IRAdvocates: Apple, Alphabet, Dell, Microsoft e Tesla favoriscono il lavoro minorile forzato nelle miniere di cobalto del Congo Rdc

Abusi estremi contro i bambini, presentata denuncia contro i giganti della tecnologia che smentiscono ogni coinvolgimento

[18 Dicembre 2019]

International rights advocates (IRAdvocates) ha intentato negli Usa un’azione legale federale per conto di 14 famiglie della Repubblica democratica del Congo (Rdc) chehamnno perso i loro bambini crolli di gallerie o pareti nelle miniere di cobalto, oppure bambini rimasti mutilati in incidenti di questo tipo.

La Rdc ha i più grossi giacimenti di cobalto del mondo e IRAdvocates ricorda che si tratta di «un elemento essenziale per le batterie ricaricabili agli ioni di litio dei prodotti realizzati da tutte le compagnie tecnologiche e delle auto elettriche. Il boom tecnologico ha causato un’esplosione della domanda di cobalto, ma in uno dei contrasti più estremi immaginabili, nella Repubblica democratica del Congo il cobalto viene estratto in condizioni da età della pietra, estremamente pericolose, da bambini pagati un dollaro o due al giorno per fornire cobalto per i costosi gadget prodotti da alcune delle aziende più ricche del mondo».

Promuovendo la causa “Apple, Alphabet (Google), Dell, Microsoft, and Tesla as Defendants”, IRAdvocates dice che «I querelanti hanno la prova che queste compagnie in particolare hanno aiutato e favorito le miniere che hanno abusato, approfittato dei bambini dei querelanti costringendo loro ed altri bambini a estrarre il cobalto in condizioni che hanno portato alla loro morte o a lesioni gravi e paralizzanti».

Intanto il team di ricerca di IRAdvocates continua a indagare su altre compagnie tecnologiche e automobilistiche e ha già detto che presto chiamerà in causa altri marchi famosi.

Secondo la denuncia dell’organizzazione di avvocati che promuove i diritti umani e la responsabilità aziendale attraverso la difesa legale e il capacity building, «E’ ben documentato che i bambini piccoli che estraggono il cobalto dei Convenuti non sono semplicemente costretti a svolgere lavori minerari a tempo pieno, estremamente pericolosi, a spese della loro istruzione e del loro futuro; vengono mutilati e uccisi regolarmente». L’accusa alle multinazionali è anche quella di non far nulla per aiutare questi bambini investendo una parte trascurabile della loro enorme ricchezza e facendo valere il loro potere economico e politico.

IRAdvocates ha denunciato le grandi compagnie per sfruttamento del lavoro minorile forzato in violazione del Trafficking Victims Protection Reauthorization Act (TVPRA), e chiede risarcimenti economici per le famiglie dei bambini morti, feriti e mutilati per l’ingiusto arricchimento derivante da negligenza nei controlli e inflizione intenzionale di sofferenza emotiva.

Terry Collingsworth, consulente legale dei querelanti, ha dichiarato: «Faremo tutto il possibile per ottenere rapidamente giustizia per i bambini che rappresentiamo. Nei miei 35 anni come avvocato per i diritti umani, non ho mai visto un abuso così estremo di bambini innocenti su vasta scala. Questa stupefacente crudeltà e avidità devono finire».

Rispondendo alle accuse, in un comunicato, il gigante minerario Glencore assicura. «Non tolleriamo alcuna forma di lavoro minorile, forzato o obbligatorio nella nostra catena di fornitura. Supportiamo e rispettiamo i diritti umani in modo coerente con la Dichiarazione universale dei diritti umani. Glencore non acquista, elabora o commercializza rame o cobalto estratti artigianalmente.  Riconosciamo che l’estrazione artigianale è prevalente nella Rdc e presenta rischi, in particolare per i bambini. Nell’ambito della nostra più ampia strategia di responsible corporate citizen  nel Paese, stiamo collaborando con il governo e altri stakeholders per trovare una soluzione sostenibile. A questo proposito, Kamoto Copper Company, il nostro operatore nella Rdc, sta implementando una serie di misure, tra cui: impegnarsi con le comunità locali per evidenziare i rischi associati all’estrazione artigianale illegale, in particolare per quanto riguarda un sito industriale attivo; rafforzare le barriere fisiche per prevenire le intrusioni e affrontare il rischio di infortuni nell’entrare in un sito industriale; collaborare con i nostri providers di sicurezza per garantire che continuino a sostenere il rispetto dei diritti umani in modo coerente con i principi volontari in materia di sicurezza e diritti umani».

