Scorie nucleari russe, il deposito artico sarà realizzato nella Novaja Zemlja

Un progetto a rischio scioglimento permafrost che divide gli ambientalisti

[12 Gennaio 2016]

Rosatom, che gestisce anche le scorie nucleari russe, ha ottenuto l’approvazione del governo regionale di Arkhangelsk per realizzare uno stoccaggio sotterraneo delle scorie radioattive a bassa e media attività sotto il permafrost della Novaja Zemlja, un arcipelago dell’Artico russo utilizzato a lungo in epoca sovietica come poligono per i test delle bombe nucleari. Un piano del governo federale russo prevede da tempo che nella Novaja Zemlja  vengano trasferite le scorie radioattive che attualmente sono stoccate in un deposito provvisorio nella Russia nordoccidentale, comprese quelle del cantiere navale di Severodvinsk.

Alexander Nikitin, presidente del Centro dei diritti ambientali di Bellona, ​​l’associazione ambientalista/scientifica norvegese/russa, ha  presentato insieme a Rosatom il piano di stoccaggio nella Novaja Zemlja al Consiglio regionale di Arkhangelsk, che lo ha approvato il  25 novembre 2015, e ora dice che «Il sito di stoccaggio – o il punto di stoccaggio dei rifiuti nucleari, nel gergo di Rosatom – è previsto che sia costruito sottoterra, appena sotto lo strato del permafrost dell’arcipelago, che potrebbe in sé forse agire come una barriera contro le fughe radioattive. Secondo gli standard di trattamento delle scorie nucleari russe, le scorie a basso e medio livello dovrebbero essere mantenute al sicuro per centinaia di anni».

Ma i cambiamenti climatici estremi in corso nell’Artico, compreso il picco invernale di temperature sopra lo zero al Polo Nord e in una vasta regione artica di solo pochi giorni fa, preoccupa alcuni ambientalisti che non sono convinti che il sito di stoccaggio delle scorie nucleari mantenga la sua sicurezza, visto che si basa sull’integrità del permafrost.  Tra questi c’è Nils Böhmer, direttore di Bellona e fisico nucleare, che spiega: «Uno dei concetti per la sepoltura [delle scorie radioattive] in Novaja Zemlja è che il permafrost fungerà da barriera per impedire le emissioni radioattive. Ma con il riscaldamento globale, è molto incerto per quanto tempo il permafrost rimarrà intatto».

Nikitin dice che il progetto dello stoccaggio nucleare, se iniziasse subito, sarebbe forse completato tra 7 anni e che «Tra oggi e allora ci sarebbe tutto il tempo per una valutazione rigorosa. E’ troppo presto fare critiche al progetto. Finora è stato approvata solo una dichiarazione di intenti formale per costruire il sito, niente di più. La costruzione è molto lontana  perché prima deve essere approvato un piano di investimenti. Solo allora sarà chiaro quanto  costerebbe l’impianto e se il costo sarà sostenibile nel precario clima economico della Russia. Se gli indici economici saranno accettabili, poi si inizierà a lavorare ulteriormente sulla progettazione, la costruzione e il trasporto del materiale radioattivo, e così via. Se l’economia andasse male, allora nessuno potrà costruire nulla. E questo è davvero tutto quello che possiamo dire sul sito a partire da oggi».

Ma Böhmer, che è il capo di  Nikitin, ha risposto – in un pubblico dibattito ospitato sul sito di Bellona – che «Durante tutto questo lungo tempo, lo scioglimento del permafrost deve far parte dell’equazione nello studio di valutazioni del rischio di eventuali perdite radioattive dal sito».

Andrei Zoloktov, consigliere sulle questioni nucleari di Bellona a Murmansk, ha detto all’Independent Barents Observer  che «La Novaja Zemlja ha senso come impianto di stoccaggio dei rifiuti radioattivi», ma, come Böhmer, ha sottolineato che «L’impianto di stoccaggio a lungo termine deve essere valutato con un occhio rivolto all’avanzare del cambiamento climatico. Dato i test nucleari sotterranei vi si svolgevano, il terreno è già di contaminato radioattivamente. L’arcipelago è facilmente raggiungibile con i mezzi via mare […] e, dato che  il territorio è distante dai centri abitati, è adatto. Ma, naturalmente, dobbiamo tenere conto del fatto che il sito nel prossimo futuro diventerà potenzialmente pericoloso a causa dei cambiamenti climatici, e dello scioglimento del permafrost».

Per questo Böhmer preferirebbe che le scorie radioattive venissero seppellite vicino al deposito provvisorio dove si trovano ora, invece di spedirle con un lungo e pericoloso viaggio via mare nella remota Novaja Zemlja. Secondo il direttore di Bellona ci sarebbe un sito adatto nella penisola di Kola, che considera meno rischioso.«[Il sito della Zemlja Novaya] comporterà un gran numero di navi cariche di scorie radioattive che faranno rotta nel Mare di Barents e nell’Artico, attraverso condizioni atmosferiche molto difficili, aumentando il rischio di incidenti», ha detto Böhmer.

Anche per  Zolotkov «A parte altri siti di stoccaggio radioattivo vicino a Murmansk, ci sono anche potenziali siti nella stessa Regione di Arkhangelsk», ma pensa che  alla fine il sito che presenta meno problemi e rischi per realizzare uno stoccaggio definitivo delle scorie radioattive russe sia proprio quello della lontanissima,  radioattiva e praticamente disabitata Novaja Zemlja.