Geologi, dal Belice l’Italia ha speso 120 miliardi di euro per ricostruire dopo ogni terremoto

Tortorici: «La prevenzione è l’unica strada da seguire»

[15 Gennaio 2018]

Sono passati cinquant’anni dal terremoto del Belice che, colpendo la Sicilia centro-occidentale, ha fatto registrare 296 vittime e la distruzione di interi centri abitati (Montevago, S. Ninfa, Salaparuta, Gibellina, e S. Margherita Belice). Nel 1968, la zona colpita non rientrava tra quelle definite ‘sismiche’ nella classificazione del territorio italiano di quel periodo: il 98% dei fabbricati realizzati in muratura ordinaria subì ingenti rovine, mentre quel 2% costruito in cemento armato registrò danni marginali pur non essendo vigente alcuna norma antisismica.

In questi anni sono stati fatti grandi passi in avanti riguardo alla classificazione sismica della nostra nazione e l’evoluzione delle norme antisismiche ha contribuito gradualmente ad aumentare la sicurezza delle nuove costruzioni, purtroppo però permane il problema della messa in sicurezza dei fabbricati realizzati in assenza o con vecchie norme antisismiche. La prevenzione è l’unica strada da seguire; oggi gli studi di microzonazione sismica e di risposta sismica locale permettono ai geologi di fornire nelle fasi di progettazione (oltre che nelle previsioni urbanistiche) una lunga serie di elementi che giocano un ruolo imprescindibile nella sicurezza del territorio e dell’edificato.

Numerosi studi hanno valutato che, dal terremoto del Belice a quello del 2012 in Emilia Romagna (quindi senza contabilizzare i danni dei recenti terremoti che hanno colpito il centro Italia), per le ricostruzioni si sono spesi 120 miliardi di euro, a fronte di una media di 2.4 miliardi l’anno con cui lo Stato avrebbe potuto rendere sicuro il patrimonio edilizio del Paese. La stima del Dipartimento della Protezione Civile, per i danni causati da disastri naturali, parla addirittura di una media di 3.6 miliardi l’anno spesi per le ricostruzioni. Da sempre i geologi lanciano il loro grido di allarme sulla tangibilità che ‘prevenire costa meno che curare’, ma ancora la sensibilità sul rischio sismico, sia della politica sia dei cittadini, non è abbastanza matura, trascurando che oltre 12 milioni di immobili dovrebbero essere interessati da opere di adeguamento e risanamento e che la popolazione coinvolta nel Paese supera 24 milioni di vite.

di Fabio Tortorici, presidente della Fondazione centro studi del Consiglio nazionale dei geologi