Miniera del Buraccio all’Elba: nuovo scontro Confindustria – Legambiente

Il Cigno Verde: «Quando per Confindustria improvvisamente la Regione diventa arbitro non criticabile»

[25 Gennaio 2019]

Non cessa la polemica sull’ampliamento della miniera di eurite del Buraccio, nel Comune di Porto Azzurro, all’Isola d’Elba e Confindustria attacca nuovamente agli ambientalisti: «Era scontata la replica di Legambiente, sul provvedimento della Regione, per il mantenimento delle attività estrattive in località Buraccio, quindi nessuna sorpresa. Tuttavia, l’accostamento di Confindustria addirittura al “Trumpismo”, vagheggiato da Legambiente, pur denotando un simpatico senso dell’umorismo, conferma in modo inequivocabile che, quando mancano gli argomenti, si va per frottole! Nessuno, infatti, ha sostenuto che le attività in oggetto non avessero incidenza, bensì che l’aspetto ambientale – unico elemento contestato da Legambiente – non è stato affatto tralasciato ma, al contrario, è stato approfonditamente valutato all’interno di uno scenario molto più articolato di fattori, sfociati successivamente nella sintesi tecnica che ha determinato la delibera della Giunta regionale. Nel frattempo anche Italia Nostra si è accodata alla convoglio delle lagnanze ribadendo gli stessi temi sollevati da Legambiente, concedendosi censure contorte sull’operato della Regione e degli altri enti, azzardando la tesi che la tutela dell’occupazione e la continuità delle attività produttive sarebbero niente di più che alibi e pretesti!!!!!»

Confindustria  conclude: «Se da un lato è legittimo dissentire, secondo il proprio punto di vista, dalle decisioni assunte, dall’altro non è accettabile disconoscere la fondatezza e la serietà delle istruttorie svolte dagli enti competenti, quando i pronunciamenti non coincidono con le aspettative di parte. Altrimenti sarebbe come se, terminato un confronto, chi non ottiene la ragione sostenesse che l’arbitro non è stato attento ne’ imparziale ! Il tema vero rimane la garanzia della continuità produttiva e della relativa occupazione con il valore aggiunto dell’indotto che ogni attività genera, nel rispetto della sostenibilità. Al di fuori di questi criteri, le chiacchere restano a zero!»

Legambiente Arcipelago Toscano non ci sta e ribatte prontamente: «Sulla vicenda dell’ampliamento della cava/miniera di caolino del Buraccio Confindustria cerca di fare la spiritosa, ma lo fa condendo le sue spiritosaggini con l’inutile protervia di chi non sopporta critiche agli interessi privati e con la degna conclusione “le chiacchiere restano a zero” che ricorda molto l’”Io so’ io e voi non siete un cazzo” del Marchese del Grillo. In realtà, con le loro repliche, Confindustria e la CGIL si sono messe su un terreno scivoloso che porta Confindustria a contraddirsi e  negare perfino quanto ha scritto sullo scarso impatto ambientale che avrebbe rimuovere la cima di una collina».

Ma per il Cigno Verde isolano quello che davvero sorprende di più, sia nella nota dell’organizzazione imprenditoriale che in quella del Sindacato, «E’ il fatto che si dica che non si potrebbero mettere in discussione gli atti della Regione, un organismo politico (stiamo parlando di una delibera presa da una Giunta) che, per convenienza momentanea, viene fatto passare da Confindustria per “arbitro imparziale”. Eppure, ci sembra di ricordare, senza neppure risalire troppo indietro nel passato, durissime polemiche di Confindustria contro le iniziative prese dalla Giunta Regionale della Toscana, nonostante fossero naturalmente frutto di istruttorie tecnico/politiche come avvenuto per il Buraccio».

E Legambiente allarga il tiro: «Ed è abbastanza sconcertante che Confindustria scriva questo proprio mentre il ministro dell’ambiente, il carabiniere forestale  Sergio Costa, impone al governo una moratoria sulle trivellazioni di petrolio e gas dicendo che gli atti tecnici e i decreti dei precedenti governi (che evidentemente dovrebbero essere rivestiti di sacralità se si usasse il metro di Confindustria) per lui sono politicamente ed energeticamente insensati e quindi, se il resto del governo li avesse portati avanti, lui si sarebbe dimesso. Certo, Lega e Confindustria non l’hanno presa bene, ma almeno Salvini non ha tirato in ballo l’intoccabilità delle scelte “arbitrali” dei precedenti governi (contro le quali si era opposto anche al referendum sulle trivelle per poi dimenticarsene). Per questo, visto anche il contesto nazionale, resta per noi sorprendente che gli amici del Movimento 5 Stelle elbano e toscano non abbiano speso una parola sull’ampliamento della miniera Eurit».

Gli ambientalisti smontano la ricostruzione fatta da Confindustria: «La verità è che su questa vicenda dell’Eurit i pareri “tecnici” sono stati tutt’altro che monolitici, alcuni “ballerini”, e che il parere tecnico ambientalmente più importante, quello negativo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano sulla Valutazione di incidenza ambientale, alla fine è stato scartato dall’”arbitro” politico.  Infine, sia Confindustria che CGIL farebbero bene a smetterla di parlare di un fantomatico confronto sull’ampliamento della cava, visto che da quel confronto, se c’è stato, Legambiente è stata accuratamente esclusa. Magari l’arbitro non si era accorto che in campo era stata convocata un’unica squadra e che sugli spalti avevano avuto accesso pochi e ininfluenti spettatori».