Ecco perché è necessario (e giusto) incentivare le tecnologie verdi

Il supporto economico allo sviluppo dell’innovazione ambientale, indagato dai ricercatori italiani dell’Università degli Studi di Ferrara e dell’Università del Sussex

Negli ultimi decenni abbiamo già assistito a profondi cambiamenti della società moderna, e la “rivoluzione verde” in atto richiama la necessità di trasformare il sistema economico, ponendo al centro del dibattito politico l’impatto ambientale derivante dai sistemi di produzione, distribuzione e consumo. Ricerca e innovazione sono elementi fondamentali di questo nuovo paradigma, come esplicitato nell’agenda politica proposta dalla neo eletta presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Le politiche ambientali, come la carbon tax, rendono più costoso l’utilizzo delle risorse naturali nei sistemi produttivi, disincentivandone il consumo. L’obiettivo di queste misure è stimolare lo sviluppo e l’adozione di pratiche e tecnologie verdi che permettono una riduzione dell’inquinamento e, di conseguenza, dei costi derivanti da spese sanitarie, perdita di produttività, dissesto idrogeologico, migrazione, ecc. Uno strumento alternativo, spesso complementare alla tassazione ambientale, è il sussidio alla ricerca e sviluppo. In questo caso il policy maker decide di finanziare attività innovative che generano crescita economica ma che, al tempo stesso, rappresentano un investimento ad alto rischio per le aziende.

Il nostro gruppo di ricerca, composto da ricercatori dell’Università degli Studi di Ferrara e di SPRU (Science Policy Research Unit), Università del Sussex, ha analizzato quali sono le caratteristiche dell’innovazione ambientale e come questa si differenzia dagli altri campi tecnologici, utilizzando big data ottenuti dall’attività brevettuale mondiale. Inoltre sono state esplorate le motivazioni a supporto di un sistema di incentivi che favorisce lo sviluppo tecnologico verde.

Dal lavoro che verrà pubblicato in aprile su Research Policy – rivista scientifica dedicata allo studio dell’economia dell’innovazione – emerge che le tecnologie ambientali sono più complesse rispetto a quelle non ambientali, e rappresentano una discontinuità rispetto alle soluzioni tecnologiche adottate nel passato. Queste caratteristiche derivano dalla natura delle tecnologie verdi, le quali si distinguono per combinare componenti tecnologiche che fino a quel momento non erano state connesse tra di loro in prodotti o processi. Si pensi ad esempio ai veicoli a propulsione ibrida dove il motore elettrico e termico si combinano nello stesso prodotto dando vita ad una nuova tecnologia per la mobilità sostenibile; oppure alla smartgrid, dove la combinazione della rete di distribuzione elettrica con tecnologie dell’informazione e della comunicazione rende “intelligente” e sostenibile la gestione della rete stessa.

L’elevata complessità e l’esplorazione di nuove soluzioni tecnologiche si traduce, però, in ostacoli e difficoltà. Lo sviluppo di tecnologie ambientali è infatti subordinato a costi più elevati e maggiori rischi di fallimento, elementi che rendono spesso indispensabili i sussidi alla ricerca e sviluppo.

Inoltre, le tecnologie verdi portano notevoli benefici per la collettività, che motivano l’utilizzo di risorse finanziarie pubbliche destinate al loro sviluppo. Oltre alla riduzione delle emissioni e delle inefficienze nell’uso delle risorse naturali – elementi essenziali nella lotta al cambiamento climatico – le tecnologie verdi contribuiscono maggiormente, rispetto a quelle non ambientali, allo sviluppo di innovazioni future. Queste esternalità di conoscenza, anche dette knowledge spillovers, accelerano il processo di diffusione della conoscenza tecnologica e stimolano l’innovazione futura, contribuendo ad accrescere i benefici sociali.

I sussidi risultano ancora una volta essenziali per incentivare lo sviluppo tecnologico in quanto, se da un lato il maggiore impatto sull’innovazione futura rappresenta un beneficio per la collettività, dall’altro disincentiva le aziende ad investire nella creazione di conoscenza che altri, ad esempio imprese concorrenti, potrebbero sfruttare senza contribuire finanziariamente al loro sviluppo. Infine, le tecnologie ambientali risultano più pervasive: oltre ad avere un maggior impatto sull’innovazione futura, questi sviluppi riguardano una più ampia varietà di settori tecnologici e industriali – ulteriore motivazione al loro finanziamento.

In conclusione l’analisi mostra come le tecnologie ambientali non si distinguono solo per l’impatto positivo che esercitano sulla qualità ambientale. Al contrario il loro processo di sviluppo e adozione segue delle dinamiche peculiari, spesso diverse da quelle delle tecnologie non ambientali, che devono essere considerate nel design di politiche ambientali efficaci.