Perché allevare polpi non è una buona idea

Grossi problemi ambientali e di benessere animale per un cibo che non è essenziale

[7 Febbraio 2019]

Nel mondo attualmente vengono allevate  per mangiarle 550 specie acquatiche e i polpi stanno per aggiungersi alla lista. Ma lo  studio “The case against octopus farming”, pubblicato su Issues in Science and Technology da un team di ricercatori delle università di New York, di Sydney e del Sussex evidenzia che l’allevamento intensivo di questi cefalopodi intensificherà drammaticamente l’impatto ambientale dell’acquacoltura».

I polpi sono animali intelligenti, territoriali e difficili da allevare in cattività, quindi sembrerebbero un’opzione poco convenzionale per l’acquacoltura. Eppure, come fa notare Emma Bryce su Anthropocene, «Un numero crescente di Paesi, tra i quali Italia, Australia, Giappone, Cina e Spagna, stanno cercando di “allevare” questi animali utilizzando govani polpi catturati in natura o uova. Le uova vengono già allevate in cattività, un’attività nella quale il Giappone è particolarmente avanti, tanto che dal prossimo anno dovrebbe immettere sul mercato polpi allevati fin dalla schiusa.

Ma i ricercatori guidati da  Jennifer Jacquet del Dipartimento di studi ambientali della New York University sono convinti che aggiungere i polpi alle specie allevate peggiorerà le performance ambientali già non brillanti di molti impianti di acquacoltura: proprio come la pescicoltura tradizionale, l’allevamento intensivo di polpi produrrà grandi quantità di rifiuti fecali che si diffonderanno nell’ambiente circostante e  gli antibiotici necessari per tenere sotto controllo le malattie avranno un impatto sul mare e sul fondale marino dove si allevano i polpi. La Bryce sottolinea che «I polpi sono animali grandi, il che significa che anche il loro allevamento richiederà molto spazio, il che probabilmente condurrà alla distruzione dell’habitat naturale nel caso in cui gli impianti siano sulla costa».

Ma per i ricercatori la maggiore minaccia che viene dagli allevamenti di polpi è che questi animali carnivori richiedono grandi quantità di cibo, fatto di pesci e crostacei catturati in natura. L’acquacoltura consuma già un terzo delle catture mondiali di pesce e, secondo gli scienziati, «I polpi hanno un indice di conversione degli alimenti di 3 a 1, il che significa che per sostenerli necessitano di tre volte il loro peso corporeo. Pertanto, la produzione di grandi quantità di polpo allevato probabilmente peggiorerà la sorapesca globale..

Come se non bastassero i possibili impatti ambientali, è anche molto difficile grantire il benessere in cattività di animali così intelligenti e versatili rispetto a quello dei pesci. I ricercatori ricordano che molti studi evidenziano «le impressionanti capacità cognitive del polpo e la complessità del suo comportamento. Inoltre i polpi, in quanto animali relativamente solitari, diventano aggressivi quando si av vicina un loro simile  e l’acquacoltura tradizionale, nella quale gli animali sono confinati in recinti pieni di esemplari in poco spazio, sarebbe inadeguata alla necessità dei polpi. Gli scienziati statunitensi e britannici dicono che «Se gli allevatori volessero soddisfare le loro necessità, questo probabilmente richiederebbe più spazio, aggravando possibilmente alcune dei pfroblemi ambientali già esistenti dell’acquacoltura».

Anche se questi argomenti sembrerebbero demolire completamente l’idea dei allevare polpi, la Bryce non si nasconde che «Ci sono poderosi incentivi finanziari che spingono questo commercio» e i ricercatori spiegano che «L’impulso verso l’acquacoltura del polpo si deve al fatto che le popolazioni selvatiche di questi animali stanno diminuendo gradualmente per la pesca eccessiva. Parallelamente, un mercato del polpo in crescita, soprattutto nelle nazioni ricche, sta incrementando la ricerca e l’investimento in questa forma lucrosa, anche se difficile, dell’acquacultura». Mano a mano che crescono gli investimenti, i ricercatori temono che «Possa essere disponibile la tecnologia per la produzione di polpi su scala industriale».

Gli scienziati fanno notare che «In realtà non abbi amo bisogno di allevare, né necessariamente di mangiare, i polpi. I Paesi dove c’è la maggiore richiesta hanno in media una elevata sicurezza alimentare e non richiedono polpo per il benessere umano». Il polpo è insomma uno sfizio alimentare, un cibo “di lusso”.

Ma questo strano e nuovo problema ambientale per i ricercatori può anche diventare «Un’opportunità per evitare alcuni degli errori che abbiamo già commesso con la produzione industriale di cibo nel nostro pianeta, Ci sono strade migliori per il futuro dell’allevamento».