In Africa la rivoluzione parte dal cibo

Dolores Godeffroy è stata la prima donna ad aprire un ristorante di cibo locale “swazi” nel suo Paese, divenuto un successo grazie all’aiuto di Cospe

Quando si parla di Africa, si pensa alla scarsità di cibo e acqua, mai alla ricchezza e varietà di produzioni locali che il continente offre. In realtà, grazie alla varietà di flora e fauna del territorio, molti Paesi hanno una tradizione culinaria ancestral,e spesso ignorata perché considerato cibo per “classi povere”.   È il caso dello Swaziland.

Dolores Godeffroy è stata la prima donna ad aprire un ristorante di cibo locale “swazi” nel Paese. Lei crede fermamente che se l’Africa si affidasse alle risorse tradizionali e ritirasse fuori le sue tradizioni culinarie, combatterebbe la fame. Del suo Paese dice che «lo Swaziland può essere autosufficiente nella produzione di cibo di qualità, se decide di puntare su quello che gli appartiene».

La sua prima attività l’ha avviata nel 1997, ma pochi lo frequentavano. I locali lo “snobbavano”, ed era diventata una specie di “mensa per i cooperanti”. Cinque anni dopo ha conosciuto Cospe e aperto un altro ristorante. Un successo. Nel 2002 ha infatti iniziato a collaborare con Cospe nella comunità di Shewula con il progetto “Kunanisa”. Attraverso questa iniziativa si è recuperato lo scambio tradizionale di semi tra contadini: un sistema di solidarietà per garantire quantità, varietà e qualità di cibo. Dolores ha così iniziato a lavorare e rifornirsi dalle comunità locali, diventando in poco tempo il simbolo di una riscossa culturale e sociale centrata sul cibo.

Il suo ristorante, Edladleni, che in italiano significa “in cucina”, è diventato un punto di convergenza di una rete di contadini che le forniscono tutto l’anno la materia prima: frutta selvatica, erbe spontanee, cereali, legumi e tuberi. Gli ingredienti locali sono combinati in maniera originale, facendo rivivere piatti esemplari della cucina swazi come l’imbuya, il sorgo e il tindhluvu.

Le sue ricette, che sono adesso divenute un libro, intitolato “Edladleni” come il ristorante, sono un tripudio di biodiversità e sapori e rappresentano una rivincita delle culture locali spesso messe in disparte dalle politiche di sviluppo.

In questi ultimi anni di impegno, Dolores è riuscita a conquistare una fetta della classe media swazi, esaudendo, in parte, il suo obiettivo: far conoscere e gustare le ricchezze dello Swaziland e dell’Africa. Dolores ha anche viaggiato, è venuta ospite in Italia, al Terra Madre di Torino e poi in Kenya, a Nairobi, nel Social Forum mondiale: eventi che le hanno permesso di confrontarsi con contadini, storie e realtà simili alla sua.

«Sono partita con una sorta di motto – esclama con un sorriso – ‘Cibo 100% prodotto in Swaziland, nessun cibo importato, nessun cibo straniero. Con ingredienti swazi’. Poi, dopo aver incontrato altri contadini a tutto il mondo, mi sono detta che non solo l’unica pazza. Ora niente mi potrà più fermare».