Paesaggio, in Toscana il 2019 sarà l’anno della svolta. Rossi: «Toscana più avanti rispetto a proposta Governo»

La legge 65 tanto temuta non ha riscontrato particolari difficoltà di applicazione

[14 Marzo 2017]

paesaggio toscana urbanistica

Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, intervenendo oggi alla presentazione delle prime attività dell’Osservatorio regionale sul paesaggio insieme agli assessori regionali all’urbanistica e all’agricoltura Vincenzo Ceccarelli e Marco Remaschi, ha dtto: «Stimiamo che sarà il 2019 l’anno in cui la legge 65 troverà la sua piena applicazione. Entro quell’anno gli strumenti urbanistici dei Comuni si saranno adeguati alla nuova norma e veramente avremo consumo zero di nuovo suolo ed effettivo recupero delle aree urbanizzate degradate. La Toscana si è dotata di una legge innovativa rispetto alla quale sembra un passo indietro la proposta che sta arrivando dal Governo di regolamentare le nuove costruzioni suddividendo e distribuendo tra le Regioni quote di terreno da edificare. La legge 65, tanto temuta in fase di elaborazione, ad ora non ha riscontrato particolari difficoltà di applicazione. Al contrario ho spesso incontrato nei Comuni assessori e agricoltori soddisfatti, che hanno apprezzato avere regole più chiare e semplici. Conciliare le esigenze del paesaggio con quelle dello sviluppo è possibile, se le cose vengono fatte bene. Per la Toscana tutelare entrambi questi aspetti è fondamentale, dato che il paesaggio è strettamente connesso anche alla dimensione produttiva e rappresenta un marchio di qualità imprescindibile che dà valore a tutto ciò che facciamo».

Ceccarelli ha sottolineato il valore innovativo della legge 65: «Solo due Regioni in Italia, tra cui la Toscana, si sono dotate di un piano paesaggistico. Siamo tornati ad essere un punto di riferimento su un settore per noi fondamentale. Il paesaggio toscano, che è all’attenzione del mondo, non è per noi qualcosa di solamente estetico, da imbalsamare, ma è anche ciò che si vive. E’ fatto anche di porti, città e periferie, di aree da tutelare e salvaguardare e di altre aree che vanno trasformate. Ad oggi solo il Comune di Chiusi ha adeguato i suoi strumenti urbanistici al Piano paesaggistico, ma molto altri si stanno conformando e quando lo avranno fatto non ci sarà più bisogno dei pareri vincolati della Soprintendenza per ogni intervento, ma basteranno pareri non vincolanti dato che le regole di base saranno comuni e condivise. Presto sarà conclusa anche l’individuazione delle aree compromesse e degradate, che potranno essere oggetto di trasformazione anche senza il parere espresso da una Conferenza paesaggistica, una novità che semplificherà e velocizzerà molto gli interventi di recupero».

Remaschi ha invece evidenziato che «La tutela delle caratteristiche paesaggistiche è strettamente legata alla tutela della fertilità dei terreni e alla tutela della biodiversità. Se prendiamo l’esempio dei terrazzamenti, ai quali non a caso è dedicato il primo convegno organizzato dall’Osservatorio regionale sul paesaggio, diventa chiaro a tutti che paesaggio tipico e cultura tradizionale si fondono perfettamente con la funzione agricola ed anche con la prevenzione del dissesto idrogeologico. Dobbiamo ricordare sempre che fare agricoltura in Toscana è probabilmente più difficile e perfino più dispendioso che altrove, ma è parte di un insieme speciale e non replicabile nel quale si fondono microcli ma, qualità delle produzioni e modo di fare agricoltura, un sistema che ha generato quello che è oggi il nostro paesaggio unico al mondo».

Alcune anticipazioni su quello che sarà argomento del convegno del 16 marzo, organizzato dall’Osservatorio regionale sul paesaggio e dedicato a “I sistemi terrazzati della Toscana” sono state fornite dal presidente dell’Osservatorio Mauro Agnoletti, che ha concluso: «Il paesaggio toscano presenta duplici criticità: da una parte abbiamo il problema di limitare il consumo di suolo e recuperare le aree urbane dismesse, che però si concentrano soprattutto nella grande area dell’Arno. Un altro problema è il progressivo abbandono del paesaggio agrario, con forte riduzione delle attività agricole e una concentrazione in poche zone di colture specializzate, con riduzione del mosaico paesistico che mette in crisi l’unicità del paesaggio toscano, fondamentale anche per l’attività turistica. In questo momento la sfida è fare in modo che il paesaggio non assuma più solo una valenza estetica ma posso entrare nel modello di sviluppo. Il paesaggio toscano è un paesaggio “costruito” e dunque è legato all’economia e alla società».