi, l’incidente a quanto pare ha provocato la morte della nostra antenata. Una caduta fatale  che si adatta anche al fatto che la prima costola molto piccola di Lucy è rotta, «Si tratta di un  osso piccolo e ben protetto – spiega ancora Kappelman . se si frattura vuol dire che ti sta andando molto male. Quando si guardano le fratture costali, la prima costola è quella più raramente fratturata. Ci vuole una fortissimo di trauma toracico».”

Ma il pezzo più interessante del puzzle di Lucy e la parte superiore in frantumi dell’omero fossilizzato del braccio. «Se la nostra ipotesi sta in piedi… ci dice che Lucy era cosciente quando ha proteso le braccia per interrompere la sua caduta», ha detto il prof Kappelman. I ricercatori hanno anche utilizzato le scansioni per stampare in 3D l’omero di Lucy e per discuterne con i chirurghi ortopedici. E finora tutti sono d’accordo con la caduta come causa della morte.

«A questo punto ho fatto la prova del 9» ha detto Kappelman alla BBC, cioè test ciechi con ortopedici ignari, ai quali ha sottoposto una stampa in 3D delle ossa, più grandi  perché sembrassero umane e «Tutti sono d’accordo che questa sia una caduta dall’alto».

Ora chiunque abbia a disposizione una stampante 3D può riprodurre le ossa di Lucy: i ricercatori, in collaborazione con il governo dell’Etiopia, hanno reso disponibili i file online. «Il ministero etiope ha accettato di fornire  i file 3D della spalla destra di Lucy e del suo ginocchio sinistro. Quindi, chiunque abbia un interesse per questo può stampare Lucy e valutare queste fratture, e la nostra ipotesi, per conto suo».

Nancy Lovell, un antropologo canadese dell’università dell’Alberta, ha detto a BBC News  che «I risultati sulle fratture sono sorprendenti ma convincenti. Sembra fantastico, ma non c’è niente che contraddice la loro interpretazione. E il loro utilizzo veramente buono delll’imaging computerizzata aiuta. Presi singolarmente, i pezzi sembrano tutti perfettamente plausibili»

Lovell è invece incerto sull’altezza esatta e sulla velocità della caduta mortale di Lucy, che il team Texano-etiope stima in 12m e 60 chilometri all’ora. «Le persone muoiono per cadute dalle scale e muoiono di lesioni alla testa. Non deve essere stato un albero molto alto. Certamente pensiamo che l’area in cui viveva allora fosse alberata»

Anche Chris Stringer, dal Museo di Storia Naturale di Londra, pensa che l’ipotesi di una caduta da un albero  spieghi abbastanza bene  come  vivesse l’Australopithecus afarensis: «Avrebbero potuto stare sugli alberi per un po’ di tempo per alimentarsi, allevare i cuccioli o  proteggersi. Per esempio, se Lucy era giovane, gli alberi sarebbero stati certamente un’opzione più sicura rispetto al suolo quando i  predatori erano nei dintorni».