Riceviamo e pubblichiamo

Erosione costiera, valutazione dei fenomeni accaduti ed opere di difesa presenti tra Fiumicino e Fregene

[3 Aprile 2020]

Fino agli anni ottanta, nell’area compresa tra i ruderi di San Nicola e Fregene, si è notata la progressione dell’erosione, mentre più di recente si osserva una certa stabilità.A sud di Fregene, invece, si è evidenziata un’erosione marcata proprio nell’ultimo periodo.

La costruzione delle dighe a protezione dello stabilimento della Purfina, situato a nord del Canale di Fiumicino, ha incentivato l’erosione verso nord.Tra Fiumicino e la Fiumara Grande si rileva un forte abbassamento dei fondali fino alla profondità di 10 metri ed oltre.A sud della Fiumara Grande si registra un arretramento notevole della battigia ed un approfondimento considerevole dei fondali.

La variazione della linea di riva osservata tra il 1992 e il 1996 (precedentemente alla realizzazione delle opere di difesa a Focene) si caratterizzava per un forte arretramento nel tratto di costa tra Fiumicino e Focene (nell’area antistante l’aeroporto) e lungo il litorale stesso di Focene, con valori di arretramento compresi tra – 40 e – 20 metri. Sia l’evoluzione storica (1944 – 1990) che quella più recente (1990 – 2005) mostrano un avanzamento della linea di costa piuttosto marcato nel Comune di Fiumicino, nel tratto tra l’Ospedale Bambino Gesù e l’Oasi di Macchia Grande.

Nel tratto di costa in esame, quindi, i tratti in erosione tendono ad espandersi verso nord di fronte alla Riserva Coccia di Morto e tra lo stabilimento balneare La Perla e Focene.

Nel corso degli ultimi decenni, infatti, per contrastare l’erosione costiera, sono stati messi in opera diversi interventi di difesa, realizzati in più fasi, sia nel tratto di costa dinanzi all’abitato di Fiumicino sia in quello antistante Focene. Quest’ultimo sito presenta, nel tratto di costa più prossimo alla foce del Tevere, un elevato grado di antropizzazione anche in termini di opere marittime per la difesa del litorale.

Tra il 1996 ed il 2013 le opere di difesa realizzate hanno permesso di contenere localmente la tendenza erosiva, ma non hanno attenuato il trasporto solido potenziale il cui gradiente ha innescato, immediatamente sottoflutto al litorale, evidenti fenomeni di arretramento della linea di riva responsabili dell’attuale tendenza evolutiva.

Infatti, nel tratto di costa prospiciente l’abitato di Focene sono stati eseguiti molteplici interventi di difesa costiera messi in opera in più fasi. Attualmente è possibile osservare la presenza di 17 pennelli trasversali connessi a barriere distaccate, più o meno sommerse, che presentano un andamento planimetrico poco omogeneo.

Gli interventi di difesa hanno arrestato – come sopra anticipato –  i fenomeni erosivi in corso nel tratto di costa retrostante ma hanno dato avvio a evidenti effetti di bordo che hanno provocato erosione nel tratto di costa sottoflutto.

In tale contesto, il litorale di Fregene ha da sempre beneficiato degli apporti solidi provenienti dallo smantellamento dei tratti di costa sopraflutto e solo ultimamente, con la messa in esercizio dei nuovi interventi di difesa costiera presso Focene, che hanno ridotto il trasporto solido, ha iniziato ad essere interessato da fenomeni erosivi.

Attualmente la portata solida nel tratto di litorale compreso tra il canale di Fiumicino e Focene, grazie alle opere di difesa, risulta molto contenuta.  Nel tratto di costa compreso tra Focene e Fregene la portata solida aumenta in modo significativo e genera una zona in erosione per poi stabilizzarsi lungo il litorale stesso.

A Fregene, pertanto, ed al fine di arginare il fenomeno erosivo, per il tratto di costa compreso tra gli stabilimenti balneari La Perla a sud e La Vela a nord (circa 800 m), a partire dal pennello esistente in destra della foce del canale Collettore Acque Alte, più di recente è stata progettata una particolare opera di difesa costituita da un geotubo sommerso ed un intervento collaterale di ripascimento ricostruttivo per il quale il geotubo stesso avrebbe dovuto svolgere una funzione protettiva.

L’obiettivo fondamentale del progetto era infatti quello di proteggere l’arenile dal fenomeno erosivo in atto e di realizzare un ostacolo al continuo e progressivo abbassamento dei fondali a ridosso della linea di riva (Fig. 1).

Fig. 1: Il geotubo situato vicino allo stabilimento balneare La Nave (Foto 2019)

Il progetto, da finanziarsi da parte della Regione Lazio, prevedeva che:

  • il geotubo, costituito da moduli in polipropilene riempiti con sabbia, fosse posizionato parallelo alla costa lungo il litorale sud di Fregene e che il manufatto fosse intestato ad un’esistente opera trasversale in modo da evitare erosioni localizzate all’estremità sopraflutto;
  • la maggior parte del geotubo sarebbe stato affondato nella sua sezione trasversale, all’interno del fondale, in modo da evitare erosioni dovute a fenomeni di riflessione lungo il relativo fronte e garantire così la massima stabilità e funzionalità dell’opera;
  • l’installazione doveva essere posizionata all’interno di una trincea scavata nel fondale per garantirne un opportuno immorsamento.

Le fasi esecutive per la posa del manufatto si riassumevano tecnicamente in una prima fase di scavo della trincea di posa per l’immorsamento del geotubo, mediante escavatore montato su pontone galleggiante, iniziando dal pennello di foce del Collettore Acque Alte e avanzando verso nord. Il materiale di risulta sarebbe stato temporaneamente stoccato sul pontone stesso per il successivo reimpiego per il riempimento del geotubo.

