Cos’è cambiato a 5 mesi dall’alluvione del Sannio?

Dissesto idrogeologico, 100 anni per recuperare 1 cm suolo: l’Italia continua a perdere

Il sindaco di Benevento: «L’80% dei fondi per il dissesto idrogeologico è destinato alle regioni del Nord»

[15 Marzo 2016]

A 5 mesi dall’alluvione che colpì duramente l’area del Sannio, ieri il presidente dell’Ordine dei geologi della Campania, Federico Russo, in un appuntamento presso la Camera di commercio di Benevento è tornato a fare il punto sul dissesto idrogeologico che rappresenta ormai un’eterna emergenza per la zona, oltre che per amplissime fette del territorio nazionale.

«Si dice che le alluvioni sono sciagure naturali dovute al mutamento climatico e alle forze che dominano l’uomo. È uno dei modi – afferma Russo – per non assumere le nostre responsabilità. Mentiamo anche con la natura, fingiamo che le colpe siano sempre tutte sue. Oggi l’uomo continua ad agire su un territorio già deturpato. Adesso dobbiamo mettere la parola fine. L’impermeabilizzazione delle città, l’abusivismo edilizio, l’indiscriminato consumo di suolo, l’abbandono dei terreni montani, il continuo disboscamento, gli incendi boschivi, la trasformazione degli alvei in strade, l’occupazione e coltivazione di aree di pertinenza fluviale, la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua, sono le principali concause che hanno sicuramente acutizzato il dissesto del già delicato equilibrio del territorio. A tutto ciò si aggiunge, nonostante il grido di allarme, il mancato adeguamento all’eccezionalità degli eventi delle opere infrastrutturali. Oggi l’evento eccezionale che innesca la catastrofe è norma».

«Nel Sannio – sottolinea dunque Lorenzo Benedetto, consigliere nazionale dei geologi e profondo conoscitore delle problematiche del territorio sannita – oggi abbiamo una situazione ad elevato rischio idrogeologico ed anche Benevento non è esente da tale rischio. La parola d’ordine deve essere quella della prevenzione, e soprattutto non bisogna costruire in aree a rischio e dove è accaduto negli anni scorsi bisogna intervenire per mitigare il rischio idrogeologico. È necessario avere Piani di emergenza e Piani di evacuazione».

Ma da cinque mesi a questa parte, cos’è cambiato? Il governo Renzi, dal momento del suo insediamento, ha dedicato più attenzione alla partita contro il dissesto idrogeologico rispetto alle altre criticità ambientali che affliggono il Paese, ma le azioni (e soprattutto le risorse) messe in campo rimangono grandemente insufficienti. Non solo: la loro distribuzione continua ad essere assolutamente iniqua. Come ricorda infatti il sindaco di Benevento, Fausto Pepe, «oggi ben l’80% dei fondi per il dissesto idrogeologico è destinato alle regioni del Nord Italia, mentre a noi il 20%».

Il rischio, però, è assolutamente comune. «Per recuperare un solo centimetro di suolo – chiosa Russo – occorrono ben 100 anni. Gli eventi alluvionali, il dissesto idrogeologico, portano via anche suolo che poi non recupereremo più con grave danno all’economia del Paese».