Coronavirus, usciamo del tunnel?

Le misure di contenimento nelle zone rosse funzionano, ma se abbassiamo la guardia ora sarebbe un disastro

L’epidemia di Covid-19, cioè le patologie provocate dal nuovo coronavirus originatosi in Cina e oramai in corso in Italia, con misure di contenimento da parte del Governo. Si va avanti alla giornata dato che le decisioni sono determinate da protocolli sanitari, sulla base dei contagi e del carico sulle strutture sanitarie. Le persone affrontano disagi, il personale medico, che non ringrazieremo mai abbastanza, lavora con abnegazione. Ma ci possiamo chiedere quale sarà il nostro futuro prossimo, se e quando potremo uscire da questo tunnel che crea tanti problemi anche a livello economico.

L’epidemia, si sa, si diffonde per contagio. Una persona contagiata vive in un contesto sociale e ha dei contatti che in particolari condizioni possono favorire la diffusione del virus, che passa da un ospite all’altro. Se una persona contagiata ne contagia in media altre 2 al giorno, la crescita dei contagiati avviene velocemente. In questo caso il numero dei contagiati raddoppierebbe da un giorno all’altro. Questa è la cosiddetta crescita esponenziale che non ha limiti. Su questa base ad esempio si sono state fatte delle estrapolazioni.

C’è però un altro modo di vedere l’espansione di un fenomeno del genere. Ogni persona ne potrebbe contagiare altre due, ma tra i possibili contagiandi ce ne sono alcuni che si tengono a distanza e quindi alcuni vengono contagiati velocemente, mentre quelli successivi, che sono più prudenti, vengono contagiati più lentamente. Se il numero medio dei nuovi contagi scende sotto 1 per contagiato, allora il fenomeno tende a spegnersi. In sostanza secondo questo modello che si chiama logistico si ha si un’espansione con un tasso di crescita, come nel caso esponenziale, ma questo tasso è variabile e diminuisce man mano che ci si avvicina al massimo contagiabile, sino a divenire pari a zero. La curva che si ottiene è simile a una S e non a caso questa è la curva che ha seguito l’espansione dell’epidemia in Cina, come si vede dalla immagine allegata tradotta da Wikipedia.

All’inizio del fenomeno la crescita può essere facilmente scambiata per una crescita esponenziale, ma come si vede anche in Cina, il numero dei contagiati al giorno giunge a un picco e poi decresce, pur crescendo quello del totale. Su questa base ho provato a calcolare quello che potrebbe essere l’andamento del fenomeno in Italia.

Prima di entrare in merito occorre una breve premessa, ma non sarò lungo, lo prometto. Per prima cosa: il fenomeno è nato in Lombardia e Veneto. Perché? Difficile dare una risposta definitiva, ma si può osservare che c’è una correlazione abbastanza forte tra il volume di interscambio commerciale con la Cina delle regioni italiane e il numero dei contagiati, almeno nella prima fase cioè il 27 febbraio, come si vede dal grafico riportato. In altre parole, le persone che per commercio, o produzioni delocalizzate facevano la spola tra Italia e Cina, verso la fine del mese di gennaio o prima – qui le indagini epidemiologiche sono in corso – potrebbe aver importato il virus dalla Cina, che poi ha mutato in piccola parte per adattarsi all’ambiente italiano.

Il Governo si è limitato a chiudere i voli diretti, le persone che dovevano rientrare hanno fatto scalo a Parigi, Londra o Francoforte e poi con un volo da questi hub sono arrivate in Italia. Quindi la misura del Governo è stata perlomeno ingenua se non dannosa, dato che ha impedito di riconoscere più facilmente chi rientrava dalla Cina. Poi chi è rientrato, senza sintomi febbrili come era per la maggioranza, ha continuato la sua vita normalmente e probabilmente l’epidemia si è diffusa incontrollata sotto traccia in Lombardia, che ha il maggior volume di interscambio e poi in Veneto e in Emilia-Romagna, e così da “Paese più tutelato” ci siamo trasformati negli esportatori del virus.

Ma va dato atto al Governo che dopo questa prima mossa un po’ ingenua si è passati a misure contenitive serie, con l’istituzione delle “zone rosse”, che hanno cambiato la vita alle persone, ma che stanno dando risultati. Le misure contenitive sono quelle che nel modello logistico fanno abbassare il tasso di diffusione del virus fino ad azzerarlo. E veniamo a quello che dice il modello logistico se applicato ai dati italiani.

Per calibrare i parametri ho usato un software on-line, ovviamente si può fare di meglio, ma i mezzi e il tempo erano limitati. Come si vede, in base ai dati della Protezione civile sino a ieri 3 febbraio, il modello dà una crescita massima dei contagiati fino a 3700 persone (esclusi deceduti, purtroppo, e i guariti), e una durata del fenomeno di ancora di circa due settimane (per chi vuole vedere l’equazione e i suoi parametri stimati ho allegato l’immagine).

E qui vengono le cautele. Prima di tutto queste previsioni sono soggette a incertezza, dato che dipendono dalle rilevazioni fatte. Se queste fossero state insufficienti ci potrebbero essere delle variazioni consistenti. Inoltre, come ho detto l’epidemia si è originata in Lombardia-Veneto e poi si è diffusa nel resto d’Italia. Il fenomeno globale italiano è quindi la somma di quello che avviene nelle zone rosse più tutto quello che avviene nel resto. Per dare un’idea: se il 28 febbraio nel resto d’Italia si era praticamente a zero, ieri, 3 marzo nel resto d’Italia c’era il 10% del fenomeno. Mentre le misure di contenimento nelle zone rosse funzionano, nelle zone di recente insediamento del virus si potrebbe essere nella fase di espansione quando la crescita è esponenziale. Quindi il risultato globale potrebbe essere mutato dal comportamento dell’epidemia in queste recenti zone di espansione.

La conclusione che viene da queste poche e veloci note è che dal tunnel stiamo uscendo grazie alle misure prese dopo l’inizio dell’epidemia dal Governo e  al lavoro della Protezione civile e dei sanitari che ricordiamolo operano senza tregua, ma se abbassiamo la guardia ora, cullandoci su questi risultati, sarebbe un disastro e il virus è sempre lì in agguato per svilupparsi dove gli è più facile, soprattutto nelle nuove aree di espansione al centro e al sud. Per questo limitare i test ai soli casi sintomatici potrebbe favorire una espansione silente come è avvenuto in Lombardia e Veneto nella prima fase.

Quindi grande accortezza, con la consapevolezza che il virus si può combattere e vincere, e che forse dovremmo conviverci, come si fa con altre malattie, ma occorre mantener alta la guardia contro la sua diffusione e soprattutto solidarietà perché proprio in questi casi non ci si salva da soli.