Uno spettro si aggira in Sicilia: l’ennesimo condono edilizio

Italia Nostra: ancora un tentativo di “sanatoria”. Legambiente: gli abusivi non si illudano, la norma non potrà mai superare il vaglio costituzionale

[12 Maggio 2020]

Parafrasando il Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels, Ebe Giacometti e Leandro Janni, rispettivamente presidente nazionale e regionale siciliano di Italia Nostra, scrivono oggi che «Uno spettro si aggira per la Sicilia: lo spettro del condono edilizio. Spettro che, inesorabilmente, ritorna ad essere presente innanzitutto nelle opache stanze del potere regionale. E negli insidiosi “anfratti” di certi disegni di legge».

Una vicenda che ha denunciato ieri  Legambiente Sicilia: «Gli interessi degli abusivi non valgono l’ennesima inutile figuraccia per la nostra Regione. L’assessore Cordaro cancelli il condono edilizio dal DDL669/140/453. Gli abusivi non si illudano, la norma non potrà mai superare il vaglio costituzionale che Legambiente chiederebbe con forza all’indomani di una eventuale approvazione»

Legambiente spiega che «Il DDL669/140/453 che dovrebbe servire ad adeguare la LR 16/2016 alla sentenza della Corte Costituzionale che ne ha cancellato tre commi ritenuti incostituzionali, rischia di diventare paradossalmente l’ennesima occasione sulla quale la Consulta sarà chiamata a intervenire. L’art. 18 è infatti palesemente incostituzionale poiché rappresenta, sotto le mentite spoglie di una interpretazione autentica, l’ampliamento del condono edilizio del 2003 agli immobili ricadenti in aree vincolate, esplicitamente esclusi da quella che, non a caso, venne chiamata la “mini sanatoria” edilizia. Fu l’ultima in ordine di tempo e, soprattutto, fu quella più ridotta in termini di effetti sul territorio. Alcune regioni, in fase di recepimento, hanno provato ad allargarne l’applicazione anche agli immobili esclusi ma, una lunga serie di sentenze di Cassazione penale e Corte Costituzionale, hanno ristabilito un principio: le regioni si possono limitare a specificare meglio ed eventualmente ridurre il campo di applicazione del condono 2003, non certamente ampliarlo».

Ecco cosa dice l’articolo contestato: «Art. 18: Compatibilità delle costruzioni realizzate in aree sottoposte a vincolo 1.  Dopo l’articolo 25 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 è aggiunto il seguente articolo: “25-bis Norme di interpretazione autentica.  2. Con l’articolo 24 della Legge regionale 5 novembre 2004, n. 15 sono stati recepiti i termini e le forme di presentazione delle istanze presentate ai sensi dall’art. 32 del Decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con legge 24 novembre 2003, n. 326. 3. In forza del predetto recepimento resta salva l’ammissibilità delle istanze presentate, ai sensi del precedente comma l, per la regolarizzazione delle opere realizzate nelle aree soggette a vincoli che non comportino inedificabilità assoluta nel rispetto di tutte le altre condizioni prescritte dalla legge vigente».

Anche Italia Nostra non ha dubbi:  « L’articolo 18 del disegno di legge governativo sull’edilizia, in discussione presso l’Assemblea regionale siciliana, è un vero e proprio condono: checché ne dicano l’assessore regionale al Territorio e ambiente Cordaro, che ha proposto il ddl, e il presidente della Regione Siciliana Musumeci, che lo ha presentato. Nei giorni scorsi l’assessore Cordaro ha reagito in modo piuttosto scomposto alle condivisibili, veementi critiche – al citato articolo – sollevate dai deputati 5stelle della Commissione Ambiente dell’Ars. L’assessore Cordaro, quindi, nega non solo il tentativo di sanatoria nelle “zone a inedificabilità relativa”, ma, da quanto apprendiamo dalle sue dichiarazioni, nega anche l’esistenza stessa della “inedificabilità relativa”. In sostanza, con questa proposta di legge si vorrebbe estendere la sanatoria del “terzo condono edilizio” del 2003 anche a quelle istanze relative a immobili costruiti in aree vincolate».

Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, ricorda che «Si tratta di una vecchia storia. La Regione Siciliana ci aveva già provato con il governo Crocetta quando, sulla base di un parere molto discutibile del CGA, emanò nel 2014 una circolare con la quale s’invitavano gli enti onerati di esaminare le domande di condono a farlo anche in riferimento agli immobili ricadenti in aree vincolate. Istanze fino a quel momento tutte rigettate perché esplicitamente escluse dal condono nazionale. Un ricorso di Legambiente, e la battaglia all’interno del’ARS dell’allora presidente della Commissione ambiente on. Trizzino, spinse l’assessore Sgarlata ha revocare quella circolare. A seguito di quello sgarbo, il presidente Crocetta,  usando un finto scandalo edilizio ordito ad arte e che si rivelò immediatamente una gigantesca montatura, sollevò comunque dall’incarico la dott.ssa Sgarlata e nel 2015 l’assessore Croce revocò la revoca facendo rivivere la circolare. Questa triste storia chiarisce quanto pesanti siano gli interessi degli abusivi che sono rimasti fuori dal condono del 2003, e il fatto che oggi si provi a ricorrere a una legge vuol dire che la circolare non ha prodotto gli effetti sperati. D’altronde, funzionari e amministratori seri, come potrebbero dare applicazione a una circolare in evidente contrasto con la normativa vigente e con la giurisprudenza costituzionale? Chiediamo all’assessore Cordaro di ritirare immediatamente l’art.18 dal DDL in discussione, così da evitare inutili scontri che porterebbero inevitabilmente alla cancellazione della norma. Provare a far passare l’idea che la Regione siciliana, in fase di recepimento del condono, intendeva fare proprio del condono nazionale la sola riapertura dei termini ma non i limiti stringenti imposti dalla stessa legge, può forse servire a illudere per qualche mese gli abusivi ma non potrà mai superare il vaglio costituzionale che Legambiente chiederebbe con forza all’indomani di una eventuale approvazione».

Giacometti e Janni concludono: «Insomma: se questa manovra andasse a buon fine, si allargherebbe la maglia degli abusi condonabili anche a quelli commessi in aree vincolate, come ad esempio nelle zone sottoposte a vincoli paesaggistici, archeologici e idrogeologici. Contraddicendo, dunque, i ripetuti proclami del presidente della Regione Siciliana Musumeci, in ordine alla sicurezza dei cittadini e alla tutela-valorizzazione del territorio e del paesaggio dell’Isola. Ancora una volta, noi di Italia Nostra, siamo costretti a denunciare l’ennesimo tentativo di sanatoria proveniente dall’Assemblea regionale siciliana. Ma anche in ambito nazionale siano costretti a denunciare i tentativi di sanatoria – in corso – provenienti dall’attuale Governo e contenuti nel cosiddetto “Decreto Rilancio”. L’urbanistica si trasformerà nel mercato delle vacche? La politica mercanteggerà le sanatorie oggi e in futuro? La corruzione avrà più ampio spazio? È questa la sburocratizzazione di cui avrebbe bisogno una Nazione moderna, post Covid-19?»