Cosa possiamo imparare dai popoli indigeni per la ripresa post-Covid, tra BuenVivir e “pluriverso”

Centrale nella visione cosmologica andina e delle popolazioni amazzoniche, il “BuenVivir” richiama la relazione armonica fra ambiente naturale ed esseri umani

Nei giorni scorsi si è svolto il webinar “Ambiente, comunità indigene e sviluppo sostenibile dopo il Covid-19” organizzato da Cospe e moderato da Ivette Miranda Parra, docente all’Università Cattolica Boliviana di La Paz con l’intervento di cinque esperti sul tema. L’incontro si inserisce all’interno dell’ iniziativa “Antenna dei diritti”, un osservatorio creato durante l’emergenza di Covid-19 per monitorare le violazioni dei diritti nei territori dove il Cospe opera, con particolare attenzione per la situazione delle popolazioni indigene.

Lo stretto legame fra ambiente e azione umana è al centro del primo intervento della studiosa Maria Victoria Molina Torres – docente all’università Complutense di Madrid e alla Università Tecnologica Indoamerica – che analizza il concetto del “BuenVivir”, centrale nella visione cosmologica andina e delle popolazioni amazzoniche. Il “BuenVivir”, idea che richiama la relazione armonica fra ambiente naturale ed esseri umani, è messo sempre più a repentaglio dall’azione indiscriminata degli uomini con conseguenze devastanti sull’ambiente, sul clima e sulla salute umana.

La situazione del Brasile e della Bolivia sono esemplificative di questa crisi. L’ecosistema brasiliano vanta sei ambienti naturali differenti (dalla foresta amazzonica alle zone desertiche) e la Bolivia quasi il 12% della biodiversità mondiale, ma entrambi i paesi sono devastati dall’agricoltura e dall’allevamento intensivo, il bracconaggio, la deforestazione (che è aumentata durante la pandemia) e la massiccia urbanizzazione. «In area amazzonica i dati della deforestazione e il conseguente cambiamento climatico sono così allarmanti da essere ormai vicini a un punto di non ritorno –  avverte Luiza Curcio Pizzutti, giurista specializzata in diritto ambientale – e a scontarne le conseguenze sono soprattutto i popoli indigeni che in questa situazione si vedono ridotte le proprie terre e sono sempre più esposti al rischio di contagio».

Per la portata globale della crisi ambientale e sociale in cui ci troviamo, la responsabilità del futuro del pianeta ci coinvolge tutti e gli sforzi verso il cambiamento devono essere congiunti.  In questo senso va l’appello dell’avvocato e docente di diritto penale economico Luis Nycola Del Carpio Iquira agli stati latinoamericani, affinché sviluppino un meccanismo giuridico comune in ambito ambientale che possa garantire una vera protezione degli ecosistemi. Anche Cospe è attivo in questo sforzo di cambiamento e, attraverso il progetto “Ayllus” in Bolivia, ha messo in campo azioni che hanno l’obiettivo di promuovere lo sviluppo socioeconomico e creare opportunità lavorative nel settore agro-forestale per i giovani e le donne delle comunità amazzoniche. Alessandro Ugolini, responsabile Cospe del progetto, sottolinea come proposte sostenibili sull’uso dei suoli e lavori che si basino su un maggiore rispetto ambientale siano il punto di partenza per un nuovo ed ecologico modello economico.

Ma è forse proprio la pandemia che può aprire uno spiraglio per nuove interpretazioni culturali e per la creazione di paradigmi economici alternativi. «Ci troviamo davanti alla crisi si un concetto capitalista/razionalista che ormai è insufficiente per capire un mondo plurale – spiega Marcelo Fernández Osco, sociologo e antropologo, specializzato in Diritto indigeno – e la pandemia ci obbliga a osservare nuovamente e a ricreare i concetti base della nostra normalità». E introduce il concetto del “pluriverso”: «Non si può avere un mondo unico e un concetto di giustizia unica, ma diversi concetti di giustizia, cultura e visione del mondo stesso quindi bisogna comprendere la diversità cultuale e di concetti di vita che soprattutto incontriamo nelle culture indigene».

In questa corsa contro il tempo per un’alternativa sostenibile, il ruolo della scienza e delle tecnologie assume un significato centrale, e può essere un antidoto per uscire dalla crisi e identificare nuove prospettive di vita all’indomani del Covid-19. Questo, se saremo capaci di orientare la conoscenza verso un futuro differente in cui la sostenibilità sia al servizio dell’armonia tra uomo ed ambiente e se tutto ciò lo faremo insieme poiché, come ribadisce il  presidente del Cospe Giorgio Menchini «oggi più che mai è importante il confronto e lo scambio al fine di affrontare le sfide e le opportunità del futuro».