Inoltre Glencore fa notare che la causa fa riferimento a una serie di concessioni indicando erroneamente quelle di Lac Malo e Kamilombe come di proprietà o controllate da KCC, ma ammette che la fossa di Mashamba East e una vasta area di discarica delle scorie minerarie si trovano in una Concessione KCC che si è però «impegnata con la comunità locale per evidenziare i rischi dell’estrazione illegale e anche con l’agenzia artigianale SAEMAPE per scoraggiare l’attività estrattiva illegale nella concessione. Non acquistiamo, elaboriamo o commercializziamo minerale prodotto a Mashamba East o nelle vicinanze».

Inoltre la multinaziodenuncia che «La concessione di Tilwezembe, di proprietà di Glencore e situata a circa 35 km dalla KCC, è stata invaso dai minatori artigianali dal 2011. Dal 2011, Glencore non ha avuto accesso alla concessione e non ha alcun coinvolgimento operativo o commerciale con essa. Glencore ha ripetutamente chiesto al governo della Rdc di intervenire per risolvere la situazione e ha segnalato le sue preoccupazioni sulle condizioni di lavoro durante l’operazione».

Resta il fatto che quel cobalto estratto illegalmente qualcuno lo compra e che non resta certo nel poverissimo Congo Kinshasa.

Anche la Apple in uno statement trasmesso al Sole 24 Ore ha assicurato di essere «profondamente impegnata a rifornirsi in modo responsabile» e di aver fatto da traino all’industria, fin dal 2014, su questo fronte «definendo gli standard più severi ». Apple assicura che dal 2016 rende pubblica l’intera lista dei suoi fornitori “identificati” di cobalto, «il 100% dei quali accettano di essere certificati da terze parti: i rapporti vengono troncati immediatamente con chi «non vuole o non può adeguarsi agli standard, cosa che è successa a 6 raffinatori nel corso di quest’anno».

Microsoft ha dichiarato di essersi impegnata ad approvvigionarsi di minerali in modo responsabile e che indagherà su ogni infrazione commessa dai suoi fornitori, prendendo le misure necessarie.

Il Sole 24 Ore scrive che tutte le grandi compagnie denunciate da IRAdvocates assicurano di «aver adottato policies mirate ad escludere dalla propria catena di approvvigionamento l’impiego di manodopera minorile e altre forme di abuso». Ma nella sua querela IRAdvocates ribatte che si tratta solo di operazioni di facciata: «la mancata applicazione delle policies, è un atto intenzionale, compiuto per evitare di mettere fine alla manna di ottenere cobalto a basso prezzo».

Non sembrerebbero accuse campate in aria, visto che il team legale di IRAdvocates comprende due noti e autorevolissimi ricercatori ed esperti di lavoro minorile forzato: Siddharth Kara e Roger-Claude Liwanga. Dopo la presentazione della causa, Kara ha evidenziato che «Questa causa rappresenta il culmine di diversi anni di ricerca sulle orribili condizioni dell’estrazione del cobalto nella Rdc. Dal momento in cui ho incontrato Collingsworth e gli ho descritto le mie scoperte, si è impegnato a ritenere queste società responsabili di arricchimento a spese dei bambini più vulnerabili del Congo. Spero che i nostri sforzi siano degni delle famiglie coraggiose che hanno condiviso con noi il loro incommensurabile tormento e che giustizia e decenza trionferanno sulla ricerca del profitto ad ogni costo».

Liwanga, che è un cittadino della Rdc, conclude: «Questo è l’inizio della fine dell’impunità per coloro che hanno beneficiato economicamente del lavoro minorile nell’industria mineraria della Rdc. Anche i bambini della Rdc hanno il diritto intrinseco e inalienabile di essere protetti dallo sfruttamento economico».