Nei pipistrelli dello Yunnan trovato un parente stretto del coronavirus Sars-Cov-2

Sempre più prove che il virus si sia evoluto naturalmente. Ancora più inconsistente l’ipotesi della fuga da un laboratorio

[12 Maggio 2020]

Le accuse di Trump (e prima di Bolsonaro) alla Cina di essersi fatta sfuggire – se non aver propagato – il Covid-19 da un laboratorio a Wuhan hanno fatto diventare politicamente plausibili le ipotesi complottistiche rilanciate in Italia da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, mentre resta aperto l’interrogativo davvero più importante: da dove proviene la SARS-CoV-2, il virus che causa COVID-19.

Gli scienziati, che respingono le ipotesi di Trump, pensano che siano i pipistrelli gli ospiti naturali più probabili per SARS-CoV-2. Una tesi che è stata nuovamente corroborata dallo studio “A novel bat coronavirus closely related to SARS-CoV-2 contains natural insertions at the S1/S2 cleavage site of the spike protein”, pubblicato su Current Biology  da un team di ricercatori cinesi e australiani che descrivono un coronavirus di pipistrello recentemente identificato che sembra, sia per alcune regioni del genoma che negli aminoacidi,  il parente più stretto di SARS-CoV-2  e dicono che «Anche se non è un precursore evolutivo diretto di SARS-CoV-2, questo nuovo virus, RmYN02, suggerisce che questi tipi di eventi di inserimento apparentemente insoliti possono verificarsi naturalmente nell’evoluzione del coronavirus».

L’autore senior dello studio, Weifeng Shi, direttore dell’Istituto di biologia patogena dellala Shandong First Medical University, spiega che «Dalla scoperta della SARS-CoV-2 ci sono stati una serie di ipotesi infondate che il virus abbia un’origine di laboratorio. In particolare, è stato proposto che l’inserimento di S1/S2 sia molto insolito e forse indicativo della manipolazione di laboratorio. Il nostro studio dimostra molto chiaramente che questi eventi si verificano naturalmente nella fauna selvatica. Questo fornisce una forte prova contro l’ipotesi che il SARS-CoV-2 sia sfuggito da un laboratorio».

I ricercatori hanno identificato RmYN02 analizzando 227 campioni di pipistrelli raccolti nella provincia cinese dello Yunnan tra maggio e ottobre del 2019 e Shi ricorda che «Dalla scoperta che i pipistrelli erano il serbatoio del coronavirus SARS nel 2005, c’è stato un grande interesse per i pipistrelli come specie serbatoio per le malattie infettive, in particolare perché sono portatori di un’altissima diversità di virus dell’RNA, compresi i coronavirus».

All’inizio di gennaio 2020, subito dopo la scoperta della SARS-CoV-2, è stato avviato un sequenziamento metagenomico di nuova generazione  per l’RNA dei campioni raccolti nello Yunnan.

Fino ad allora, il parente più vicino alla SARS-CoV-2 è un altro virus, chiamato RaTG13, che era stato precedentemente identificato nei pipistrelli, sempre nello Yunnan, ma il virus appena scoperto, l’RmYN02, «è ancora più strettamente correlato alla SARS-CoV-2 in alcune parti del genoma, inclusa la sezione di codifica più lunga del genoma chiamata 1bor, dove condividono il 97,2% del loro RNA – evidenziano i ricercatori – Mentre, RmYN02 non assomiglia molto al SAR-CoV-2 nella regione del genoma che codifica il dominio di legame del recettore chiave che si lega al recettore umano ACE2 che SARS-CoV-2 utilizza per infettare le cellule ospiti. Questo significa che non è probabile che infetti le cellule umane. La somiglianza chiave tra SARS-CoV-2 e RmYN02, è la scoperta che RmYN02 contiene anche inserimenti di aminoacidi nel punto in cui si incontrano le due sotto-unità della sua proteina spike. LA SARS-CoV-2 è caratterizzata da un inserimento di quattro amino-acidi alla giunzione di S1 e S2; questo inserimento è unico per il virus ed era presente in tutti i  SARS-CoV-2 sequenziati  finora. Gli inserimenti in RmYN02 non sono gli stessi di quelli della SARS-CoV-2, il che indica che si sono verificati attraverso eventi di inserimento indipendenti. Ma un evento di inserimento simile che avviene in un virus identificato nei pipistrelli suggerisce fortemente che questi tipi di inserimenti sono di origine naturale».

Shi. conclude: «I nostri risultati suggeriscono che questi eventi di inserimento che inizialmente sembravano molto insoliti possono, infatti, verificarsi naturalmente nei betacoronavirus animali. Il nostro lavoro fa maggiore luce sull’ascendenza evolutiva della SARS-CoV-2. Né RaTG13 né RmYN02 sono l’antenato diretto di SARS-CoV-2, perché c’è ancora un divario evolutivo tra questi virus. Ma il nostro studio suggerisce fortemente che il campionamento di altre specie selvatiche rivelerà virus che sono ancora più strettamente correlati alla SARS-CoV-2 e forse anche ai suoi antenati diretti, il che ci dirà molto su come questo virus è emerso negli esseri umani».