Lo scavo poteva procedere per tratti successivi di lunghezza pari a quella dei moduli del manufatto da posare successivamente, indicativamente di 35 m. Alla fase di scavo sarebbe seguito il posizionamento del geotubo vuoto, opportunamente vincolato con pali di posa, in ragione di almeno 3 + 3 pali per ciascun modulo.

Il riempimento della struttura sarebbe stato poi effettuato con il materiale di risulta degli scavi precedenti, facendolo affondare nella posizione prescelta al fine di garantire l’allineamento di progetto e la continuità della posa in opera.

Completato il riempimento e l’affondamento, sarebbe stato ripristinato il fondale in adiacenza al geotubo mediante rinfianco con la sabbia precedentemente escavata (Fig. 3).

Fig. 3: Le fasi esecutive

Successivamente sarebbe stato effettuato un ripascimento ricostruttivo del litorale sud di Fregene, lungo un tratto esteso circa 800 metri, a partire dal pennello esistente in destra della foce del canale delle Acque Alte, a sud dello stabilimento La Perla, fino allo stabilimento La Vela, a tergo del geotubo, con un deposito di un volume di sabbia pari a circa 25.000 m³ in prossimità dell’attuale linea di riva fino alla quota di 1.00 metri s.m.m.

La sabbia preferibilmente sarebbe stata prelevata da un’area localizzata lungo la spiaggia emersa della falcatura nord del litorale di Fregene, in prossimità della foce del fiume Arrone.

Malgrado le pubbliche sollecitazioni, si evidenzia che, per ritardi burocratici e di finanziamento, i lavori per il posizionamento del geotubo iniziarono soltanto nel novembre 2018 e che, anche per talune mareggiate che impedirono la continuità delle opere, furono ultimati nella primavera del 2019, oltre i termini temporali di aspettativa, ma non del tutto completati a causa del costante mutamento delle condizioni climatiche e dell’arrivo della stagione balneare.

Tuttavia quasi immediatamente la struttura dimostrò di non essere in grado di arginare  il moto ondoso e le correnti  ed inoltre, nel contempo, anche gran parte della sabbia accumulata con l’operazione di ripascimento fu quasi subito spazzata via alla prima occasione di vento forte.

L’esperimento pertanto si è rilevato fallimentare alla stregua dei precedenti identici interventi già posti in essere in Emilia Romagna sin dagli anni settanta.

Conclusioni

1.Continuare a contrastare il fenomeno erosivo nel litorale romano di Ostia, che si presenta in forme non omogenee ed altalenanti, pianificando e realizzando periodici interventi manutentivi tramite opere di ripascimento protetto con barriera sommersache sino ad oggi, nel contesto delle molteplici azioni di difesa già poste in essere e strutture impiegate ed ancora presenti in loco, si sono rivelate quelle più efficaci perché meno invasive dell’habitat in quanto tali da non determinare esse stesse criticità e danni alle zone limitrofe alla porzione di litorale trattata.In alternativa, si propone intervento con il tecnoreef e successivo ripascimento.

Si dovrebbe scongiurare il ripetersi, come avvenne dopo il positivo ripascimento del 1999, che nell’area di spiaggia aumentata siano posizionate da parte dei gestori commerciali ulteriori strutture balneari la cui installazione vanificherebbe il risultato raggiunto.

Inoltre, occorre evitare di eseguire la manutenzione ed integrazione degli interventi di ripascimento in autunno e inverno poiché sarebbe un’operazione inefficace in quanto nel suddetto periodo il mare attua naturalmente il ripascimento;

2.Riaprire ed approfondire il dibattito politico in ambito regionale e locale in merito all’opportunità o meno di costruire il nuovo porto crocieristico – turistico a Fiumicino in quanto tale opera, aggiungendosi al sussistente Porto Canale, comprometterebbe ulteriormente il tratto di costa compreso tra Fiumicino e Passoscuro, già fortemente segnato da erosione costiera.

Nel merito ed in via generale si rileva che la costruzione di porti e moli determina la duplice azione di congelamento del tratto di spiaggia interessato e di ostacolo alla normale direzione delle correnti marine e del nastro trasportatore lungo riva che sposta i sedimenti dalla foce.

Infatti, tutto ciò che viene deposto sopraflutto viene sottratto al bilancio dell’intera unità e di conseguenza le zone sottoflutto sono soggette a forte erosione e all’approfondimento del fondale marino.

Nello specifico, l’esistenza dei moli presenti a Fiumicino già perturba il fenomeno di trasporto, provocando correnti rivolte verso il largo che hanno per effetto la dispersione detritica, e quindi la realizzazione degli altri moli previsti nel nuovo progetto non potrà che acuire l’intensità di detto squilibrio;

3.Sostituire per l’area marina antistante Fregene, compresa tra gli stabilimenti balneari La Perla a sud e La Vela a nord, il geotubo, già messo in opera ed immediatamente risultato inefficace, con il tecnoreef[1] che, fra le tecniche innovative di difesa contro l’erosione costiera, appare quella più idonea essendo, fra l’altro, di minore impatto ambientale ed anzi anche di stimolo sia alla naturale riparazione dei danni prodotti dall’erosione che allo sviluppo di specie ittiche ed organismi vegetali, favorendo l’attecchimento corallino e la protezione e non alterazione della Poseidonia nel pieno rispetto del delicato equilibrio biologico.

[1]L’approccio al tecnoreef si basa su un’idea semplice: non fermare la forza del mare, bensì assorbirla.

di Ilaria Falconi*

*Tecnico ISMEA presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio.

Ilaria Falconi è autrice del libro “L’erosione costiera: i processi morfogenetici e morfoevolutivi della linea di costa da Ostia a Fregene