Rischio sismico in Toscana, i geologi: «Bene microzonazione e studi, ma stop gare al ribasso»

«L’Appennino è zona sismica e ormai sappiamo bene cosa si dovrebbe fare per mitigare i rischi»

[23 Gennaio 2017]

Mentre la colonna mobile della Protezione civile toscana è ancora al lavoro nel marchigiano, all’interno delle zone flagellate da terremoto e neve, per rispondere al senso di ansia diffuso che si avverte anche in Toscana dopo i terremoti che hanno colpito l’Italia centrale, Maria Teresa Fagioli – presidente dell’Ordine dei geologi della Toscana – torna a fare il punto della situazione sul rischio sismico per quanto riguarda il territorio regionale.

«L’Appennino è zona sismica e ormai – osserva Fagioli – sappiamo bene cosa si dovrebbe fare per mitigare i rischi. Costruire in modo antisismico e adeguare per quanto possibile l’edificato esistente. Il chiasso su sequenze sismiche di magnitudo più o meno elevata che si susseguono ad intervalli quanto mai differenti non serve a nulla. Al di là di risolvere l’attuale emergenza, cosa per cui serve impegno tecnico, ma soprattutto politico per evitare che la ricostruzione diventi l’ennesimo scandalo italiano, è necessario agire in “tempo di pace” costruendo antisismico e verificando ed adeguando l’esistente».

Per quanto riguarda in particolare gli studi sulla sismicità, la Toscana si mostra come una Regione all’avanguardia: «In materia di microzonazione e studi – dettaglia Fagioli – siamo fra le Regioni italiane più avanzate. In Toscana 167 comuni sono dotati di studio di microzonazione sismica perlomeno di primo livello, corrispondenti al 65% del totale, di cui l’89% della zona sismica 2, la più pericolosa in Toscana». Il 60% degli studi di microzonazione sismica è realizzato mediante cofinanziamento nazionale con varie Ordinanze nate dall’art.11 della legge 77/2009, la legge Abruzzo, che per il territorio regionale hanno finanziato «1,2 milioni di euro». Altri 658mila euro sono serviti per avviare la microzonazione sismica di ulteriori 37 comuni. Finanziamenti tutto sommato modesti, ma con ritorni più che significativi in termini di conoscenza del territorio e (dunque) sicurezza.

Tutto bene dunque? Dipende dal livello d’osservazione. Secondo Fagioli se la Regione fa un lavoro di qualità, c’è invece «la tendenza di un non esiguo numero di sindaci e amministrazioni locali ad abbandonare il buon senso per un tanto malinteso quanto pericoloso senso di risparmio. Lavorare con qualità nella prevenzione del rischio non sembra essere la priorità di molti nostri amministratori, fra gare al ribasso e spending review la priorità di troppi è il risparmio a qualsiasi costo, forse nella convinzione che un lavoro sottopagato sia di uguale qualità di quello pagato il giusto». Per la presidente dei geologi toscani non dovrebbero esserci «gare al ribasso per lavori che come ad esempio quelli di microzonazione e valutazione di vulnerabilità di edifici, ma forse è meglio dire per i lavori professionali in genere. Il criterio del solo ribasso ne mortifica la valenza vanificandone spesso l’efficacia».

L. A.