Sondaggio post lockdown di Greenpeace: il 37% chiede mobilità sostenibile e più verde pubblico

Ripresa green soprattutto nelle periferie delle città per il 90% i politici non fanno abbastanza 90%

[3 Giugno 2020]

Già oggi il 55% della popolazione mondiale vive in contesti urbani, e si prevede che questa quota salirà al 68 per cento entro il 2050. Secondo l’United Nations environmental programme, il 75% delle emissioni globali di gas serra viene proprio dalle città. Greenpeace ha lanciato oggi il progetto #RESTART, per ripensare il modo in cui viviamo le città nel nuovo scenario imposto dal Covid19 e con l’ambizione di renderle più sostenibili e resilienti alle crisi. «L’obiettivo  – spiega l’organizzazione ambientalista – è quello di coinvolgere le persone in alcune grandi città come Roma, Madrid, Bogotà e Città del Messico non solo per adottare comportamenti più sostenibili, ma soprattutto nel farsi parte attiva nelle richieste di cambiamento verso le amministrazioni locali.

Chiara Campione, coordinatrice internazionale del progetto #RESTART sottolinea che «Se vogliamo risolvere la crisi che abbiamo di fronte: ambientale, sanitaria ed economica, dobbiamo cambiare il modo in cui consumiamo e viviamo gli spazi urbani. La direzione da prendere è chiara: cibo prodotto localmente e in modo ecologico, mobilità alternativa, pubblica e condivisa, spazi verdi sicuri e accessibili a tutti, dal centro alle periferie delle nostre città».

Secondo un sondaggio online condotto da Greenpeace Italia e a cui hanno partecipato oltre 15,000 persone, emerge chiaramente che «oltre il 90% delle persone pensa che la politica debba agire, ma anche i cittadini debbano fare la loro parte, a partire dalle abitudini quotidiane. Oltre il 70% non è soddisfatto degli investimenti del governo per rendere le nostre città più ecologiche e sostenibili e oltre il 90% esprime preoccupazione per il fatto che i politici sottovalutano il rischio che le nostre città potrebbero affrontare a causa di eventi estremi dovuti ai cambiamenti climatici, come avvenuto prima della pandemia».

Per Greenpeace è molto interessante anche cosa realizzerebbero gli intervistati se amministrassero la propria città: Più piste ciclabili il 13,54%, più investimenti in trasporto pubblico il 14,56%, più aree verdi il 20,38% e tutte queste cose, ma dando la priorità alle periferie il 37%.

Federico Spadini, della campagna trasporti di Greenpeace Italia, conclude: «Alcune città italiane si stanno muovendo sul fronte della mobilità. Il rischio però di ritrovare nuovamente le città invase dalle auto e con aria irrespirabile resta alto. Solo a Roma ogni anno si trascorrono 166 ore imbottigliati nel traffico, e l’Italia è il Paese con il maggior numero di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico in Europa, con più di 76 mila decessi all’anno. Accogliamo positivamente gli annunci dei sindaci, da Milano a Roma, sulla creazione di nuove bike lane, ma questo da solo non basta. È necessario che le coperture economiche siano garantite, che gli interventi siano resi permanenti e che si investa sulla mobilità sostenibile a 360 gradi, potenziando il trasporto pubblico, la mobilità condivisa ed elettrica e ripensando gli spazi pubblici e la viabilità».